2016-03-16 15:14:00

Mozambico: migliaia in fuga dagli scontri riparano in Malawi


Sono almeno 10 mila le persone rifugiatesi nelle ultime settimane in Malawi, in fuga dagli scontri nel confinante Mozambico. Un numero in costante aumento, tanto da indurre il governo malawiano a riaprire un ex campo profughi a Kapise. Sono sei le province del Mozambico dove soprattutto si registrano scontri tra i militari del Frelimo, il partito al governo, e le forze del partito di opposizione Renamo.  In una di queste, a Tete, vive il missionario dei padri bianchi, Claudio Zuccàla. Francesca Sabatinelli lo ha raggiunto telefonicamente:

R. – Senz’altro è una situazione di grande tensione. Dire esattamente quante persone siano rimaste coinvolte, tra morti e feriti, è difficile. Di fatto c’è una “guerra a bassa tensione”, un termine un po’ forte, ma senz’altro il Paese vive un clima di grande tensione. Prova ne è che su tre importanti nodi, lungo le vie principali del Paese che collegano il centro al sud, ci sono delle scorte militari per accompagnare le vetture civili. Non abbiamo giornalisti sul posto che seguono e che monitorano la situazione, ma da una parte e dall’altra, ci sono stati episodi di violenza, il governo senz’altro ha minacciato e si è fatto prendere la mano nell’eseguire queste minacce sulla popolazione locale, che in alcune di queste province appoggia il partito all’opposizione, e poi gli uomini della Renamo hanno risposto con altrettanta barbarie. Il tutto parte dalle elezioni del 2014 che l’opposizione, il partito Renamo, si rifiuta di accettare perché sostiene siano state inficiate da gravissimi atti di scorrettezza.

D. – Il Mozambico è uscito tanti anni fa da una guerra durata oltre 15 anni, che ha visto sempre lo scontro tra Renamo e Frelimo. Negli ultimi anni, il Paese è stato preso come esempio di pacificazione e di convivenza: ma fittizia, viene da pensare…

R. – Il processo di pace è stato un po’ lacunoso su quello che è l’aspetto fondamentale dopo una guerra, che è quello di riconciliazione nazionale. Forse perché i due nemici si conoscono così a fondo, pare che non abbiano una profonda e completa fiducia l’uno dell’altro. Per cui, sì, è vero  che il Mozambico ha avuto una serie di elezioni “democratiche”, “libere” e, sì, è vero che per più di 20 anni, dal ’94, data delle prime elezioni, fino a tempi recenti il Paese ha goduto anche di un periodo se non di pace, però di assenza di guerre, di assenza di attriti in campo aperto. Certamente, però, la sfiducia e la mancanza di una vera riconciliazione sono sempre stati presenti. A più riprese l’opposizione ha attaccato il governo, dicendo che a ogni tornata elettorale c’erano delle frodi, magari in alcuni momenti dicendo la verità. Fatto sta che le ultime elezioni sono state forse la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ci sono dei risultati parziali che dovevano essere poi pubblicati e paragonati ai risultati finali, che invece fino ad oggi – è passato un anno e sei mesi – non sono mai stati mostrati.

D. – Secondo lei, che premesse sono queste? La situazione può peggiorare drammaticamente?

R. – Io le dico che mi trovo nella situazione di qualcuno che dopo tanti anni più conosce e meno capisce. Non mi azzardo a fare previsioni. Certo, il momento non è simpatico. Stavo vedendo il notiziario locale e la Renamo ha reiterato che prenderà il governo nelle sei province dove si sente di diritto di governare, dove dice di essere stata defraudata dal voto. Gli investitori non vedono di buon occhio questa situazione in un momento di crisi economica internazionale. E’ lecito preoccuparsi. C’è una cosa un po’ strana: c’è una parte della Renamo che siede in parlamento, dove è rappresentata da deputati democraticamente eletti, e c’è una parte invece che imbraccia il fucile e che si aggira per le boscaglie del Mozambico.

D. – La Chiesa, i vescovi del Mozambico, stanno facendo sentire la loro voce, hanno intenzione di prendere posizione? C’è qualche iniziativa in atto?

R. – La Chiesa è stata proposta come uno dei mediatori dal presidente della Renamo, che ha infatti richiesto formalmente, all'attuale presidente della Repubblica del Mozambico, di avere, assieme al presidente del Sudafrica, Zuma, anche la Chiesa cattolica come mediatore in questo colloquio di pace che si dovrebbe aprire. Come sempre, rimangono i fanti in prima linea: tanti nostri laici, catechisti, missionari, personale religioso che cerca di dare delle risposte ad hoc, quindi promuovendo il dialogo, cercando di fare il possibile, soprattutto per portare aiuto alle popolazioni civili che in queste situazioni sono sempre quelle che soffrono le conseguenze.








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