2016-03-18 19:05:00

Raggiunta l’intesa Ue-Turchia sui migranti. Rimpatri dal 20 marzo


Trovato l’accordo tra l’Unione europea ed Ankara per bloccare il flusso di migranti e rifugiati verso l’Europa. Da domenica 20 marzo cominceranno i rimpatri, i cui costi saranno interamente sostenuti dall’Ue. Sul tavolo però c’è anche l’ingresso della Turchia in Europa. Cecilia Seppia

Dopo una giornata di incontri, round negoziali e vertici bilaterali l’Europa ha trovato la quadra con Ankara sul dossier immigrazione. La notizia rimbalzata prima su Twitter ha avuto la conferma ufficiale dal presidente del Consiglio europeo Tusk che ha parlato di accordo unanime, mentre per il premier turco Davutoglu quella di oggi è stata una giornata storica su molti fronti. Di fatto da domenica 20 marzo inizierà il rimpatrio di tutti i migranti irregolari arrivati in Grecia, dalla Turchia, ma anche il reinsediamento di 72 mila siriani tra gli stati volontari. In base agli accordi verrà anche intensificato il processo di adesione della Turchia all’Ue, con l’apertura di un nuovo capitolo negoziale entro il 30 giugno, ma ad Ankara si chiede il rispetto dei diritti umani e la svolta democratica. Altro punto, una lista di progetti da finanziare attraverso il fondo da 3 miliardi garantito dall’Europa, più altri 3 entro il 2018.  Nell’intesa si parla di misura temporanea e straordinaria, necessaria per mettere fine alla sofferenza umana e restaurare l'ordine pubblico Non si tratterà di respingimenti di massa, piuttosto individuali nel rispetto degli standard internazionali assicurano i 28 ma molte Ong non sono d’accordo.

Elisa Bacciotti  è la direttrice campagne di Oxfam Italia. Francesca Sabatinelli l'ha intervistata

R. – Ci sono molti timori, da parte nostra. L’impressione è che i migranti di questo accordo Ue-Turchia siano diventati una merce di scambio, affinché vengano negoziati più soldi, condizioni favorevoli per l’ingresso in Europa per la Turchia, ma soprattutto che i diritti umani delle persone che stanno fuggendo da guerre e da situazioni di abusi non siano assolutamente tenuti in considerazione. Le bozze dell’accordo che abbiamo visto – e che non sappiamo naturalmente se siano queste la versione finale – parlano esplicitamente di rimandare i migranti arrivati in acque territoriali tra Grecia e Turchia, in Turchia, ma senza garanzie, perché questo non è un Paese che rispetta gli standard sui diritti umani a livello dei Paesi dell’Unione Europea. Le bozze che abbiamo visto espongono i migranti a processi di valutazione del loro diritto di richiesta d’asilo, quando sappiamo che ogni persona, ogni migrante, ha il diritto inalienabile di chiedere asilo e di veder valutata la propria posizione dopo un’accurata indagine. Questo sembra non essere più garantito in base alla bozza d’accordo. Addirittura, c’è una clausola che parla di scambio tra siriani che vengono rimandati in Turchia perché entrati illegalmente in Europa e di “resettlement” dei siriani, oggi, nei campi profughi turchi. Chiaramente, il reinsediamento dei profughi dalla Turchia all’Europa è una misura importante, ma non può essere attuata attraverso questa politica di scambio di persone!

D. – Quello che voi prefigurate – non da oggi, ma ormai da diverso tempo – è una palese violazione del diritto internazionale, purtroppo però adottata dalla stessa Unione Europea …

R. – Questo è un passo importante e questo accordo, così come è oggi, per quanto ne sappiamo, rischia di stabilire un precedente molto pericoloso. Cameron (premier britannico - ndr) parlava della necessità di tornare a puntare gli occhi anche sulla Libia, perché quello è un Paese dal quale arrivano e arriveranno molti migranti. Renzi (premier italiano - ndr) ha detto: un accordo come quello che stiamo negoziando con Ankara può servire da precedente anche per accordi con altri Paesi... Ecco, questo è particolarmente importante: cioè, non si tratta di una partita che oggi coinvolge Europa e Turchia, ma si tratta di una partita che può condizionare le politiche future dell’Unione Europea sulla questione della migrazione.

D. – E’ sembrato quasi possibile il rischio che ci fossero addirittura dei respingimenti di massa. Quello che si dice è che l’introduzione della parola “individuale”, in relazione alla gestione dei rimpatri, farebbe cadere questo pericolo…

R. – Bisogna vedere. Il diavolo è sempre nei dettagli, no? Chiaramente, se una persona – come dicevo prima – accolta in Grecia viene però intervistata sulla base di un colloquio di 10 minuti, per il quale può essere deciso il suo destino, e cioè se avrà accesso all’asilo o meno, e se questa procedura viene estesa a un gruppo di persone, è vero, sì, che l’intervista è stata individuale, ma quanta analisi c’è stata e quanta valutazione c’è stata sulla condizione individuale della persona? Quindi, dipenderà molto da come verranno messi in atto questi accordi. Il pericolo che vediamo è quello, sì, anche di respingimenti che possono diventare collettivi, perché non attuati in osservanza dei bisogni delle singole persone, delle singole famiglie.

D. – Voi avete anche emesso in evidenza come la politica che l’Unione Europea sta conducendo con Ankara possa portare ad un peggioramento dello sfruttamento da parte dei trafficanti…

R. – Certamente. Le persone che si stanno muovendo verso l’Europa cercheranno di far di tutto per arrivarci, abbiamo visto nei giorni scorsi la situazione a Idomeni e le persone che sono perfino morte per attraversare il fiume di confine tra Grecia e Macedonia. In Grecia sono bloccate 45 mila persone, ma altre migliaia di persone sono bloccate al confine tra Serbia e Macedonia, in campi che sono terra di nessuno. E’ chiaro che queste persone non possono restare in queste condizioni disumane e che faranno di tutto per continuare il loro viaggio. Allora, un accordo di questo tipo rischia di dare ancora più campo, di dare ancora più benzina ai contrabbandieri e ai trafficanti di persone, con tutto quello che ne consegue. E, chiaramente, anche rischia di aprire nuove rotte, considerando che la nuova rotta che passa dalla Grecia all’Albania e poi all’Italia, per alcuni, è già una realtà.








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