2016-03-10 13:30:00

Femministe francesi contro Consiglio d’Europa per l'utero in affitto


La maternità surrogata al centro di un dibattito nell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, che potrebbe portare a regolamentare l’utero in affitto, ovvero a renderlo legale a certe condizioni. A lanciare l’allarme in Francia è stato il fronte femminista che chiede l’abolizione universale della maternità surrogata, mentre in Italia la denuncia è stata rilanciata l’8 marzo in un incontro alla Camera, promosso da deputate di diversi partiti e da associazioni familiari e per la promozione della donna. Il servizio di Roberta Gisotti:

Un tema tanto scottante sottaciuto nella stampa e all’opinione pubblica. Il 15 marzo sarà discusso, a porte chiuse, nella Commissione Affari sociali del Consiglio d’Europa, a Parigi, un controverso progetto di risoluzione, dal titolo “Diritti umani e questioni etiche legate alla maternità surrogata”, che sarà poi votato nell’Assemblea di Strasburgo del 18-22 aprile. Relatrice del testo, Petra De Sutter, ginecologa belga, docente universitaria, nota nel suo Paese come prima parlamentare transessuale, di cui è stato sollevato un conflitto d’interesse in materia, quale responsabile di un Centro per la riproduzione assistita, dove - in assenza di legge nazionale - viene praticata la maternità surrogata. 

La risoluzione in esame non è pubblica, ma ciò che propone è di regolamentare la maternità surrogata, a patto che non vi sia commercio, ad evitare – si dice - lo sfruttamento di donne povere e rischi d’identità del bambino, ma non si capisce come se l’utero in affitto sarà permesso a certe condizioni. Da sottolineare che lo stesso Parlamento europeo il 18 dicembre 2015 ha chiaramente condannato la maternità surrogata, in tutte le sue forme, come pratica lesiva della dignità umana della donna, e dobbiamo aggiungere dei diritti del nascituro progettato orfano di uno o entrambi i genitori biologici. Appare chiara la strategia di far riammettere da una porta secondaria, ciò che è stato bandito dalla porta principale, con l’alibi di dover legiferare a livello internazionale per proteggere i più deboli nei quadri legislativi nazionali. Uno scivolone indietro rispetto alla consapevolezza raggiunta che la maternità surrogata non va regolamentata ma va bandita a livello universale.








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