2016-03-31 18:09:00

Cosa resta di Ratisbona?


Un testo per rilanciare il dialogo

Parlarne e discuterne senza averlo letto. Può capitare con un libro, un articolo scientifico o un discorso papale. A dieci anni di distanza, capita ancora, con uno dei discorsi più importanti scritti  recentemente da un Pontefice, quello pronunciato da Benedetto XVI il 12 settembre del 2006 all’Università di Ratisbona. Un testo citato, anche ultimamente, in occasione degli attentati terroristici di matrice islamista, spesso oscurandone però l’obiettivo originario: una riabilitazione di fede e ragione per rilanciare, e non negare, la necessità del dialogo interreligioso e interculturale, in particolare con l’islam.

Un testo che pone domande

A raccogliere una serie di prestigiosi commenti sul discorso di Ratisbona, dieci anni dopo il suo pronunciamento, è il sito del ‘Cortile dei Gentili’, la struttura vaticana dedicata al dialogo con i non credenti, nata nel 2011 in seno al Pontificio Consiglio della Cultura. “Con quel discorso - spiega Gabriele Palasciano, studente di teologia e filosofia delle religioni a Vienna e Strasburgo e coordinatore del progetto, - Benedetto XVI ha orientato di nuovo il dialogo interreligioso in una direzione più efficace, mostrando come il dialogo autentico passi attraverso un cammino fatto insieme che pone però delle domande. In quel testo Benedetto ha posto delle domande all’islam, ma anche al cristianesimo. I fraintendimenti nascono dal fatto che molti ne parlano senza averlo letto e allo stesso tempo ingigantiscono il passaggio in cui si sottolinea l’impossibile convivenza di fede e violenza, trascurandone però il significato positivo principale”.

Nessuna apologia di Ratisbona

“Nello spirito del Cortile, con questo progetto, non abbiamo voluto fare l’apologia di Ratisbona – spiega ancora Palasciano – ma dare la parola, in amicizia, a persone che, pur avendo idee diverse, condividono un cammino verso la verità. Una discussione allargata a livello internazionale anche a pensatori protestanti e non credenti, nella convinzione che le parole pronunciate nel 2006 da Benedetto XVI a Ratisbona, anche se suscettibili di diverse interpretazioni, hanno il loro nocciolo duro nella volontà di dialogare e non perdere la prospettiva della fede e della ragione”.








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