2016-04-05 10:36:00

Corridoi umanitari: una speranza per i profughi siriani in Italia


“I rinvii di migranti nell’ambito dell’accordo Ue-Turchia rappresentano un fallimento dell’Unione”. Così, Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, che ieri pomeriggio alla Stampa Estera  ha presentato con la Federazione delle Chiese evangeliche il progetto “corridoi umanitari”. Un’iniziativa che ha già permesso a 97 profughi siriani di arrivare in Italia. Elvira Ragosta:

Grazie ai visti concessi dall’Italia, entro fine aprile i corridoi umanitari faranno arrivare altri 150 profughi siriani che si trovano in Libano, e che in Italia potranno fare domanda di asilo. L’obiettivo di questo progetto-pilota è di garantire entro due anni il visto a 1000 profughi in condizione di particolare vulnerabilità – bambini, vittime di tratta e malati – da Marocco ed Etiopia, altri Paesi di transito, per evitare che queste persone diventino vittime di scafisti e trafficanti, e che sfidino la traversata del Mediterraneo su barconi malfermi. L’iniziativa ecumenica, ricordata anche da Papa Francesco nell’Angelus dello scorso 6 marzo come segno di impegno per la pace, è finanziata totalmente dalla Comunità di sant’Egidio e dalla Federazione delle Chiese Evangeliche con l’8 per mille alla Tavola Valdese. Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio:

“È un progetto altamente replicabile, perché non costa allo Stato, ma alle associazioni; è un progetto interamente fondato sui regolamenti europei. E dunque ogni Stato europeo potrebbe farlo proprio, perché si tratta di visti europei e non Schengen. Noi ci chiediamo quindi il perché di questa lentezza, vista la situazione che si è creata in Grecia e che si sta creando negli altri hotspot italiani, a cominciare da Lampedusa. Noi facciamo appello ai vari Stati europei, ma anche alla società civile, affinché prendano questo progetto che è alla portata di tutti. Qui si parla di corridoi, di vie che si aprono nella sicurezza, e non più di morti in mare; di famiglie che vengono salvate, di anziani, donne e bambini. E invece ancora vediamo immagini di muri, reti, persone che vivono accampate nel fango. E tutto questo fa male, è un dolore, quando invece ci sarebbero gli strumenti per evitare quelle scene così tristi e disumane a cui stiamo assistendo”.

Un’azione umanitaria a sostegno di persone in condizioni di vulnerabilità, indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa ed etnica. I siriani fino ad ora giunti sono per il 15% cristiani, gli altri musulmani. Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, racconta l’esperienza di accoglienza ad Aprilia di un gruppo di 97 profughi arrivati in Italia:

“Abbiamo cercato una struttura che funzionava come agriturismo, di una famiglia evangelica; e, in collaborazione con le comunità locali, ma anche con le parrocchie e altre associazioni della zona, abbiamo deciso di fare lì un Centro di accoglienza di questi rifugiati. A livello della società civile, delle associazioni e delle comunità, l’accoglienza è stata per il momento assolutamente positiva”.

L’aiuto dei mediatori culturali nei corridoi umanitari è fondamentale. Asmaa è una mediatrice siriana che vive da sedici anni in Italia e che ha aiutato per la prima accoglienza a Roma dei primi rifugiati giunti:

“Sono contentissimi! Volevano imparare l’italiano, e tanti di loro già lo stanno parlando. Anche i bambini hanno tanta voglia di vivere e di stare in pace. Sono molto molto contenti!”

La procedura che ha permesso di dare vita a questi corridoi umanitari dopo la firma  del Protocollo d’intesa con il ministero degli Esteri e quello dell’Interno è l’articolo 25 del regolamento Visti dell’Unione Europea. Ce lo spiega Daniela Pompei, responsabile dei servizi agli immigrati per la Comunità di Sant’Egidio:

“Per entrare regolarmente in un Paese, non ci sono solamente Schengen o Dublino, ma c’è il regolamento europeo dei Visti. E si prevede che ogni Stato dell’Ue possa rilasciare dei visti “a territorialità limitata” per motivi umanitari eccezionali. Questo è un regolamento europeo, quindi tutti gli Stati europei lo potrebbero utilizzare. E non sono necessari nessun regolamento o norma aggiuntivi”.








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