Papa Francesco celebrerà la Messa in Coena Domini del prossimo Giovedì Santo nel centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo di Castelnuovo di Porto, dove laverà i piedi a dodici profughi. Ad annunciarlo è stato l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Inginocchiato a lavare e ad asciugare piedi di persone alle quali in tanti neanche si accosterebbero, mentre la civile e democratica Europa si barrica dietro un anacronistico filo spinato. O tutt’al più stanzia soldi “per mettere a riposo la coscienza”. Ma sempre con una precisa geometria: noi di qua e gli immigrati dall’altra parte.
Il pressapochismo dei ricchi
Mons. Rino Fisichella fotografa con realismo il quadro
internazionale delle migrazioni e lo pone a confronto con le scelte perseguite da
mesi da Papa Francesco. Mentre, scrive in un articolo sull’Osservatore Romano, “i
Paesi ricchi dell’Occidente permangono nel loro pressapochismo, indifferenti” a un
“dramma che sconvolge per la durata e per il numero delle persone coinvolte, il Papa
non passa mese – ricorda – che non si mobiliti di persona per dimostrare il valore
dell’accoglienza, qualsiasi sia la povertà sociale che lo richieda.
Ai piedi di 12 profughi
Da quell’Angelus del 6 settembre, in cui sollecitò
parrocchie e strutture ecclesiali ad aprire le proprie porte per ospitare una famiglia
di profughi, da dicembre a febbraio Francesco ha abbracciato senzatetto, anziani e
malati in stato vegetativo, giovani tossicodipendenti per arrivare, ora che la Pasqua
è alle porte, a ripetere quel gesto caro al suo cuore – la lavanda dei piedi del Giovedì
Santo – proprio a persone regolarmente marchiate dallo stigma dello scarto. Il gesto
che compirà con 12 profughi ospiti della struttura a Castelnuovo di Porto – scrive
mons. Fisichella – “sarà un segno semplice ma eloquente”, un “segno di servizio e
attenzione alla loro condizione”. Un gesto che il massimo responsabile dell’organizzazione
del Giubileo inquadra nell’ottica della misericordia. Essa, afferma, “per essere un’esperienza
completa ha bisogno di convertire il cuore. Mentre si riceve misericordia si diventa
strumenti per esprimere misericordia” e dunque accogliere i profughi “diventa per
i cristiani un’espressione tangibile per vivere il Giubileo”.
Il rispetto, strada maestra della pace
Con il suo “abbassarsi per lavare i piedi dei profughi”
il Papa “vuole dirci – insiste mons. Fisichella – che è necessaria la debita attenzione
verso i più deboli di questo momento storico; che siamo chiamati tutti a restituire
loro dignità senza ricorrere a sotterfugi. Ci spinge a guardare verso Pasqua con gli
occhi di chi fa della sua fede una vita vissuta a servizio di quanti portano impresso
nel proprio volto i segni della sofferenza e della violenza”. E considerando che “molti
di questi giovani non sono cattolici” ecco che il “segno di Papa Francesco” arriva
a indicare “la via del rispetto come strada maestra per la pace”.
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