2016-04-05 19:22:00

Panama Papers: bufera ai vertici politici ed economici mondiali


Tempesta internazionale sul mondo finanziario e politico a seguito del “Panama Papers”, l’inchiesta che ha rivelato in oltre 11 milioni di file un colossale giro d’affari finalizzato all’evasione o elusione fiscale e al riciclaggio di denaro, coinvolgendo più di 200 mila mila società off shore, con sede in 21 paradisi fiscali sparsi nel mondo,  che gestiscono  gli interessi di centinaia di migliaia di persone influenti in diversi ambiti, ai più alti livelli, con la complicità di banche e studi legali. E’ un “problema globale”, ha dichiarato il presidente Usa Obama. Il servizio di Roberta Gisotti

Sarebbero addirittura 72 i capi di Stato, ex o in carica, coinvolti nel dossier, tra cui è il capo del Cremlino Putin, su cui la Procura generale russa ha promesso di avviare verifiche. E si indagherà in Ucraina sul presidente Poroshenko. Mentre in Cina i media statali censura hanno oscurato le notizie sul presidente Xi Jinping. Tra i premier l’islandese Gunnlaugsson, contestato in piazza, sfiduciato dall’opposizione, ha offerto le sue dimissioni, dopo aver chiesto al presidente dell’Isola di sciogliere il Parlamento e di andare ad elezioni anticipate. Intanto in Gran Bretagna l’opposizione laburista pretende un’inchiesta indipendente sui nomi britannici fra cui il padre del premier Cameron, che ha replicato non ho affari offshore. Sospetti gravi anche in Francia sul Front National di Marine Le Pen, e su un tesoro del padre Jean Marie, intestato ad un maggiordomo presunto prestanome. Implicati pure imprenditori argentini molto vicini alla coppia di ex presidenti Nestor e Cristina Kirchner. In Germania il ministro della Giustizia  Maas ha prospettato conseguenze per le banche coinvolte. In Italia, avvio di indagini della Polizia Tributaria a Torino; tra i big l’industriale Luca Montezemolo non ha voluto commentare.

Plaude all’inchiesta la Commissione Europea, perché che va nella direzione degli sforzi compiuti nella lotta all’evasione: ora l’obiettivo dichiarato è quello di arrivare entro giugno a compilare una lista nera di ‘paradisi fiscale’, a partire da una definizione comune. E’ la via indicata anche dal presidente Usa Obama: molte delle pratiche per eludere il fisco “sono legali non illegali”, ha denunciato, vanno quindi uniformate le norme ad evitare  scappatoie per trasferire fondi.

 

 

 








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