2016-04-20 15:06:00

Msf: Ue e Turchia lavorino per la dignità degli sfollati siriani


Continua il botta e risposta al tavolo dei negoziati di Ginevra sulla pace siriana. La delegazione del governo di Damasco ha dato la propria disponibilità a proseguire le trattative. Una replica alla decisione presa da alcuni rappresentati dell’opposizione di sospendere la partecipazione ai colloqui. Intanto, l’emergenza umanitaria prosegue in gran parte del territorio siriano, come nel distretto di Azaz, a nord del Paese, dove da febbraio la popolazione scappa dai bombardamenti. Daniele Gargagliano ha intervistato Federica Nogarotto di Medici Senza Frontiere, che coordina le operazioni di uno dei pochi presidi ospedalieri rimasti nell’area:

R. – Moltissime persone sono state sfollate e hanno dovuto muoversi dalle loro zone di origine proprio perché i combattimenti sono aumentati in modo notevole. In questa zona c’erano pochissimi centri di salute o ospedali – chiamiamoli ospedali – e nelle ultime settimane e negli ultimi giorni sono ancora meno, proprio perché la situazione è sempre più grave. Più di 100 mila persone, in questo momento, sono nel distretto e sono intrappolate tra, da un lato, i combattenti dello Stato islamico, dall’altro dalle forze curde e – dall’altro ancora – dalle forze turche. In una settimana abbiamo visto più di 700 pazienti soltanto al Pronto soccorso, 24 dei quali erano feriti di guerra… Abbiamo avuto anche otto partorienti a partire dal 10 di aprile. Questo solo per farvi capire come i bisogni siano globali e non siano semplicemente legati agli attacchi di questo momento: sono i bisogni di una popolazione che ha bisogno di cure sanitarie.

D. – Quali notizie arrivano dalle altre aeree dove operate voi di Medici senza Frontiere?

R. – Le notizie non sono rincuoranti. Resta una situazione molto, molto complicata, i bombardamenti e gli attacchi continuano… Non possiamo dire che la situazione stia assolutamente migliorando. Molti ospedali e molte strutture sanitarie sono state bombardate e distrutte: il nostro ospedale resta ancora in funzione, con 52 posti letto. Ma resta in funzione soprattutto per le cure di emergenza, perché chiaramente essendo uno dei pochissimi ancora in funzione non si riesce a dare tutto il supporto a tutta la popolazione, come si faceva prima.

D. – La crisi dei negoziati di Ginevra si ripercuote sul vostro lavoro quotidiano in prima linea?

R. – No. Io non posso dire che vediamo delle ripercussioni il giorno dopo il negoziato, sia nei momenti passati, nelle riunioni passate che in questo momento. La ripercussione è che nulla sta cambiando... Non vediamo alcun cambiamento effettivo per la popolazione, che continua ad essere sotto assedio.

D. – Cosa chiede Medici senza Frontiere all’Unione Europea e alla Turchia?

R. – Medici senza Frontiere chiede all’Unione Europea e alla Turchia di lavorare insieme per trovare una soluzione umana a questa emergenza. E’ una delle più grosse emergenze della storia degli ultimi anni. Se Medici senza Frontiere avesse l’opportunità di poter entrare liberamente in Siria e quindi operare liberamente, sarebbe probabilmente il più grosso intervento che Medici senza Frontiere abbia mai fatto e sostenuto nella sua vita. In questo momento non ci è possibile… Stiamo soprattutto chiedendo che l’Unione Europea, assieme alla Turchia, riesca anche a trovare un modo per poter accogliere in modo umano e dignitoso queste persone, che stanno veramente scappando, semplicemente per salvare la propria vita.

D. – Nello specifico, cosa fornite alla popolazione locale nel distretto di Azaz?

R. – Medicinali e altro materiale medico per fare degli esami e per poter riuscire ad arrivare a diagnosi corrette. Di solito, in generale, cerchiamo di appoggiare qualsiasi tipo di infermità e quindi non si tratta – ripeto – soltanto di feriti di guerra. Anzi, in percentuale i nostri feriti di guerra sono una minima parte dei pazienti che riceviamo. C’è tutto il bisogno di supportare – ad esempio – ciò che è inerente alla salute materna e infantile, quindi le donne, i bambini, e quelli appena nati. Ma ci sono anche parecchi problemi di malattie cardiovascolari, di diabete: le tipiche malattie di un Paese che prima non era abituato a questo momento di emergenze… Stiamo parlando veramente di bisogni di salute basilari.








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