2016-04-12 13:31:00

Abbas: risoluzione Onu per congelare gli insediamenti israeliani


E’ urgente una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite che condanni gli insediamenti israeliani nei territori palestinesi. Lo ha detto il presidente palestinese, Mahmoud Abbas, aggiungendo che la politica di Israele minaccia il progetto di due Stati, fino al suo collasso. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Ha un duplice obiettivo il viaggio internazionale del Presidente palestinese Abbas con tappe, a partire da oggi, ad Istanbul, Parigi, Mosca, Berlino e New York. Sono duie le finalità: sollecitare una risoluzione dell’Onu per congelare gli insediamenti israeliani e sostenere l’iniziativa francese per promuovere nuovi colloqui di pace.

La proposta francese di una Conferenza internazionale per il Medio Oriente
Per colmare il vuoto diplomatico lasciato dal fallimento dei colloqui nel 2014, avviati con la mediazione degli Stati Uniti, la Francia ha infatti rilanciato il progetto di una conferenza internazionale per il Medio Oriente, in programma a luglio. Ma lo scenario resta intricato. Per il premier israeliano Benyamin Netanyahu, contrario a quella che ha definito la linea dei “diktat internazionali”, la ripresa dei negoziati non può essere vincolata da precondizioni.

Aumenta la tensione con la ripresa dei lavori del Muro a Cremisan
A rendere più tortuoso il tracciato di una possibile road map è anche la ripresa, all’inizio di questo mese, della costruzione del Muro di separazione nella zona di Cremisan, entrata nella fase operativa. Il Patriarcato latino di Gerusalemme ha espresso la propria delusione e ricordato che la Corte Internazionale di giustizia dell'Aja aveva chiesto lo smantellamento del Muro, giudicato illegale. Un simile parere lo aveva manifestato anche l’Assemblea generale dell’Onu. Nel 2015 la Corte Suprema israeliana aveva infine riconosciuto che la barriera non ha alcuna giustificazione per la  sicurezza di Israele.

L’ipotesi di una risoluzione dell’Onu che condanni gli insediamenti israeliani ora non sembra praticabile ma tale richiesta potrebbe essere accolta  prima dell’insediamento del prossimo capo della Casa Bianca. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, il direttore del Centro italiano per la pace in Medio Oriente, Janiki Cingoli:

R. – In Medio Oriente ci sono delle attività per tenere in moto la situazione - potremmo chiamarle “ginnastica diplomatica” - e altre attività che sono fondate su una possibilità concreta di realizzazione. L’ultima bozza di risoluzione analoga, presentata al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ebbe il voto favorevole di tutti i membri, ma il veto degli Stati Uniti. Ed è molto dubbio che la situazione possa cambiare ora che siamo nel pieno dell’inizio della campagna elettorale. E’ molto improbabile, quindi, che in questa fase si giunga ad una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che non veda il veto degli Stati Uniti. La stessa cosa può dirsi per l’iniziativa francese: è molto improbabile che per luglio ci sia una Conferenza internazionale sul Medio Oriente.

D. – Questa è dunque una fase intermedia, in attesa che, in particolare, gli Stati Uniti possano sbloccare questa situazione di impasse…

R. – La cosa reale è che, in questo momento, non è questa la priorità per gli Stati Uniti. Ci sono, tuttavia, alcuni articoli e alcune voci secondo cui il periodo tra il momento in cui è stato eletto il nuovo Presidente degli Stati Uniti e quello dell’insediamento del nuovo Presidente, è un momento in cui i Presidenti in carica si sentono molto liberi. Ad esempio, il riconoscimento da parte del Presidente degli Stati Uniti dell’Olp come interlocutore fu effettuato dal Presidente in carica di allora, proprio nel momento in cui c’erano già state le elezioni e si attendeva l’insediamento del nuovo Presidente. Ci sono voci, quindi, che dicono che quella  fase potrebbe essere un momento in cui il veto degli Stati Uniti ad una risoluzione del Consiglio di Sicurezza, che delinei le linee guida per una possibile risoluzione del conflitto, possa non essere posto. E ci sono voci secondo cui Obama si propone di chiudere così, in questo modo, il suo mandato.








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