2016-03-22 09:49:00

Bruxelles. Papa: no a violenza cieca, prego per le vittime


Una serie di attentati terroristici ha insanguinato Bruxelles, questa mattina. In un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, Papa Francesco ne condanna una "violenza cieca" e chiede a "Dio il dono della pace". Nelle parole del Pontefice anche la vicinanza ai feriti e ai loro familiari e a tutti quelli che prendono parte ai soccorsi. Bruxelles intanto è sconvolta: almeno 34 i morti e oltre 100 i feriti negli attacchi all’aeroporto e alla metro. “Serve calma e unità”, dice il premier belga. “E' un momento triste per tutta l’Ue”, commenta l’Alto rappresentante per la Politica estera europea, Federica Mogherini. La cronaca nel servizio di Gabriella Ceraso:

Una mattinata di terrore a Bruxelles che riporta con la memoria agli attacchi molteplici e simultanei a Parigi nel novembre scorso, e nel 2008 a Mumbay. L’intelligence belga ieri aveva saputo di un pericolo imminente ma non dove si sarebbe materializzato. E stamattina l’incubo è diventato realtà e non si è ancora concluso visto che cinque uomini sono ricercati. Tutto è iniziato intorno alle 8 con almeno un kamikaze, entrato in azione all'aeroporto internazionale "Zaventen" alle partenze del "Terminal A", vicino al banco dell'American e Bruxelles Airlines, con due esplosioni udite dopo alcune grida in arabo. Poco dopo, alle 9.20, almeno quattro esplosioni hanno preso di mira le stazioni della metropolitana: interessate, Maalbeek e Schuman ma pare anche Arts Loi, a due passi dal cuore istituzionale dell’Unione Europea. Ma il commando entrato in azione qui è ancora in libertà, per questo le autorità chiedono di restare in casa.

Caos, esercito nelle strade
Il panico è generale, l’esercito è in strada: c’è il blocco totale dei trasporti da e verso Bruxelles. Chiuse scuole, musei e il palazzo reale. In allerta anche tutta l’Europa. Convocati consigli di sicurezza in Francia, Gran Bretagna e Italia. A una minaccia globale, a una guerra lunga al terrorismo, serve una risposta globale, leggi efficaci e rispettose delle libertà, ha detto il presidente francese, Hollande, ma anche un piano europeo antiterrorismo e controlli coordinati in ambito Schengen. Parigi chiude la metro e schiera altri 1.600 agenti tra infrastrutture e frontiere anche Olanda e Svezia elevano il livello di allerta. E con la rivendicazione dell’Is arrivano le voci dall’area: Egitto, Iran e ancora prima Mosca condannano l’accaduto e invocano la cooperazione internazionale contro il terrorismo.

Una tattica che crea scompiglio quella messa in atto dai terroristi oggi a Bruxelles, che trasforma la città in un campo di battaglia e fa pensare a un’Europa smarrita di fronte ad una simile potenza di fuoco.Si tratta di una minaccia globale? E quali saranno le conseguenze? Gabriella Ceraso ne ha parlato con Stefano Silvestri, consigliere scientifico dell’Istituto Affari internazionali:

R. – Certamente è una minaccia grave, è una minaccia terroristica. Non ha nulla di comparabile però con minacce di guerra o similari. Detto questo è chiaro che le cellule presenti in Belgio erano più strutturate, più reattive, più capaci di quanto evidentemente la polizia, i servizi fossero riusciti a capire. C’è qui duqnue un allarme importante nei confronti dei servizi di investigazione e di “intelligence”.

D. – E’ una mancanza di Bruxelles o in generale è proprio difficile riuscire a prevedere e a intervenire?

R. – E’ onestamente difficile, qualche errore sarà stato fatto ed è sempre possibile. E non è poi così facile controllare il territorio. Il Belgio ha pure debolezze strutturali, dovute alle sue divisioni linguistiche … Diciamo che in questi casi sarebbe molto utile la conoscenza di questi errori per gli altri: e invece la gente tende a nascondere gli errori. Sarebbe necessaria inoltre una molto maggiore cooperazione e integrazione dei servizi di polizia in Europa,perché i terroristi si muovono abbastanza liberamente da un Paese all’altro, Schengen o non Schengen, mentre invece le polizie hanno più difficoltà.

D. – Secondo lei c’è qualche relazione tra questi fatti di oggi e l’arresto di Salah?

R. – Questo è possibilissimo. Se i terroristi temevano che lui parlando rivelasse cose che avrebbero potuto bloccarli, potrebbero avere accelerato l’attuazione di questi attentati. Però gli attentati erano evidentemente già in preparazione da tempo.

D. – Il prezzo che pagheremo tutti è una minore libertà di circolazione, in cambio di una maggiore sicurezza?

R. – Si: pagheremo tutti nel senso che avremo controlli sempre più pesanti che metteranno a rischio la nostra privacy. Però, nello stesso tempo, qui il problema è avere interventi più mirati.

D. – Ancora una volta, tutto accade a Bruxelles: lei crede che dietro ci sia un messaggio diretto a quello che l’Europa sta facendo sul fronte africano o mediorientale ?

R. – Mah … Bruxelles è abbastanza indicativa: calcoliamo che c’è la propaganda dell’Isis secondo cui aumentano pesantemente gli attacchi all’Europa e quindi anche a Bruxelles, Unione Europea eccetera; quindi, è abbastanza indicativo, sì, anche di una scelta politica. A questo dobbiamo aggiungere, evidentemente, che c’era una disponibilità di manodopera e che c’erano quindi i terroristi sul posto disponibili e organizzati.








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