2016-03-17 16:15:00

PatrimonioSos, osservatorio contro la svendita di beni culturali


Ogni anno centinaia di palazzi storici, ex conventi, luoghi pubblici di interesse artistico vengono svenduti a privati. Dall’allarme di archeologi, storici, professori universitari sulla dismissione dei beni pubblici è nato l’osservatorio PatrimonioSos. Un sito che informa i cittadini sui pericoli del federalismo demaniale, rilancia iniziative e petizioni e si lega alle associazioni territoriali che si occupano di beni culturali. Veronica Di Benedetto Montaccini ha intervistato Denise La Monica, archeologa tra i fondatori di Patrimonio Sos:

R. – Il sito “PatrimonioSos” è stato fondato nel 2002, in seguito agli allarmi diffusi per la costituzione della legge “Patrimonio dello Stato s.p.a”: una società che aveva il compito di gestire e valorizzare il patrimonio immobiliare pubblico. L’ambiguità consisteva, e consiste ancora, nel concetto di valorizzazione, che può avere un aspetto di matrice culturale, ma che può far pensare anche ad una valorizzazione di natura economica e finanziaria.

D. – Quali sono i pericoli che i beni pubblici corrono oggi?

R. – I beni pubblici, in realtà, hanno sempre corso e tuttora corrono un pericolo: quello di perderli alla memoria, all’uso e alla proprietà pubbliche. Il nostro patrimonio immobiliare è costituito da beni di interesse almeno storico, spesso anche di considerevoli dimensioni, sottoposti agli usi più disparati. Penso ad esempio alla villa dell’Ambrogiana di Monte Lupo Fiorentino: una villa medicea che poi diventò carcere femminile, manicomio, e recentemente – negli ultimi decenni – è stata anche adibita ad ospedale psichiatrico giudiziario. Luoghi molto importanti artisticamente e nella nostra storia che oggi potremmo perdere, non solo per la loro vendita ma a volte perché sono stati abbandonati o perché sono stati utilizzati in maniera sbagliata. La proprietà pubblica, per decenni, ha portato al non uso dei beni, al loro abbandono, proprio perché le finanze pubbliche non avevano la capacità di garantirne la frequentabilità, la sicurezza, le condizioni di conservazione minime. Pensiamo al caso dell’isola di Poveglia, che è stata messa in vendita qualche tempo fa. Un’associazione di cittadini, chiamata “Poveglia per tutti”, ha cercato di contrastare la proposta di acquisto da parte di un privato, e in parte è riuscita nell'intento. Un esempio di quanto importanti siano questi beni, di quanto interessano alle comunità che vivono nei territori, e che però meriterebbero maggiore attenzione da parte degli enti pubblici. Addirittura si teme che poi i cittadini non possano più conoscere, frequentare o visitare questi luoghi che invece fanno parte della loro storia.

D. – Un “Sos per il Patrimonio”: la vostra attività, oltre che monitoraggio, è anche impegno civile?

R. – È impegno quotidiano, nel cercare di tenere acceso l’interesse pubblico verso il problema del patrimonio culturale. Cerchiamo semplicemente di rendere più accessibili le informazioni. E oggi, d’altra parte, dobbiamo tenere presente che anche l’uso di Facebook, dove ci sono molte pagine dedicate al patrimonio culturale di associazioni, di blogger o di intellettuali, e questo aiuta molto a tenere desta l’attenzione. L'attività del sito si mescola con il contatto con associazioni che sono molto più radicate di noi sul territorio, come Italia nostra, Legambiente, il Fai. Il nostro desiderio sarebbe quello di poter fare in modo che il patrimonio immobiliare pubblico rimanga a disposizione delle comunità dei cittadini. Potrebbero essere di utilità pubblica: le scuole, i luoghi di accoglienza anche per i migranti, gli ospedali, i musei. Gli immobili che vengono sottoposti a vendite sono quegli immobili che vengono etichettati come “non più utili a fini istituzionali”. Ecco, dovremmo invece riflettere su questo aspetto, e pensare anche ai fini della sociabilità: cioè della vita pubblica, della vita della collettività che nei territori risiede. 








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