2016-03-12 14:39:00

Gender, il biologo: i cromosomi non sono una teoria


“Sapere per educare, relazioni, differenze, famiglia e bellezza”, è il tema della giornata di studi organizzata al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum dal Comitato articolo 26 e dall’Associazione non si tocca la famiglia. L’iniziativa, grazie al contributo di biologi, neuropsichiatri ed esperti di bioetica, ha voluto offrire formazione e sussidi scientifico-culturali per rispondere alla nuove sfide educative e alla deriva di una visione antropologica che porta ad un’identità fluida e indifferenziata. Ce ne parla Marco Guerra:

Bisogna reimparare a rendere ragione a qualcosa che prima era evidente. Perché il bambino e i ragazzi che si strutturano non sono contenitori vuoti su cui imprimere ideologie e nuove teorie antropologiche. Nella famiglia, prima cellula della società, ogni essere umano struttura la sua personalità e sperimenta la bellezza della diversità. Per fare questo non basta più opporsi alle colonizzazioni ideologiche ma formarsi ed essere preparati, come spiega padre Marcello Bravo, direttore dell’Istituto superiore di Scienze Religiose al Regina Apostolorum:

R. – E’ importante che noi sappiamo passare dalla protesta alla proposta o piuttosto arrivare ad una posizione ferma e sicura, fondata sui valori cristiani e sui valori umani – perché in fin dei conti si tratta di questo – che siamo poi in grado poi di difendere e di giustificare. Cosa si deve fare? Proprio questo convegno ci dà la risposta. Bisogna formare, bisogna educare: sapere per educare. E’ assolutamente necessario formare i formatori. Bisogna dare consapevolezza alle persone che non basta quello che si riceve, ma che devi andare a cercare informazioni. Come capita oggi in tutte le Facoltà di Scienze Religiose c’è una materia di bioetica, c’è una materia di morale della vita…

D. – Quindi è importante introdurre corsi di bioetica sia nelle università, sia per i catechisti...

R. – Certo. La bioetica ha uno spazio già consolidato, ma che bisogna aprire: non deve restare ai livelli accademici, ma deve scendere e calarsi nella popolazione. Devono diventare agenti attivi, personaggi attivi e non solo passivi, nel senso che ricevono tutto dalla scuola o da altre componenti della società.

D. – Papa Francesco ha parlato di “colonizzazione ideologica”, parlando della teoria del gender. L’allarme è altissimo anche per il Santo Padre...

R. – Ma certo! Questo comporta, per noi, opporsi a questa cultura, a questa imposizione culturale. Ma non basta opporsi, bisogna anche proporre una vera cultura fondata sulla dignità della persona. Siamo di fronte ad una mercificazione dell’uomo, ad una mercificazione della donna e ad un retrocedere dei diritti stessi che il femminismo ha legittimamente stimolato e proposto.

Il dato biologico - è stato ribadito durante l'incontro - deve essere rispettato perché le differenze tra sessi sono iscritte nei cromosomi, nella quantità di ormoni e persino nelle connessioni neurologiche. Sentiamo il biologo e docente di sciente naturali, Enzo Pennetta:

R. – Quello che va messo in luce è il fatto che non si può prescindere da certi dati naturali e ritenere che il comportamento sia totalmente “appreso”.

D. – Quindi bisogna rispettare la propria natura con un’educazione che tenga conto, appunto, anche dell’antropologia dell’essere umano...

R. – Certamente. Per l’accoglienza dell’altro, bisogna partire da un’identità e ognuno di noi ha un’identità che è data dalla cultura, ma c’è anche un dato biologico di partenza che non può essere eliminato o trascurato. Per cui sicuramente, anziché negare, annullare differenze come magari certi orientamenti vorrebbero proporre, le differenze vanno invece riconosciute e, solamente una volta fatto questo, ci si può relazionare tra individui.

D. – Questa operazione deve essere fatta di concerto tra scuola e famiglia?

R. – Sì: la famiglia non deve assolutamente abdicare al suo ruolo. E’ un concerto scuola-famiglia che magari adesso più che in passato va evidenziato.

Bisogna quindi ripartire da una nuova alleanza tra scuola e famiglia, ma è proprio tra le mura domestiche che inizia la sfida della formazione: Elvira Lozupone docente di pedagogia all’università di Tor Vergata:

R. – Bisogna, oggi come oggi, soprattutto per il fatto che ci troviamo in un mondo interculturale, cercare di comporre le differenze. E la famiglia ha proprio questo compito importantissimo: a partire dalle dinamiche tra maschile e femminile, tutto questo arricchisce la formazione del bambino, che fin dalla più tenera età impara così a dialogare, ad ascoltare, perché sa che si trova di fronte a mamma o a papà; ma trova anche un interlocutore che è diverso da lui e questo lo fa crescere come persona completa. Ci sono delle caratteristiche maschili e femminili che costituiscono anche encefali che funzionano a livello diverso. È proprio di questa differenza intrinseca che non si può assolutamente fare a meno per uno sviluppo equilibrato del bambino.








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