2016-03-21 14:30:00

Vescovi Colombia: formulare correttamente l'accordo di pace


"Ciò che conta non è la data in cui viene firmato l'accordo, ma che esso sia correttamente formulato”: così si esprime mons. Luis Augusto Castro Quiroga, arcivescovo di Tunja e presidente della Conferenza episcopale colombiana (Cec), riguardo il rinvio della firma dell’accordo di pace tra il governo e le Farc (Forze armate rivoluzionarie) prevista per il 23 marzo. “Bisogna evitare clausole che possono creare problemi” ha sottolineato il presule, citato dall’agenzia Fides, ribadendo che “è  molto importante analizzare bene il tutto per evitare di danneggiare l'intero processo” di pace.

La Chiesa continua a sostenere il processo di pace
Al contempo, mons. Castro Quiroga ribadisce che “la Chiesa cattolica continuerà a sostenere il processo di pace in modo incondizionato”. Infatti, già il mese scorso, al termine dell’Assemblea plenaria i vescovi colombiani avevano ribadito il loro impegno a “lavorare per la pace, che è un dono di Dio”.

I punti principali dell’accordo di pace
Da ricordare che nei mesi scorsi è stato raggiunto uno storico accordo tra il governo del Presidente Juan Manuel Santos e la guerriglia delle Farc. Secondo quanto annunciato, il prossimo 23 marzo le parti in causa avrebbero dovuto firmare la fine del conflitto armato interno iniziato nel 1964 e costato la vita ad almeno 220 mila persone. La firma della pace sarebbe possibile grazie all’accordo raggiunto su due punti determinanti: la forma di giustizia da applicare ai crimini di guerra, e la trasformazione delle Farc in un movimento politico. In materia di giustizia, in particolare, si procederà ad un’amnistia per i delitti politici. I crimini di guerra che contemplino delitti di lesa umanità, invece, saranno di competenza di un tribunale speciale, composto da magistrati sia nazionali che internazionali. (I.P.)








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