Il Papa al rientro da Lesbo ha tenuto la consueta conferenza stampa con i giornalisti presenti sul volo. E’ stato un viaggio – ha esordito - “troppo forte, troppo forte”. Rispondendo alla prima domanda ha ribadito il carattere umanitario della visita: non c‘è da fare alcuna speculazione politica.
Saluto a Sanders, questione di educazione non di politica
Ha poi detto che questa mattina quando usciva da Santa
Marta ha incontrato e salutato il senatore americano Sanders che era venuto al convegno
in Vaticano sulla Centesimus annus ed era lì ad aspettarlo. E’ stato un semplice saluto
– ha precisato - e niente di più: si chiama educazione, non mischiarsi nella politica.
Se qualcuno pensa che dare un saluto sia immischiarsi in politica gli raccomando di
trovare uno psichiatra (ride).
Non ho scelto tra cristiani e musulmani
Sui profughi accolti in Vaticano, perché siano stati
privilegiati i musulmani - era la domanda - ha detto di non aver fatto una scelta
tra cristiani e musulmani: questi avevano i documenti in regola e potevano essere
accolti. C’erano due famiglie cristiane, ma non avevano le carte in regola. Non è
un privilegio, tutti e 12 sono figli di Dio, l’unico è privilegio è dei figli di Dio.
Sono accolti dal Vaticano e sarà il Vaticano, con la collaborazione della Comunità
di Sant’Egidio, a cercare un posto di lavoro. Sono ospiti del Vaticano. Si aggiungono
alle due famiglie siriane che sono già accolte nelle due parrocchie vaticane.
Integrare, non creare ghetti
Sull’integrazione, ha ricordato che è una parola che
nella nostra cultura attuale sembra essere dimenticata. Oggi esistono i ghetti. Alcuni
dei terroristi sono figli e nipoti di persone nate in Europa. Cosa è successo? Non
c’è stata una politica di integrazione e questo è fondamentale. Oggi l’Europa deve
riprendere questa capacità che ha sempre avuto di integrare. Abbiamo bisogno di un’educazione
all’integrazione.
Costruire ponti, non muri
Un giornalista ha chiesto se il rafforzamento delle
frontiere in Europa sia la fine del sogno europeo. Non lo so – ha risposto il Papa
- ma io capisco i governi e anche i popoli che hanno una certa paura, dobbiamo avere
una grande responsabilità nell’accoglienza e una delle cose su cui avere responsabilità
è come integrare questa gente tra di noi. Ho sempre detto che costruire i muri non
è una soluzione, dobbiamo fare ponti, ma i ponti si costruiscono con intelligenza,
con il dialogo e l’integrazione. Capisco un certo timore, ma chiudere le frontiere
non risolve niente, perché quella chiusura alla lunga fa male al proprio popolo. L’Europa
deve urgentemente fare politiche di accoglienza, di integrazione, di lavoro, di crescita,
di riforma dell’economia e tutte queste cose sono i ponti che ci porteranno a non
fare muri. Ma dopo quello che abbiamo visto in quel campo di rifugiati, c’era da piangere.
Il Papa mostra i disegni dei bambini profughi a Lesbo: i bambini vogliono la pace,
perché soffrono. Mostra un disegno in cui un bimbo annega. I bambini hanno visto questo.
Questo – ha detto - i bambini lo hanno nel cuore e ci vorrà tempo per elaborarlo.
In un disegno c’è il sole che piange: anche il sole è capace di piangere... anche
a noi una lacrima ci farà bene.
Aiutare i profughi della guerra e della fame
Ma l’Europa – chiede un giornalista - può accogliere
tutta la miseria del mondo? E’ vero – ha risposto il Papa – che alcuni fuggono dalle
guerre e altri fuggono dalla fame. Questo perché si sfrutta la terra e perché si vendono
le armi. Bisogna aiutare sia quelli che fuggono dalle guerre che quelli che fuggono
dalla fame. Io inviterei i trafficanti di armi a passare una giornata in quel campo
e credo che per loro sarebbe salutare. In Siria, ad esempio chi dà le armi ai diversi
gruppi?
Piccoli gesti, una goccia cambia il mare
Ad una domanda sul valore di questo viaggio ha risposto
con una frase di Madre Teresa di Calcutta: tanto sforzo, tanto lavoro, solo per aiutare
a morire la gente? E solo una goccia nel mare. Ma dopo questa goccia il mare non sarà
lo stesso. Si tratta di un piccolo gesto, ma sono quei piccoli gesti che dobbiamo
fare tutti per tendere la mano a quella gente.
Viviamo con più sobrietà
Sulla questione dell’austerità, ha fatto un paragone
con lo spreco. Con un pasto di ognuno di noi si potrebbe eliminare la fame nel mondo.
E noi a casa nostra quanti sprechi facciamo senza volerlo! E’ la cultura dello spreco.
Viviamo un pò austeramente!
Migranti americani
Riguardo ai migranti latinoamericani, ha detto che
è la stessa situazione: fuggono dalla fame. E’ un problema mondiale, ne ha parlato
ai vescovi messicani, chiedendo di avere cura dei rifugiati.
Divorziati risposati e la crisi della famiglia
Le ultime domande sono state sull’Esortazione Amoris
Laetitia. Se sia cambiato qualcosa sulla disciplina per i divorziati e risposati.
Posso dire di sì – ha risposto - ma sarebbe una risposta troppo piccola, vi raccomando
di leggere la presentazione che ha fatto il cardinale Schoenborn, che è un grande
teologo, è in quella presentazione questa domanda avrà la risposta. Ma ha aggiunto
anche che i media hanno dato troppa rilevanza alla questione della Comunione ai divorziati
risposati. Questo gli ha dato un po’ di tristezza perché non ci si accorge che quello
non è il problema importante, non ci si accorge che la famiglia in tutto il mondo
è in crisi, che è la base della società, non ci si accorge che i giovani non vogliono
sposarsi, non ci si accorge del calo di natalità in Europa che è da piangere, non
ci si accorge della mancanza di lavoro, che obbliga i papà e le mamme a fare due lavori
e i bambini crescono da soli e non imparano a crescere in dialogo con il papà e la
mamma. Questi sono i grandi problemi.
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