Negli ambienti economici si discute sulle nuove straordinarie misure dalla Banca Centrale Europea, annunciate ieri dal governatore Mario Draghi con l’obiettivo di rilanciare l'economia. L'azzeramento dei tassi di interesse e l'ampliamento del Quantative Easing, cioè la creazione di moneta, si propongono di dare un forte impulso alla ripresa, incentivando investimenti, acquisto di titoli di Stato e finanziamento. Giancarlo La Vella ha raccolto il commento dell’economista Angelo Baglioni, docente all’Università Cattolica di Milano:
R. – Per le banche sicuramente c’è una misura importante, che è quella di un nuovo round di operazioni di prestiti mirati, con tassi che potrebbero diventare addirittura negativi. Molte banche si sono lamentate del fatto che i soldi che depositano presso la Bce hanno ormai una remunerazione negativa: cioè le banche pagano per tenere soldi presso la Bce. Adesso questo potrebbe essere compensato dal fatto che le banche potranno prendere a prestito soldi dalla Bce a tassi che potrebbero addirittura diventare negativi. E questo potrebbe essere, oltre che un vantaggio per le banche, anche uno stimolo poi a prestare questi soldi all’economia, alle imprese, alle famiglie. Quindi aumentare in qualche modo l’offerta di credito. Per le famiglie poi presumibilmente si assisterà a un’ulteriore discesa dei tassi sui mutui ipotecari.
D. – Ci sarà però anche un calo del rendimento del denaro depositato nelle banche?
R. – I conti correnti – insomma i depositi – ormai rendono pressoché zero, già adesso. Naturalmente ci sarà un ulteriore calo dei rendimenti di alcuni titoli, come i titoli di Stato. D’altra parte, bisogna anche tener conto che siamo in una condizione di quasi deflazione, per cui questo compensa un po’ il fatto che i tassi nominali siano ormai allo zero.
D. – Far circolare di più il denaro – questo l’obiettivo delle misure di Draghi – poi sarà effettivamente un’azione positiva per l’economia europea?
R. – La direzione è sicuramente positiva. Il problema casomai è che le banche possono avere tantissimi soldi da offrire alle imprese; però, se l’attività di investimento continua a stagnare, sono le imprese poi che non chiedono prestiti. Quindi sicuramente, anche gli altri devono fare la loro parte: le imprese dovrebbero ricominciare a investire. E poi, finché la politica fiscale rimane sostanzialmente restrittiva, questo rappresenta un ulteriore problema.
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