2016-04-08 13:50:00

La situazione al Brennero e l'impegno della Caritas


 Al centro del vertice di ieri a Roma tra Italia e Austria la questione migranti e l'ipotesi, per ora ritirata, di una possibile chiusura della frontiera del Brennero da parte di Vienna, che teme che dall’Italia arrivino 300 mila persone. Sulla situazione nell’area, Giancarlo La Vella ha intervistato il direttore di Caritas Bolzano-Bressanone, Paolo Valente:

R. – La Caritas è impegnata in prima linea nell’attività di accoglienza secondo il piano di distribuzione nazionale; circa la metà dei richiedenti asilo ospitati in Alto Adige sono in strutture gestite dalla Caritas diocesana; altre sono gestite dall’Associazione “Voluntaris”, che è anche un’associazione di ispirazione cattolica, con cui collaboriamo strettamente. Quindi direi che la Chiesa locale è in prima linea su questo versante, così come anche sul versante dell’accompagnamento delle persone che transitano attraverso la ferrovia verso il Brennero. I migranti erano molti di più in autunno e oggi sono ridotti a poche decine al giorno. Questo è il motivo per cui ancora la paventata chiusura del Brennero non ha avuto luogo. Però, adesso l’Austria fa altre previsioni.

D. – Si parla di 300 mila migranti: l’Alto Adige è pronto a un eventuale arrivo del genere?

R. – Direi assolutamente no; nessuno è pronto a gestire numeri di questo tipo. Queste sono le previsioni che il ministro degli Esteri austriaco, che oltretutto ieri era qui a Bolzano, fa delle persone che sarebbero pronte ad attraversare il Mare Mediterraneo per dirigersi verso l’Italia. Quindi questa sarebbe la ragione per cui – se ciò avviene – le frontiere austriache potrebbero essere chiuse. Che poi queste 300 mila persone passino veramente il Mediterraneo è tutto da vedere. Ed è anche molto dubbio che, se lo fanno, si concentrino tutte a ridosso del confine austriaco. In ogni caso, per eventuali gruppi di persone, anche consistenti, lungo al via del Brennero, la provincia di Bolzano sta elaborando un piano d’emergenza da affidare poi alla gestione della Protezione civile.

D. – Come mettere insieme il criterio dell’accoglienza con quello, poi, dell’organizzazione reale delle persone sul terreno?

R. – Direi che tutta questa questione dei confini non ha tanto a che fare con l’accoglienza, quanto con la politica estera, con la politica economica, con l’idea di Europa, con il rapporto dell’Europa con il mondo. Cioè, il confine del Brennero è solo la materializzazione del confine tra mondo ricco e mondo povero; cioè, il confine del Brennero è lo stesso confine che troviamo a Lesbo, dove andrà il Papa, è lo stesso confine che troviamo a Lampedusa, è lo stesso confine di Idomeni … Noi stiamo semplicemente trasferendo questo confine da una parte all’altra, senza capire che il confine va superato nel ripensare i nostri rapporti all’interno del pianeta, e soprattutto la distribuzione delle risorse.








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