La Caritas Svizzera lancia un nuovo pressante appello alla Confederazione elvetica a fare di più a favore dei rifugiati siriani e punta il dito contro la politica delle chiusure delle frontiere.
Politici incapaci di rispondere a una situazione catastrofica
“Le persone che fuggono cercano soltanto di sopravvivere e non sono le frontiere,
i fili spinati, il mare o l’irrigidimento delle leggi sull’asilo a fermarlo”, afferma
una nota ripresa dall’agenzia Apic, in cui si denuncia l’incapacità dei leader politici
di fare un’analisi pragmatica e concreta della crisi che permetterebbe di trovare
soluzioni a una situazione definita “catastrofica”. “Contrariamente a quanto sostengono
alcuni – si legge – nessuno chiede né all’Europa, né alla Svizzera di accogliere tutti
i richiedenti asilo siriani”. In realtà l’80% della popolazione siriana, che conta
23 milioni di abitanti, è rimasta nel Paese, anche se è in fuga. Circa 5 milioni hanno
trovato rifugio nei Paesi vicini, ossia in Turchia, Libano, Giordania e Iraq. “A confronto
- si osserva - i circa 1,5 milioni fuggiti verso l’Europa non rappresentano che un
piccolo 0,2% della popolazione europea che conta 650 milioni di persone!”
Gli aiuti della Svizzera insufficienti
La nota richiama quindi la comunità internazionale alla necessità di garantire la
creazione di spazi umanitari in Siria sotto la protezione dell’Onu e punta il dito
sulle “responsabilità delle potenze regionali e della grandi potenze impegnate nel
conflitto che rifiutano di mettersi d’accordo”. Quanto alla Svizzera - si rileva
– il suo contributo su questo fronte è di appena 50milioni di franchi all’anno, la
metà della cifra necessaria. In questa prospettiva, secondo l’organizzazione caritativa
cattolica sono “del tutto irrealistici” i tagli proposti in Parlamento agli aiuti
per la cooperazione e lo sviluppo.
No alla chiusura delle frontiere e al respingimento dei rifugiati
Da parte sua, la Caritas Svizzera ha finora stanziato 18 milioni di franchi svizzeri
per il suoi programmi di aiuto in Siria, Iraq, Giordania e Libano, ai quali vanno
aggiunti 2,8 milioni per la rotta dei Balcani, in particolare alla Grecia. Cifre ottenute
in gran parte grazie alla generosità di donatori privati svizzeri che “dimostrano
al mondo politico cosa è la solidarietà”. Di qui, in conclusione, il reiterato appello
affinché la Confederazione elvetica accolga i rifugiati e rifiuti “categoricamente”
di impiegare l’esercito per respingerli alle frontiere. (L.Z.)
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