2016-04-19 14:53:00

Amoris laetitia presentata alle rappresentanze diplomatiche


Presentare ai membri del corpo diplomatico presso la Santa Sede e ai leader delle Ong internazionali l’esortazione post-sinodale di Papa Francesco, Amoris laetitia. Questo lo scopo del convegno svoltosi in Vaticano e promosso dal forum delle organizzazioni cattoliche con attività di rappresentanza presso le realtà internazionali con base a Ginevra. A spiegare il valore universale del documento sulla famiglia erano presenti  mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, e mons. Ivan Jurkovic, Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra. Per la Radio Vaticana ha seguito l’evento Marco Guerra:

“La Chiesa non deve essere reticente nell’annunciare l’ideale pieno del matrimonio ma la comunicazione del Vangelo della famiglia deve tornare ad attrarre le giovani coppie che devono unirsi aprendosi alla società e non ripiegandosi in una visione meramente romantica dell’amore”. Parlando ai corpi diplomatici mons. Paglia fa sue le parole di Papa Francesco sulla famiglia messe nero su bianco nell’esortazione Amoris laetitia. Un intervento tutto teso a dimostrare la partecipazione fondamentale della famiglia alla costruzione del bene comune. se la famiglia sta male – sottolinea mons. Paglia – sta male tutta la società:  

L’Amoris laetitia è la sintesi di un cammino sinodale che chiede a tutti una nuova consapevolezza non solo nei confronti delle famiglie, ma anche in una nuova immaginazione della Chiesa che deve essere, essa stessa, familiare nell’accompagnare questi giovani verso la crescita avendo degli ideali alti.

L’universalità del famiglia e suo ruolo in tutti gli Stati nazionali è stato ribadito anche da  mons. Ivan Jurkovic, Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra, il quale ha ricordato il lavoro delle Chiesa Cattolica nella difesa della famiglia naturale che è sempre più oggetto di revisioni di stampo  ideologico nei trattati internazionali. Un’azione di tutela e promozione dell’antropologia familiare che acquisisce un aspetto dialogico e positivo grazie all’esortazione del Pontefice:

Il nostro problema è una sfida: parlare solamente a coloro che ti ascoltano non è sufficiente, no? Bisogna  parlare con un linguaggio aperto. Alcuni ambasciatori hanno presentato il loro punto di vista, molto differente, ma in un tono rispettoso. Tutti sanno molto bene che con i valori fondamentali non si deve scherzare. Per noi sono nuove basi per il dialogo così come lo sono per un’ambasciata, per una missione diplomatica. Sono tutti preziosi.

Il documento sulla famiglia diventa quindi strumento di confronti nelle sedi internazionali, come sottoliena ancora mons. Ivan Jurkovic:

Le organizzazioni internazionali non sono enti autonomi; sono rappresentanti dei singolo governi. Noi dobbiamo confrontarci non solamente con il dialogo tra Chiesa e Stato in ogni singolo Paese, ma trovare un dialogo che riguardi materie come il matrimonio senza associarsi a nessuno, promuove una linea che porta equilibrio e chiarezza in quello che è il conflitto derivante dall’introduzione di queste nuove categorie antropologiche che certamente sono, in gran parte o completamente, inaccettabili per la Chiesa cattolica. Noi come struttura diplomatica della Santa Sede abbiamo questo vantaggio di proporre le idee anche a nome di molti altri. Penso che questo sia molto apprezzato, forse anche da altri Stati che non condividono totalmente la nostra posizione, ma sono vicini dal punto di vista della visione antropologica o tradizionale o “naturale”, come si dice.

E Amoris laetitia offrirà nuove opportunità per un dialogo fruttuoso anche per le tante organizzazioni cattoliche con attività di rappresentanza presso le organizzazioni internazionali. Maria Giovanna Ruggieri, presidente del Forum-Ginevra:

Questi valori di cui parla l’Esortazione, quindi il valore della famiglia, riguardano un tema che sicuramente deve essere continuamente riproposto facendone cogliere la bellezza, la robustezza e il valore sociale che esso ha perché forse questa chiusura, questo ripiegamento su noi stessi, quindi sul nostro individualismo, sul nostro privato, ci ha fatto perdere di vista l’importanza della famiglia come valore fondamentale per la società.








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