2016-03-23 14:00:00

Centrafrica: clima di speranza. Ora combattere la povertà


“Da quasi quattro mesi a Bangui – a parte qualche episodio isolato e senza particolari conseguenze – non si spara più” scrive all’agenzia Fides padre Federico Trinchero, , missionario carmelitano scalzo che opera nel convento Notre Dame du Mont Carmel di Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, dove, a seguito della guerra civile scoppiata nel 2012, sono accolti 5.031 sfollati. Il Paese sta vivendo una stagione di speranza con l’elezione del nuovo Presidente, Faustin-Archange Touadéra.

Le elezioni passo importante verso la normalizzazione del Paese
“La campagna elettorale e le elezioni (presidenziali e legislative con primo e secondo turno) si sono svolte senza grossi problemi o particolari incidenti. Forse non sono state elezioni perfette, bisogna però considerare e apprezzare che sono state un passo importante e non scontato verso la normalizzazione del Paese” dice padre Federico.

La visita del Papa ha contribuito alla svolta pacifica ma le sfide continuano
“Non c’è dubbio che la visita di Papa Francesco a Bangui – il 29 e 30 novembre 2015 – abbia notevolmente contribuito a questo cambio di rotta. Forse non è azzardato affermare che la visita del Papa – incerta fino all’ultimo – sia stata addirittura determinante” sottolinea il missionario. “Ma non ci facciamo illusioni” aggiunge. “Se la guerra è probabilmente finita, c’è però una battaglia importante da combattere contro la povertà e il sottosviluppo".

Le minacce dei ribelli dell'Lra e di Boko Haram
"Ci sono poi ancora alcune zone del Paese  - continua padre Trinchero - dove l’autorità dello Stato e le forze di pace faticano ad imporsi. Inoltre le minacce dei ribelli ugandesi dell’Lra, già attivi nella parte orientale del Paese, come quelle di Boko Haram, attivi nel nord del Camerun, confinante con la parte nord-occidentale del Centrafrica, non sono da sottovalutare. C’è poi da vincere l’importante battaglia della riconciliazione tra cristiani e musulmani”.

I centrafricani dovrebbero amare di più il loro Paese
​“Ora non c’è che da mettersi al lavoro. Tutti, a cominciare soprattutto dai centrafricani, che forse dovrebbero amare di più il loro Paese, essere più esigenti nei confronti di chi li governa, smetterla di accusare gli altri, avere qualche ambizione e osare anche qualche sogno per un Centrafrica diverso” conclude il missionario. (L.M.)








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