2016-03-14 23:50:00

Vatileaks 2. Vallejo: ho dato i documenti. Ero sotto pressione


E’ durata tre ore e mezzo la quinta udienza del processo in Vaticano nei confronti dei cinque imputati per appropriazione e divulgazione illecita di documenti riservati. Assente il giornalista Gianluigi Nuzzi, dichiarato contumace, presenti invece mons. Angel Lucio Vallejo Balda, tutt’ora in carcere in Vaticano, Francesca Immacolata Chaouqui, Nicola Maio e l’altro giornalista Emiliano Fittipaldi. Il servizio di Massimiliano Menichetti:

Un pomeriggio praticamente dedicato all’interrogatorio di mons. Angel Lucio Vallejo Balda il quale, incalzato dal promotore di Giustizia e rispondendo alle domande del suo avvocato, ha detto di non aver mai sottratto documenti pur confermando di averli passati ai giornalisti per via informatica. A Nuzzi in particolare ha girato cinque fogli con 87 password e le chiavi di accesso della casella di posta elettronica. Parlando in spagnolo con l’ausilio di un interprete, l’ex Segretario della Cosea, la Commissione di Studio e indirizzo sull’organizzazione delle Strutture Economico-Amministrative della Santa Sede, ha precisato che a volte è stato sollecitato, altre lo ha fatto spontaneamente, ma che non ha mai consegnato materiale cartaceo, ovvero i “documenti più importanti”. 

La email violata
Ha spiegato che Corrado Lanino, marito della Chaouqui, era colui che aveva realizzato il sistema informatico della Commissione e che anche prima di aver fornito le password a Nuzzi “aveva la certezza” che la sua email fosse stata violata, tanto da comunicarlo alla Gendarmeria chiedendo un controllo. In circa tre ore di domande e risposte, mons. Vallejo Balda ha parlato di mancanza di sicurezza negli uffici della Prefettura degli Affari Economici e che, per maggiore tutela, era stata chiesta al Papa una stanza a Casa Santa Marta per custodire gli atti più riservati della Cosea.

L’accesso agli archivi
Il promotore di Giustizia ha riferito di testimonianze in base alle quali l’imputato avrebbe avuto accesso all’archivio dei documenti senza voler inoltrare, nonostante tensioni e contrasti con il personale, richieste o registrazioni. Tesi bollate come “assurde” dal prelato in relazione all’incarico di responsabilità ricoperto.

La commissione ombra
L’accusa, sempre citando testimoni, ha parlato di “una specie di commissione ombra” che si era formata, in Prefettura prima e in Cosea poi, tra mons. Vallejo Balda, il suo assistente Maio e la Chaouqui. Attraverso anche la lettura di messaggi “Whatsapp”, il pubblico ministero ha sostenuto il dialogo attivo tra mons. Vallejo Balda e i due giornalisti, Nuzzi e Fittipaldi.

Il rapporto con Francesca Immacolata Chaouqui
L’imputato ha tratteggiato il suo rapporto con Francesca Immacolata Chaouqui: dapprima di fiducia, poi sempre più degradato nel sospetto. Il prelato è arrivato al punto di temere per la propria “integrità”, una volta resosi "conto del mondo che girava intorno” alla donna, “degli interessi personali” che lei aveva. O dopo le minacce del marito, che parlava di materiale acquisito in Cosea che si “sarebbe potuto usare”. "Non avevo la certezza giuridica – ha risposto i magistrati – né le prove, ma la certezza morale che Francesca avesse altri interessi, non completamente legittimi”.

Le pressioni – Nuzzi e Fittipaldi
Più volte ha sostenuto di essersi sentito sotto pressione, usato, controllato e che la Chaouqui gli avrebbe fatto credere di essere la “numero due dei Servizi segreti”. “Nel 2014 – ricorda – durante una conversazione davanti a Casa Santa Marta mi disse: 'L'unico aiuto possibile può essere la mafia'”. L’imputato ha anche evocato, come scritto nel suo memorandum, la notte di seduzione a Firenze nella sua stanza, ribadendo di aver "sofferto per quello che era accaduto”. Ha poi citato l’incontro con il Papa nel marzo 2015 in cui il Pontefice gli avrebbe rinnovato la fiducia e che, avendo condiviso questo con Francesca Chaouqui, “lei divenne ancora più aggressiva”. Sui rapporti con Nuzzi e Fittipaldi, ha spiegato che i due gli erano stati presentati dalla Chaouqui e che li ha incontrati separatamente. Non si fidava di Nuzzi, e di Fittipaldi era convinto sapesse molte cose.

Lettera Papa - Infovaticana - Contumacia - Prove
Nell’udienza di oggi il Tribunale ha anche acquisito agli atti una lettera della stessa Chaouqui al Papa, in cui chiede dispensa dal segreto pontificio, ma “non ne ha autorizzato la lettura in aula – precisa una nota della Sala Stampa Vaticana – in assenza di riscontri dal destinatario”. Acquisita invece la documentazione medica riguardante la gravidanza della Chaoqui e il rischio di complicanze dovute alla presenza in aula. Acquisita anche una denuncia-querela al giornalista spagnolo, Gabriel Ariza, del sito "Infovaticana.com" per le notizie diffuse sul caso. Il Tribunale ha anche respinto il legittimo impedimento eccepito dall'avvocato di Nuzzi, per il fatto che il giornalista domani deve essere presente ad un'udienza penale al Tribunale di Milano e per questo ha disposto l’avvio del procedimento in contumacia, ma Nuzzi potrà reinserirsi in corso di processo. Il Collegio su domanda di parte ha anche confermato che mons. Angel Lucio Vallejo Balda, ora di nuovo in carcere, poteva effettivamente inquinare le prove, sebbene la documentazione in esame sia relativa a un periodo che va dal marzo del 2013 al maggio del 2015.








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