Oltre 750mila persone hanno partecipato, il 12 marzo, alla quarta edizione della “Marcia per la vita”, svoltasi a Lima, in Perù, con l’obiettivo di tutelare la vita dal concepimento e fino alla morte naturale. Alla marcia – riferisce l’agenzia cattolica Aica – hanno preso parte sia i cattolici, insieme all’arcivescovo di Lima, il card. Juan Luis Cipriani Thorne, sia cristiani di diverse denominazioni. “È stata la maggior quantità di cittadini mai riuniti prima, nel Paese, con un’unica idea ed un’unica motivazione: difendere il nostro primo diritto, quello alla vita”, ha sottolineato il porporato.
L’aborto non è un diritto, ma un omicidio
“La giovane generazione del Perù – ha aggiunto il card. Cipriani, parlando ai partecipanti,
tra cui molte donne incinte, famiglie con bambini, anziani e persone disabili – sogna
un Paese diverso. Per questo, vogliamo un Perù nel quale ci sia la possibilità di
vita per tutti gli esseri umani, senza esclusioni e aborti, ma cercando sempre la
dignità di ogni persona”. Di qui, l’appello a tutelare la famiglia e “la donna che
abortisce”, perché colei che vive “questo dramma va perdonata – ha sottolineato il
porporato – ma non possiamo lasciare che si dica che l’aborto è un diritto, perché
non è un diritto, bensì un omicidio”.
25 marzo: Giornata del nascituro
Oltre che a Lima, la “Marcia per la vita” è stata organizzata anche in altre città,
come Arequipa, Tumbes, Piura, Tumbes, Piura, Trujillo, Cusco, Ayacucho, Tacna, Cañete,
Huánuco, Huaraz, Abancay, Huacho, Ayaviri. L’iniziativa si inserisce nell’ambito delle
celebrazioni per il “Giornata del nascituro”, che ricorre il 25 marzo e che fa riferimento
all’articolo 1 della Costituzione del Perù, in cui si afferma: “La difesa della persona
umana e del rispetto della sua dignità sono il fine supremo della società e dello
Stato”.
La normativa nazionale sull’aborto terapeutico
Da ricordare che in Perù, in base all’articolo 119 del Codice penale, è legale l’aborto
terapeutico, ammesso in caso di pericolo di vita per la madre a causa di patologie
o malattie gravi (gravidanza ectopica, cancro maligno o cardiopatie). In tal caso,
l’interruzione terapeutica della gravidanza è permessa fino a 22 settimane di gestazione,
ma solo con l’autorizzazione della gestante o del suo rappresentante legale.
Respinto disegno di legge su depenalizzazione aborto dopo stupro
A novembre 2015, invece, il Comitato Costituzionale del Congresso del Perù ha respinto
definitivamente un disegno di legge che mirava a depenalizzare l'aborto in conseguenza
ad uno stupro. Entrambe le normative, naturalmente, sono state contrastate dalla Conferenza
episcopale che, in più occasioni, non ha mancato di manifestare il suo dissenso. (I.P.)
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