2016-03-25 13:11:00

40 anni al serbo Karadzic per genocidio e crimini di guerra


L’ex leader serbo, Radovan Karadzic, dopo 12 anni di latitanza e un processo durato 6 anni, è stato riconosciuto colpevole dal Tribunale Internazionale dell’Aja dei reati di genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità e altri 10 capi d’accusa legati a quanto accaduto nel massacro di migliaia di musulmani bosniaci a Srebrenica, avvenuto l’11 luglio 1995  durante la sanguinosa guerra nella ex Jugoslavia. L’alta Corte lo ha condannato a 40 anni di carcere. Sul significato della sentenza e sulle sue ricadute in ambito europeo, Giancarlo La Vella ha intervistato Mauro Ungaro, esperto di Europa orientale e direttore della “Voce Isontina”:

R. – È una condanna senz’altro severa, anche se non accoglie pienamente quelle che erano state le richieste del Pubblico Ministero, e anche le molte aspettative – era stato prospettato l’ergastolo – ma si tratta senz’altro di una condanna significativa. Può sicuramente favorire non la chiusura di un capitolo buio, ma piuttosto può mettere un punto fermo sulla guerra nella ex Jugoslavia, riconoscendo che ci sono stati genocidi e pulizia etnica. E, soprattutto, si riconosce che non c’è impunità, che prima o poi chi commette questi crimini viene perseguito e colpito dalla giustizia internazionale.

D. – La Serbia di oggi è consapevole di quelle che sono le responsabilità del suo ex leader?

R. – Io credo di sì. Tranne certi settori estremisti, che guardano ancora con una certa nostalgia al passato, la maggioranza della popolazione vuole andare oltre, guardare insieme verso la costruzione di un futuro di pace, che per l’Europea deve avere uno dei propri centri proprio in quest’area balcanica, che ha vissuto così tragicamente l’ultimo secolo.

D. – Anche in chiave europea, questa sentenza ha una sua importanza?

R. – Sì, io credo che in chiave europea vadano sottolineati soprattutto due elementi. Il primo è il fatto che quest’area balcanica può essere un punto centrale per un futuro di pace per l’intero continente europeo, anche guardando all’area orientale dell’Europa, alla Russia e, per quanto riguarda noi cattolici, a tutto il mondo ortodosso. Quindi veramente quest’area può essere un centro di incontro tra la religione musulmana, i cattolici e i cristiani ortodossi. Però c’è un altro secondo punto, che secondo me è importante sottolineare, ricordando le parole che il Papa Santo, Giovanni Paolo II, pronunciò a Castel Gandolfo nel 1994, in quell’omelia che non aveva potuto dire dinanzi alla popolazione di Sarajevo. Il Pontefice disse che la pace è giusta, se viene riconosciuta la priorità dei valori morali sulle pretese della razza o della forza. Furono delle parole veramente profetiche e assai importanti per il nostro continente, soprattutto in questo momento con i tragici fatti che abbiamo vissuto nei giorni scorsi.








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