2016-03-20 12:00:00

P. Ronchi: la Croce di Cristo non si capisce ma si ama


L'itinerario degli esercizi spirituali della Quaresima, vissuti recentemente da Papa Francesco e dai suoi collaboratori della Curia Romana ad Ariccia, sono stati il preludio al "tempo forte" della Settimana Santa. Al microfono di Fabio Colagrande, l'autore delle meditazioni, padre Ermes Ronchi, religioso dell’Ordine dei Servi di Maria, riflette sui frutti di questa esperienza di preghiera e sul cammino di fede verso la Pasqua:

R. – La cosa più bella che mi è rimasta di questa esperienza è la vicinanza, la prossimità con Papa Francesco. Ho potuto vedere da vicino che è un uomo di pace, che emana pace, contagia di pace, mette serenità, ha uno sguardo autentico per ciascuno, è tutto presente in ciò che fa, completamente presente nell’incontro con il singolo, nella preghiera… È tutto e completamente presente, come sono le persone innamorate: cioè che hanno cuore e anima, gesti, corpo, tutto presente in quel momento. Io ho notato questa sua commozione con emozione. Ecco, credo che l’esperienza più bella è stata incontrare una persona così risolta, così realizzata, così compiuta, che ti fa bene starle vicino.

D. – In che clima e con che partecipazione si sono svolte queste giornate?

R. – C’erano una settantina di collaboratori del Papa, tra cardinali, vescovi e incaricati. Però il clima era molto silenzioso, molto assorto, meditativo... C’era silenzio ai pasti - io proponevo delle letture - c’era silenzio per tutta la giornata. E poi erano giorni ritmati dalla preghiera. Ho chiesto di poter distribuire la preghiera non accorpando, non accumulando, ma distribuendo nella giornata, perché fosse la scansione determinante dei giorni.

D. – Nelle sue meditazioni è sembrato che lei invitasse spesso a rapportarsi corpo a corpo, cuore a cuore, con Dio, proponendo una fede da vivere in modo incarnato. È corretta questa interpretazione?

R. – Sì, sì è corretta, perché io credo che sia la speranza, sia la carità non siano teorie, ma espressioni esistenziali, e addirittura passionali. La fede deve essere passione per l’esistenza. La speranza è passione per il sorriso possibile, per il futuro possibile… E la carità cos’è se non passione? Quindi, la fede è questa forma appassionata di vivere, e noi abbiamo un Dio appassionato dell’umanità, al punto da accogliere la Croce e da darcela come segno della Sua Passione, nel doppio significato di patimento e di appassionarsi. Siamo nei giorni di Pasqua, i giorni dalla Passione, e credo che il duplice significato di questa parola ci possa davvero illuminare il cammino.

D. – Padre Ermes Ronchi, proprio domenica 13 marzo ricorreva il terzo anniversario dell’inizio del Pontificato di Papa Francesco. Secondo lei, qual è la riforma più importante che questo Papa sta portando avanti?

R. – La sua riforma più importante credo sia proprio quella del Papato. Noi abbiamo oggi come Papa una persona che ha portato la primavera nella Chiesa, la primavera nei rapporti. Ha portato uno svecchiamento in tutto l’apparato, le apparenze. Io credo che la cosa più bella sia davvero questo Papa Francesco, che ha una tenerezza, una verità, una capacità di mettere ciascuno a proprio agio, ma di metterlo allo stesso tempo davanti alle sue scelte di fondo – e con tenerezza, con la combattiva tenerezza del Vangelo. E poi ci saranno molte altre cose che vedremo come andranno avanti per quanto riguarda la riforma. Ma per me è la riforma del Papato: proprio della vitalità, della freschezza, della primavera che lui ha portato.

D. – Infine, padre Ronchi, posso chiederle per i nostri ascoltatori in vista della Settimana Santa, della Santa Pasqua, di scegliere un pensiero, una parola, dalle Meditazioni che ha rivolto al Papa e alla Curia?

R. – Per la Pasqua, quello che mi sento di dire è che la Croce non ci è stata data perché la capissimo – non riusciamo a capirla – ma perché ci aggrappiamo ad essa. C’è nel mondo un’energia di Risurrezione, una potenza di Risurrezione, che si dirama per tutte le fibre dell’universo, e che non riposerà, fino a che non avrà raggiunto e fatto fiorire l’ultimo ramo della Creazione, fino a che non avrà rovesciato l’ultima pietra dell’anima. Aggrapparci alla forza della Resurrezione, che circola, lavora, palpita, fiorisce… Questa è la nostra speranza grande: la Resurrezione di Cristo farà fiorire il mondo.








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