I cristiani rappresentano una «componente originaria» dell’Iraq, come testimoniano gli antichissimi monasteri sparsi in tutto il territorio nazionale. Contro di loro si sono accaniti i gruppi jihadisti, come il cosiddetto Stato islamico, la cui crudeltà non ha però risparmiato neanche le popolazioni musulmane, come dimostrano le tante vittime anche sunnite e le moschee distrutte dai terroristi a Mosul. Così il Presidente della Repubblica, Fuad Masum, di etnia curda, ha parlato della condizione dei cristiani e di tutte le minoranze religiose presenti in Iraq, Paese minacciato da derive settarie e impegnato nel conflitto con il sedicente Is installatosi a Mosul dal giugno 2014.
Governo iracheno impegnato in difesa dei cristiani
La questione dei cristiani iracheni è stata al centro di un incontro avvenuto nei
giorni scorsi in Egitto tra Masum e il patriarca copto ortodosso Tawadros II. Come
riferito dall’agenzia Fides, il presidente iracheno ha rivendicato il ruolo attivo
svolto dalle istituzioni governative in difesa dei cristiani, negando ogni tipo di
discriminazione su base confessionale.
Il recente appello ai leader politici iracheni del patriarca Sako
All’inizio di febbraio, il patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphaël I Sako,
aveva rivolto un accorato appello alle autorità governative e ai leader politici e
religiosi per denunciare le perduranti discriminazioni giuridiche e le prepotenze
di carattere settario subite dai cristiani. “Noi — scriveva il patriarca — ci siamo
incontrati con gli ufficiali del Governo e con alcune delle autorità islamiche per
parlare di ciò che abbiamo in comune, riguardo alle nostre fedi e alla vita che condividiamo
in questa terra. Abbiamo assicurato di essere leali all’Iraq, di non cercare vendette,
di voler vivere in pace con tutti gli iracheni. Purtroppo, nessuna delle promesse
fatte dalle autorità è diventata realtà”. (L.Z.)
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