2016-03-09 13:37:00

Tarquinio: suore uccise in Yemen, dolore per il silenzio dei media


Sulle missionarie della carità e gli operatori sociali trucidati nello Yemen “neppure due righe!”. Dopo il Papa, è l’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, che torna sull’incomprensibile silenzio dei media nei riguardi dell'eccidio. Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di Marco Tarquinio, direttore del quotidiano “Avvenire”:

R. – So che purtroppo accade. Una delle spiegazioni che vengono date è che la non prossimità degli eventi - prossimità geografica, sentimentale - condiziona lo sguardo anche dei giornalisti; la cosa mi preoccupa molto. Continuiamo a scoprire come qualunque parte del mondo ci riguardi direttamente, oggi soprattutto attraverso i fenomeni delle migrazioni. Dovremmo continuare a renderci conto che non ci sono drammi umani che non tocchino profondamente anche la nostra vita, perché là dove cresce l’ingiustizia cresce qualcosa che incalza anche la nostra apparente pace e tranquillità.

D. - Si tratta di una situazione di eccessivo localismo dell’informazione?

R. - Ci siamo battuti anche nelle pagine di Avvenire per più di 15 anni perché l’Unione Europea avesse il coraggio della verità, di aggiungere l’aggettivo “cristiano” rispetto alle vittime di stragi compiute in diverse parti del nostro mondo, dal Vicino Oriente, all’Asia e all’Africa. Oggi ci ritroviamo con una difficoltà di leggere, da parte del sistema mediatico, i drammi che riguardano le comunità cristiane, figure di missionari; come ad esempio in Yemen, loro si definivano “operatrici sociali”, perché le suore Missionarie della Carità di Madre Teresa di Calcutta nei Paesi dove vanno in condizioni straminoritarie accettano la condizione di “social workers” pur di vivere il Vangelo e aiutare gli ultimi. Rispetto a tutto questo, una parte della stampa ha una difficoltà a leggere e ad assumere la gravità di quello che accade. Questa è la cosa più lancinante.

D. - Morire per il Vangelo, morire per gli altri non fa notizia oggi?

R. - Io credo che faccia notizia e come soprattutto sia un seme di futuro, qualcosa che scuote, inquieta, che costruisce la comunità cristiana. Certamente è un segno di scandalo per il mondo, che il mondo stesso non vuol vedere. I cristiani sanno essere catalizzatori di bene, persone che mettono insieme le energie positive nelle società dove operano, dove agiscono per portare il Vangelo. La Chiesa non è una ong, ma è l’occasione per umanizzare il mondo anche per coloro che non riconoscono in Cristo la parola di vita che noi cristiani, noi cattolici riconosciamo.








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