2016-03-31 11:29:00

Convegno della Penitenzieria Apostolica sulla Misericordiae Vultus


In occasione dell’Anno Santo della Misericordia, la Penitenzieria Apostolica ha organizzato un convegno dedicato alla Bolla Misericordiae Vultus, che si tiene oggi e domani a Roma, presso il Palazzo della Cancelleria. Al microfono di Fabio Colagrande, mons. Krzysztof  Nykiel, reggente della Penitenzieria, ne illustra struttura e contenuti:

R. - Il Convegno si rivolge soprattutto ai sacerdoti, religiosi e le religiose, agli alunni delle facoltà teologiche, agli operatori pastorali e i laici impegnati nelle comunità parrocchiali. I diversi e autorevoli relatori, che si avvicendano durante questi due giorni, sviluppano un tema il cui titolo coincide con una frase tratta dalla Bolla. Saranno così approfonditi e ben illustrati i principali contenuti teologici, spirituali e pastorali della Misericordiae Vultus. Il cardinale penitenziere, Mauro Piacenza, ha tenuto oggi una prolusione dal titolo: “L’architrave che sorregge la vita della Chiesa è la misericordia”, nella quale ha messo in evidenza come la misericordia sia “un fiume che da sempre ed incessantemente vivifica l’intero campo della Chiesa e, attraverso di essa, del mondo”.

D. - Qual è, secondo lei, il messaggio principale della Misericordiae Vultus?

R. - Credo che il messaggio principale sia che la misericordia è il cuore del Vangelo. Il tema della misericordia è il motivo cardine del magistero di Papa Francesco che non si stanca di ripetere al mondo che Dio è un Padre ricco di misericordia il quale è felice quando perdona ogni suo figlio che ritorna a lui con cuore contrito e umiliato. Già nell’omelia pronunciata il 7 aprile 2013, in occasione del suo insediamento come vescovo sulla Cattedra Romana, Papa Francesco sottolineò quant’è bella, per la nostra vita, “questa realtà della fede: la misericordia di Dio”. “Quello di Dio verso di noi - ricordò Francesco - è un amore così grande, così profondo, che non viene mai meno e sempre afferra la nostra mano e ci sorregge, ci rialza, ci guida”. La Divina Misericordia è perciò il fondamento di tutta l’azione pastorale di Papa Francesco che si esprime poi concretamente nei suoi innumerevoli gesti di attenzione e paterno affetto nei confronti degli ultimi, dei poveri, dei sofferenti e degli emarginati che vivono nelle tante periferie esistenziali del mondo intero.

D. - Che rapporto c’è tra la Chiesa e l’annuncio della misericordia?

R. - Gli assunti ormai universalmente noti di Papa Francesco, cioè di considerare la comunità come “Chiesa in uscita” e, come affermò in una nota intervista, “ospedale da campo” trovano la loro origine, il loro fondamento, proprio nell’intima relazione della Chiesa con Gesù Cristo: un’intimità itinerante che si configura come “comunione missionaria”. Secondo questo modello, che è proprio del Maestro, la Chiesa è invitata a uscire anche dai propri luoghi tradizionali per annunciare e manifestare il vangelo della misericordia a tutti e in tutti i luoghi, là dove l’uomo abita la sua quotidianità. La Chiesa può annunciare la misericordia del Padre, in Cristo nello Spirito, e prendere l’iniziativa per coinvolgersi e accompagnare le vicende umane, non perché confida autonomamente in una forza che le è propria, ma perché tale forza le viene dal suo Sposo. La santità di Gesù dona slancio missionario alla Chiesa e le permette di raggiungere anche l’ultimo peccatore nel posto più sperduto del mondo. E ciò è possibile perché la medesima santità, mentre spinge la Chiesa ad andare incontro ai lontani così come ai “vicini”, l’ha già preceduta nell’amore: Cristo Gesù è già presente e operante nel cuore e nel luogo in cui la Chiesa si sta recando per annunciare il dono della misericordia.

D. - Uno dei punti decisivi della Misericordiae Vultus sembra essere il n. 17, dedicato alla centralità del Sacramento della Riconciliazione per la vita della Chiesa. Qual è l’importanza di questo passaggio della Bolla?

R. - A mio parere al numero 17 della Bolla, vi è come una positiva tensione tra l’essenza e i frutti del Sacramento della Riconciliazione e il ministro di tale Sacramento. L’esortazione del Santo Padre non lascia dubbi: i confessori devono essere sempre più un vero segno della misericordia del Padre. Proprio in questo contesto riprende il famoso assunto dell’Apologeticum di Tertulliano e lo applica ai confessori: non ci si improvvisa confessori ma lo si diventa! Con ciò il Papa intende evidenziare come un buon confessore possa veramente rivelarsi tale, se egli per primo ha fatto nella propria vita, e continuamente fa, esperienza di perdono e di misericordia attraverso la Riconciliazione. Il Papa invita i confessori a non sentirsi padroni del Sacramento del perdono ma ad accogliere i fedeli come il padre nella parabola del figlio prodigo. Un padre che attende, va incontro, stringe, perdona, dimentica e ristabilisce; un padre che sa intercettare, dal cuore dell’altro, l’invocazione di aiuto e di perdono. A tal proposito è utile ricordate che nel discorso rivolto il 4 marzo scorso ai partecipanti al Corso sul Foro interno, promosso annualmente dalla Penitenzieria Apostolica, Papa Francesco ha invitato a “rimettere al centro – e non solo in questo Anno giubilare – il Sacramento della Riconciliazione”. Il Papa l’ha definito “vero spazio dello Spirito” nel quale tutti, confessori e penitenti, “possono fare esperienza dell’unico amore definitivo e fedele, quello di Dio per ciascuno dei suoi figli, un amore che non delude mai”.








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