Misericordia e integrazione: questo il nucleo dell’Esortazione apostolica post-sinodale “Amoris Laetitia – La gioia dell’amore”, siglata da Papa Francesco il 19 marzo e diffusa oggi. Suddiviso in nove capitoli, il documento è dedicato all’amore nella famiglia. In particolare, il Pontefice sottolinea l’importanza e la bellezza della famiglia basata sul matrimonio indissolubile tra uomo e donna e guarda con realismo alle fragilità che vivono alcune persone, come i divorziati risposati, ed incoraggia i pastori al discernimento. In un chirografo che accompagna l’Esortazione inviata ai Vescovi, il Papa sottolinea che “Amoris Laetitia” è “per il bene di il bene di tutte le famiglie e di tutte le persone, giovani e anziane” ed invoca la protezione della Santa Famiglia di Nazareth. L’Esortazione raccoglie i risultati dei due Sinodi sulla famiglia, svoltisi nel 2014 e nel 2015. Il servizio di Isabella Piro:
Cap. 1 La Parola di Dio in famiglia e il dramma
dei profughi
Misericordia e integrazione: Amoris Laetitia ruota
attorno a questi due assi che ne rappresentano l’architrave. Il Papa ricorda che “l’unità
di dottrina e di prassi” è ferma e necessaria alla Chiesa, ma sottolinea anche che,
in base alle culture, alle tradizioni, alle sfide dei singoli Paesi, alcuni aspetti
della dottrina possono essere interpretati “in diversi modi”. Il primo capitolo del
documento, dedicato alla Parola di Dio, ribadisce la bellezza della coppia formata
da uomo e donna, “creati ad immagine e somiglianza di Dio”; richiama l’importanza
del dialogo, dell’unione, della tenerezza in famiglia, definita non come ideale astratto,
ma “compito artigianale”. Ma non vengono dimenticati alcuni drammi, tra cui la disoccupazione,
e “le tante famiglie di profughi rifiutati ed inermi” che vivono “una quotidianità
fatta di fatiche e di incubi”.
Cap. 2 La realtà e le sfide della famiglia. La grande prova delle persecuzioni
Poi, lo sguardo del Papa si allarga sulla realtà odierna,
e insieme al Sinodo, tenendo “i piedi per terra”, ricorda le tante sfide delle famiglie
oggi: individualismo, cultura del provvisorio, mentalità antinatalista che – scrive
Francesco – “la Chiesa rigetta con tutte le sue forze”; emergenza abitativa; pornografia;
abusi sui minori, “ancora più scandalosi” quando avvengono in famiglia, a scuola e
nelle istituzioni cristiane. Francesco cita anche le migrazioni, la “grande prova”
della persecuzione dei cristiani e delle minoranze soprattutto in Medio Oriente; la
“decostruzione giuridica della famiglia” che mira ad “equiparare semplicisticamente
al matrimonio” le unioni di fatto o tra persone dello stesso sesso. Cosa impossibile,
scrive il Papa, perché “nessuna unione precaria o chiusa alla trasmissione della vita
assicura il futuro della società”.
Ideologia gender è “inquietante”
Francesco ricorda poi “il codardo degrado” della violenza
sulle donne, la strumentalizzazione del corpo femminile, la pratica dell’utero in
affitto, e definisce “inquietante” che alcune ideologie, come quella del “gender”
cerchino di imporre “un pensiero unico” anche nell’educazione dei bambini. Davanti
a tutto questo, però – è il monito del Papa – i cristiani “non possono rinunciare”
a proporre il matrimonio “per essere alla moda” o per un complesso di inferiorità.
Al contrario, lontani dalla “denuncia retorica” e dalle “trappole di lamenti auto-difensivi”,
essi devono prospettare il sacramento matrimoniale secondo una pastorale “positiva,
accogliente” che sappia “indicare strade di felicità”, restando vicina alle persone
fragili.
Matrimonio non è un ideale astratto. Chiesa faccia salutare autocritica
Troppe volte, infatti – afferma il Papa con una “salutare
autocritica” – il matrimonio cristiano è stato presentato puntando solo sul dovere
della procreazione o su questioni dottrinali e bioetiche, finendo per sembrare “un
peso”, un ideale astratto, piuttosto che “un cammino di crescita e di realizzazione”.
Ma i cristiani - nota Francesco – sono chiamati a “formare le coscienze, non a pretendere
di sostituirle”, così come faceva Gesù che proponeva un ideale esigente, ma restava
anche vicino alle persone fragili.
Cap. 3 La vocazione della famiglia e l’inalienabile diritto alla vita
In quest’ottica, l’indissolubilità del matrimonio
non va intesa come “un giogo”, e il sacramento non come “una ‘cosa’, un rito vuoto,
una convenzione sociale”, bensì “un dono per la santificazione e la salvezza degli
sposi”. Quanto alle “situazioni difficili ed alle famiglie ferite”, il Papa sottolinea
che i pastori, per amore della verità, sono obbligati a ben discernere, perché “il
grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi”. Se da una parte, dunque, bisogna
“esprimere con chiarezza la dottrina”, dall’altra occorre evitare giudizi che non
tengano conto della complessità delle diverse situazioni e della sofferenza dei singoli.
Francesco ribadisce, poi, con forza, il “grande valore della vita umana” e “l’inalienabile
diritto alla vita del nascituro”, sottolineando anche l’obbligo morale all’obiezione
di coscienza per gli operatori sanitari, il diritto alla morte naturale e il fermo
rifiuto alla pena capitale.
Cap. 4 L’amore nel matrimonio è amore di amicizia
Ma qual è, allora, l’amore che si vive nel matrimonio?
Francesco lo definisce “l’amore di amicizia”, ovvero quello che unisce l’esclusività
indissolubile del sacramento alla ricerca del bene dell’altro, alla reciprocità, alla
tenerezza tipiche di una grande amicizia. In questo senso, “l’amore di amicizia si
chiama carità”, perché “ci apre gli occhi e ci permette di vedere, al di là di tutto,
quanto vale un essere umano”. In quest’ottica, il Pontefice sottolinea anche l’importanza
della vita sessuale tra i coniugi, “regalo meraviglioso”, “linguaggio interpersonale”
che guarda “al valore sacro ed inviolabile dell’altro”. La dimensione erotica dell’amore
coniugale, dunque, non potrà mai intendersi come “un male permesso o un peso da sopportare”,
bensì come “un dono di Dio che abbellisce l’incontro tra gli sposi”. Per questo, Amoris
Laetitia rifiuta “qualsiasi forma di sottomissione sessuale” e ribadisce, con Paolo
VI, che “un atto coniugale imposto al coniuge…non è un vero atto d’amore”.
Cap. 5 L’amore diventa fecondo. Ogni figlio ha diritto a madre e padre
Soffermandosi, quindi, sulla generazione e l’accoglienza
della vita all’interno della famiglia, il Papa sottolinea il valore dell’embrione
“dall’istante in cui viene concepito”, perché “ogni bambino sta da sempre nel cuore
di Dio”. Di qui, l’esortazione a non vedere nel figlio “un complemento o una soluzione
per un’aspirazione personale”, bensì “un essere umano con un valore immenso”, del
quale va rispettata la dignità, “la necessità ed il diritto naturale ad avere una
madre ed un padre”, che insegnano “il valore della reciprocità e dell’incontro”.
La famiglia esca da se stessa per rendere ‘domestico’ il mondo
Al contempo, il Papa incoraggia le coppie che non
possono avere figli e ricorda loro che la maternità “si esprime in diversi modi”,
ad esempio nell’adozione. Di qui, il richiamo a facilitare la legislazione sulle procedure
adottive e di affido, sempre nell’interesse del bambino e contrastando, con le dovute
leggi, il traffico di minori. Quindi, Francesco sottolinea che ovunque c’è bisogno
di “una robusta iniezione di spirito familiare”, ed incoraggia le famiglie ad uscire
da se stesse, trasformandosi in “luogo di integrazione e punto di unione tra pubblico
e privato”. Perché ogni famiglia – è il monito del Papa – è chiamata ad instaurare
la cultura dell’incontro e a rendere ‘domestico’ il mondo. Per questo, il Papa lancia
“un serio avvertimento”: chi si accosta all’Eucaristia senza lasciarsi spingere all’impegno
verso i poveri ed i sofferenti, riceve questo sacramento “indegnamente”.
Cap. 6 Alcune prospettive pastorali. Accompagnare gli sposi da vicino
A metà dell’Amoris Laetitia, il Papa riprende, in
modo sostanziale, i temi sinodali. Ad esempio richiama: la necessità di una formazione
più adeguata per i presbiteri e gli operatori della pastorale familiare; il bisogno
di guidare i fidanzati nel cammino di preparazione al matrimonio, perché “imparare
ad amare qualcuno non è una cosa che si improvvisa”; l’importanza di accompagnare
gli sposi nei primi anni di matrimonio, affinché non si fermi la loro “danza con occhi
meravigliati verso la speranza” e siano generosi nella comunicazione della vita, guardando
al contempo ad una “pianificazione familiare giusta”, basata sui metodi naturali e
sul consenso reciproco; la necessità di una pastorale familiare missionaria che segua
le coppie da vicino e non sia solo una “fabbrica di corsi” per piccole élites.
Preoccupante l’aumento dei divorzi. I figli non siano ostaggi
Oggi, crisi di ogni genere minano la storia delle
famiglie – dice il Papa – ma ogni crisi “nasconde una buona notizia che occorre saper
ascoltare affinando l’udito del cuore”. Di qui, l’incoraggiamento a perdonare e sentirsi
perdonati per rafforzare l’amore familiare, e l’auspicio che la Chiesa sappia accompagnare
tali situazione in modo “vicino e realistico”. Certo: nella nostra epoca esistono
drammi come il divorzio “che è un male” – sottolinea l’Esortazione – e che cresce
in modo “molto preoccupante”. Bisogna, allora, prevenire tali fenomeni, soprattutto
tutelando i figli, affinché non ne diventino “ostaggi”. Senza dimenticare che, di
fronte a violenze, sfruttamento e prepotenze, la separazione è inevitabile e “moralmente
necessaria”.
Divorziati risposati non si sentano scomunicati
Quanto a separati, divorziati e divorziati risposati,
l’Amoris Laetitia ribadisce quanto già espresso dai due Sinodi: occorre discernimento
ed attenzione, soprattutto verso coloro che hanno subito ingiustamente la scelta del
coniuge. Nello specifico, i divorziati non risposati vanno incoraggiati ad accostarsi
all’Eucaristia, “cibo che sostiene”, mentre i divorziati risposati non devono sentirsi
scomunicati e vanno accompagnati con “grande rispetto”, perché prendersi cura di loro
all’interno della comunità cristiana non significa indebolire l’indissolubilità del
matrimonio, ma esprimere la carità.
Rispetto per omosessuali, ma nessuna analogia tra matrimonio e unione gay
L’Esortazione ricorda poi le “situazione complesse”
come quelle dei matrimonio con disparità di culto, “luogo privilegiato di dialogo
interreligioso”, purché nel rispetto della “libertà religiosa”. Riguardo alle famiglie
con persone di tendenza omosessuale, si ribadisce la necessità di rispettare la loro
dignità, senza marchi di “ingiusta discriminazione”. Al contempo, si sottolinea che
“non esiste alcun fondamento” per assimilare o stabilire analogie “neppure remote”
tra le unioni omosessuali ed il matrimonio secondo il disegno di Dio. E su questo
punto, è “inaccettabile” che la Chiesa subisca “pressioni”. Particolarmente preziosa,
poi, è la parte finale del capitolo, dedicata all’accompagnamento pastorale da offrire
alle famiglie colpite dalla morte di un loro caro.
Cap. 7 Rafforzare l’educazione dei figli, diritto-dovere dei genitori
Ampio, poi, il capitolo dedicato all’educazione dei
figli, “dovere gravissimo” e “diritto primario” dei genitori. Cinque i punti essenziali
indicati dall’Esortazione: educazione non come controllo, ma come “promozione di libertà
responsabili che nei punti di incrocio sappiano scegliere con buon senso e intelligenza”.
Educazione come insegnamento alla “capacità di attendere”, fattore “importantissimo”
nel mondo attuale dominato dalla “velocità digitale” e dal vizio del “tutto e subito”.
Educazione come incontro educativo tra genitori e figli, anche per evitare “l’autismo
tecnologico” di molti minori scollegati dal mondo reale ed esposti alle manipolazioni
egoistiche esterne.
Educazione sessuale sia educazione all’amore e al sano pudore
Il Papa dice, poi, sì all’educazione sessuale, da
intendere come “educazione all’amore” da impartire “nel momento appropriato e nel
modo adatto”, insegnando anche quel “sano pudore” che impedisce di trasformare le
persone in puro oggetto. A tal proposito, Francesco critica l’espressione “sesso sicuro”
che vira al negativo “la naturale finalità procreativa della sessualità” e sembra
trasformare un eventuale figlio in “un nemico dal quale proteggersi”. Infine, la trasmissione
della fede, perché la famiglia deve continuare ad essere il luogo in cui si insegna
a coglierne le ragioni e la bellezza. I genitori siano, dunque, soggetti attivi della
catechesi, non imponendo, ma proponendo l'esperienza spirituale alla libertà dei figli.
Cap. 8 Accompagnare, discernere e integrare le fragilità
Riprendendo, quindi, uno dei temi centrali del dibattito
sinodale, il Papa si sofferma sulle famiglie che vivono situazioni di fragilità ed
afferma, in primo luogo, che “non ci si deve aspettare dall’Esortazione una nuova
normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi”. Pertanto, i pastori
dovranno promuovere il matrimonio cristiano sacramentale, unione esclusiva, libera
e fedele tra uomo e donna; ma dovranno anche accogliere, accompagnare ed integrare
con misericordia le fragilità di molti fedeli, perché la Chiesa deve essere come “un
ospedale da campo”. “Non ci capiti di sbagliare strada – scrive Francesco – La strada
della Chiesa è sempre quella di Gesù: della misericordia e dell’integrazione”, quella
che non condanna eternamente nessuno, ma effonde la misericordia di Dio “a tutte le
persone che la chiedono con cuore sincero”, perché la logica del Vangelo dice che
“nessuno può essere condannato per sempre”.
No a norma canonica generale, ma discernimento responsabile caso per caso
Integrare tutti, dunque – raccomanda l’Esortazione
– anche i divorziati risposati che possono partecipare alla vita della comunità ad
esempio attraverso impegni sociali o riunioni di preghiera. E riflettere su quali
delle attuali esclusioni liturgiche e pastorali possano essere superate con “un adeguato
discernimento”, affinché i divorziati risposati non si sentano “scomunicati”. “Non
esistono semplici ricette – ribadisce il Papa – Si può soltanto incoraggiare ad un
discernimento responsabile dei casi particolari, perché “il grado di responsabilità
non è uguale per tutti”.
Eucaristia non è premio per i perfetti, ma alimento per i deboli
In due note a pie’ di pagina, poi, il Papa si sofferma
sulla disciplina sacramentale per i divorziati risposati: nella prima nota afferma
che il discernimento pastorale può riconoscere che, in una situazione particolare,
“non c’è colpa grave” e che quindi “gli effetti di una norma non necessariamente devono
essere gli stessi” di altri casi. Nella seconda nota, Francesco sottolinea che “in
certi casi” l’aiuto della Chiesa per le situazioni difficili “potrebbe essere anche
l’aiuto dei Sacramenti”, perché “il confessionale non deve essere una sala di tortura”
e “l’Eucaristia non è un premio per i perfetti, ma un alimento per i deboli”.
Esame di coscienza per divorziati risposati. Leggi morali non sono pietre
Per i divorziati risposati, risulta comunque utile
“fare un esame di coscienza” ed avere un colloquio con un sacerdote in foro interno,
ovvero in confessione, per aiutare la formazione di “un giudizio corretto” sulla situazione.
Essenziale, però – sottolinea il Pontefice – è la garanzia delle condizioni di “umiltà,
riservatezza, amore alla Chiesa”, per evitare “messaggi sbagliati”, come se la Chiesa
sostenesse “una doppia morale” o i sacramenti fossero un privilegio da ottenere “in
cambio di favori”. Perché è vero che “è meschino” considerare l’agire di una persona
solo in base ad una norma ed è vero che le leggi morali non possono essere “pietre”
lanciate contro la vita dei fedeli. Però la Chiesa non deve rinunciare “in nessun
modo” a proporre l’ideale pieno del matrimonio. Anzi: oggi è più importante una pastorale
del consolidamento, piuttosto che del fallimento, matrimoniale.
Chi pone condizioni alla misericordia di Dio annacqua il Vangelo
L’ideale evangelico, allora, non va sminuito, ma bisogna
anche assumere “la logica della compassione verso le persone fragili”. Non giudicare,
non condannare, non escludere nessuno, ma vivere di misericordia, “architrave della
Chiesa” che non è dogana, ma casa paterna in cui ciascuno ha un posto con la sua vita
faticosa. E questo, in fondo, è “il primato della carità” che non pone condizioni
alla misericordia di Dio “annacquando il Vangelo”, che non giudica le famiglie ferite
con superiorità, in base ad una “morale fredda da scrivania”, sedendo sulla cattedra
di Mosè con cuore chiuso, ma si dispone a comprendere, perdonare, accompagnare, integrare.
Cap. 9 Spiritualità coniugale e familiare. Cristo illumina i giorni amari
Nell’ultimo capitolo, Amoris Laetitia invita a vivere
la preghiera in famiglia, perché Cristo “unifica ed illumina” la vita familiare anche
“nei giorni amari”, trasformando le difficoltà e le sofferenze in “offerta d’amore”.
Per questo, il Papa esorta a non considerare la famiglia come “una realtà perfetta
e confezionata una volta per sempre”, bensì come uno sviluppo graduale della capacità
di amare di ciascuno. “Camminiamo, famiglie, continuiamo a camminare!” è l’invito
conclusivo di Francesco che incoraggia le famiglie del mondo a non “perdere la speranza”.
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