2016-04-02 11:30:00

Amnesty: la Turchia respinge in Siria migliaia di profughi


A due giorni dall’entrata in vigore dell’accordo tra Unione Europea e Turchia, al quale è arrivato ieri il sì della Grecia, si chiede che vengano garantite tutte le tutele necessarie ai migranti. Unhcr e Amnesty International continuano a denunciare un’intesa che, ribadiscono, aprirà la strada ai respingimenti forzati. Francesca Sabatinelli:

Si deve garantire la protezione internazionale, ma soprattutto prevenire il rischio di respingimento. Le principali sigle impegnate nella difesa dei diritti umani, a poche ore dall’entrata in vigore dell’accordo Ue-Ankara, ricordano che tutti i rimpatri forzati in Siria sono illegali, secondo la legge turca, europea e internazionale. Amnesty International denuncia che da metà gennaio la Turchia ha rimpatriato con la forza un centinaio di rifugiati siriani al giorno e tra loro anche donne e bambini. Il principio di non respingimento, reagisce alle accuse l’Unione Europea, è una linea rossa che vogliamo vedere rispettata. Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia:

R. - Accadde qualcosa di profondamente illegale quando l’inchiostro con cui era stato siglato l’accordo tra Unione Europea e Turchia, era ancora fresco, già nelle ore successive venivano respinte decine di afghani verso un teatro di guerra. Ma ciò che è peggio è che una nostra delegazione di ricerca ha documentato come, da metà gennaio, una media di cento siriani al giorno sia stata respinta in uno scenario – quello della guerra siriana - che è di pericolo estremo. Tra queste persone ci sono anche dei bambini, una donna incinta all’ottavo mese, nuclei famigliari spezzati e non c’è segnale che tutto questo possa purtroppo cessare.

 D. - All’indomani dell’accordo sia Amnesty che altre organizzazioni hanno denunciato il fatto che improvvisamente la Turchia veniva considerata dai leader europei un Paese sicuro. Voi continuate a smentire questa versione …

 R. - Come fa un Paese che non è sicuro per i suoi cittadini a diventare sicuro per i non cittadini? Cioè per i richiedenti asilo, per i rifugiati, per i migranti? Questo è semplicemente impossibile a meno che non ci sia la volontà politica con un tratto di penna di cancellare quella negazione “non”. È questo il senso dell’accordo tra Unione Europea e Turchia: aver rilegittimato come “Paese sicuro” un Paese al quale viene delegato, pagandolo profumatamente, un compito che è quello di prendersi dal territorio europeo delle persone che in realtà hanno necessità di protezione internazionale.

D. - L’Unione Europea ha reagito alle accuse che avete formulato. Ciò che la portavoce ha specificato è che il principio di non respingimento è scritto nero su bianco nell’accordo, perché il non respingimento è una linea rossa che l’Unione Europea vuole vedere rispettata. Dove si incastra il meccanismo? Voi ribadite che si tratta di respingimenti; l’Unione Europea ne fa un principio, quello del non respingimento …

 R. - Se il rispetto del principio di non respingimento è la linea oltre la quale non si deve andare questo accordo va annullato immediatamente. Quindi, l’Unione Europea annulli l’accordo con la Turchia, perché quello che sta accadendo è esattamente ciò che noi prevedevamo sarebbe successo e l’Unione Europea è complice di tutto questo perché ha la consapevolezza - e le prove ormai sono numerose - che la Turchia sta effettuando respingimenti. Al momento sta effettuando respingimenti di persone che già si trovavano in territorio turco. Ma qual è il rischio? Quando entrerà in funzione questa porta girevole nel Mar Egeo - per cui dalla Grecia verranno fatti tornare in Turchia coloro che vi saranno entrati in maniera irregolare - queste persone rimandate in Turchia rischiano di essere rastrellate e portate nei centri di detenzione del Sud Est della Turchia e da lì rimandate oltre confine in Siria. È già successo - purtroppo - alcune migliaia di volte in queste poche settimane; succederà quando arriveranno le persone espulse dalla Grecia perché non avranno, secondo i funzionari dell’Unione Europea, necessità di protezione internazionale potranno tornare in Turchia paese sicuro. Dalla Turchia rischiano di entrare, purtroppo, di nuovo nella guerra da cui sono fuggiti.

D. - Il punto però è che in questo modo l’Unione Europea ha salvato le sue coste …

R. - Sì, le aveva salvate anche l’Italia firmando accordi con Gheddafi. Non mi pare che ci sia nulla di onorevole in questo e al contrario è un disonore, è una bancarotta morale dell’Europa, è il funerale del diritto d’asilo e non c’è nessuno che dovrebbe esser contento di una soluzione che non vede arrivare rifugiati o richiedenti asilo che però tanto arriveranno, magari da un’altra parte. Questo è il tema che va sottoposto all’attenzione dell’Unione Europea che si sta rendendo complice di una violazione del principio di non respingimento che è una delle violazioni più gravi: vuol dire rimandare uomini, donne e bambini in mezzo alla guerra.








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