2016-04-10 08:00:00

Amoris Laetitia. Mons. Galantino: una Chiesa sempre più incarnata


Molti i commenti che continuano ad arrivare in queste ore sull'Esortazione Apostolica "Amoris Laetitia" di Papa Francesco, frutto di due Sinodi sulla famiglia. Ma la Chiesa è chiamata a cambiare? Alessandro Guarasci lo ha chiesto al segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino:

R. – Ma la Chiesa non è chiamata a cambiare ora. È lo stesso cambiamento che da tanto ci viene chiesto, già a partire dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Ci viene chiesto di essere una Chiesa sempre più incarnata. Questo non significa essere una Chiesa che rinuncia ai riferimenti teologici, dottrinali, ai riferimenti ai principi, ma tenendo questi ultimi fermi, cerca anche di farli diventare vita di ogni giorno e di farli incontrare a persone concrete, con storie concrete che molto spesso hanno bisogno di tempo, di comprensione, di accoglienza e di accompagnamento per poterli recepire.

E, al microfono di Paolo Ondarza, ascoltiamo il commento di don Paolo Gentili,  direttore nazionale dell'Ufficio Cei per la pastorale della famiglia:

R. – Ma, mi sembra che raccolga come una sinfonia le note differenti che si sono avvertite durante il Sinodo – il doppio Sinodo; per cui, un ascolto vero della comunità reale, delle persone anche a volte ai margini della Chiesa o addirittura non credenti. Noi abbiamo raccolto tantissimi questionari qui, in Italia, ed è stato affascinante vedere questa “Chiesa viva”. Il Papa credo che abbia raccolto questo sguardo, questa sinfonia e ci ha donato una via nuova da tracciare, una Chiesa “formato famiglia”.

D. – “Discernimento”, una parola importante …

R. – Credo che ogni genitore sia chiamato al discernimento: un papà, una mamma di famiglia, come anche un pastore, un sacerdote, un vescovo ogni giorno sono chiamati a un discernimento, e soprattutto ad accompagnare gli altri nel discernere. C’è un aspetto che si accomuna al discernimento che era stato accennato nella “Familiaris Consortio” da San Giovanni Paolo II, ed è la legge della gradualità che è molto differente dalla “gradualità della legge”, e cioè il Vangelo resta Vangelo e chiede radicalità. Però, a volte, i tempi per attuarla – questa radicalità – si distanziano; i processi sono da favorire, da suscitare e in famiglia questo avviene: a volte le cose si capiscono soltanto due anni dopo … A volte ho visto davanti ai miei occhi una persona, magari anche cinquantenne, che davanti al papà morenti ha compreso quello che gli aveva detto quando era bambino: ecco, allora si tratta proprio di riscoprire che il senso vero delle cose è il Vangelo. Questo Papa ci sta chiedendo la luce del Vangelo che accompagna in ogni momento. Ci vorrà molto tempo per capire come vivere la “legge delle gradualità” alla luce del Vangelo.

D. – Dottrina e pastorale, di cui tanto si è discusso, non sono in contrasto?

R. – Certamente no; ma tra l’altro, la chiusura del Sinodo 2015 fatta da Papa Francesco, ci ricorda che i veri difensori della Dottrina non sono quelli che difendono la lettera, ma coloro che ascoltano lo Spirito: non le idee, ma l’uomo; soprattutto quelli che annunciano la gratuità. Direi che davvero la Misericordia diventa il collirio con cui vivere la gioia della famiglia.








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