2016-04-06 16:24:00

I vescovi del Sud contro le trivelle


Il prossimo 17 aprile si terrà il referendum sulle trivelle. I vescovi del Sud si sono schierati contro le trivellazioni e in difesa del patrimonio naturale. Il segretario generale della  Conferenza episcopale italiana, mons. Nunzio Galantino, ha sottolineato come non sia importante prendere posizione ma, piuttosto, stimolare il dibattito tra i cittadini in proposito. Maria Laura Serpico ha domandato al vescovo di Lamezia Terme, mons, Luigi Cantafora, quali interessi portano allo sfruttamento del mare calabrese: 



R. – Gli interessi sono tanti. Vengono soltanto per “togliere” e non c’è poi una ricaduta sul territorio. I proventi tante volte non sono a beneficio del territorio. Siamo sfruttati, per così dire, a vantaggio delle multinazionali. Il mare è una cosa importante per noi, ci interessa, e così il turismo e così via. Se noi mettiamo a rischio tutto questo, mettiamo a rischio una fonte primaria per lo sviluppo e la ricchezza della Calabria.

D. – L’Associazione contro la corruzione “Transparency” ha rivelato che il settore delle estrazioni di petrolio e gas è in assoluto tra i più a rischio corruzione, con un tasso del 25% di corruzione percepita. Perché?

R. – La corruzione ormai è un fatto comune. In tutti gli ambiti ci sono questi fenomeni di corruzione e anche qui certamente si innesca. Noi dovremmo evitare tutto questo, come pure evitare di favorirlo con il nostro assenso.

D. – Si tratta quindi di una lotta sia civile che morale?

R. – Certamente. Una lotta civile, perché salvaguardiamo l’ambiente e nel mentre che lo salvaguardiamo, salvaguardiamo anche le persone. Tutte queste malattie che vengono fuori, infatti, vengono fuori da questo smodato ed esagerato sfruttamento dei nostri territori.

D. – Perché la Chiesa lametina si è unita alla voce della Chiesa calabrese e italiana, affinché la difesa della salute dei cittadini venga considerata prioritaria all’economia?

R. – Perché noi abbiamo dei segni molto chiari. Noi vediamo che dove è avvenuto questo degrado, anche dal punto di vista della salute, sono stati i cittadini a pagarne realmente lo scotto. Per esempio qui a Lamezia, come anche nella mia città natale, Crotone, dove ci sono state per tanti anni la Montedison e la Pertusola Sud, industrie che avevano quasi mille operai, è rimasto il deserto e non solo, anche le malattie. Per cui nelle famiglie, per questo degrado a livello ecologico, sono aumentate le malattie tumorali. Questo lo posso dire anch’io, perché nella mia famiglia sono morte cinque persone.   

È realmente necessario continuare ad estrarre combustibili fossili? Risponde don Giacomo Panizza, presidente dell'Associazione Comunità Progetto Sud:


 

R. – Per il Sud , per la Calabria, per il Mare Jonio ed il pezzo di Tirreno che abbiamo qui davanti alla Calabria, a mio avviso la necessità mi sembra un’esagerazione. La Calabria è ricchissima di energie reali e possibili. Sto parlando del mare che si muove, sto parlando del vento, sto parlando del tantissimo sole che abbiamo. Il punto è giocare su queste energie che possono essere rinnovabili e così via e non su questa trivellazione che è un rischio e che fa anche paura alla gente della nostra regione.

D. – Chi beneficia delle trivellazioni?

R. – Non si conoscono tanti lavoratori e lavoratrici della Calabria che lavorano in questo settore. Qui si beneficia infatti della pesca, si beneficia del turismo e si beneficia dell’agricoltura. Ne beneficiano, però, i forestieri che sono proprietari di queste trivelle e quei pochi che possono andare e tornare dalle piattaforme. L’economia, però, non viene mossa dalle trivelle o dalle trivellazioni. Lo stesso materiale estratto, lo stesso petrolio estratto, infatti, non dà lavoro qui in Calabria.

D. – Perché l’Italia ha le royalties più basse d’Europa?

R. – C’è stato certamente un ragionamento e una politica chiusa su questo punto. Non è possibile, infatti, che le royalties siano più basse di altre nazioni. Probabilmente però c’è una bassa percentuale sull’estratto, sull’utilizzo del mare  e così via. In Calabria quando si parla di Pil, quando si parla di soldi, quando si parla del mare non si parla di benefici che vengono dalle trivellazioni, dal prodotto delle trivellazioni. Non fa parte dell’economia calabrese. Non è stato un affare per la Calabria, solo forse per qualche ditta e per qualche mediatore con queste ditte. I mediatori in Calabria, di solito, su queste cose, sono o dei politici, dei politicanti, o dei mafiosi.








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