2016-04-20 14:47:00

Le "Storie intrecciate" di ebrei, cristiani e musulmani


Differenze profonde, ma anche intrecci e rimandi. Il rapporto tra l'ebraismo, il cristianesimo e l'islam è da secoli un insieme documentato di interazioni - di scontri drammatici ma anche di serena convivenza - che hanno esercitato un grande influsso su ognuna delle tre fedi. E "storie intrecciate" si intitola il volume di Serena Di Nepi che indaga su questi aspetti. Alla presentazione del libro, al Museo ebraico, era presente Patricia Ynestroza:

Il rapporto tra le tre religioni monoteiste non è stato solo segnato da guerre e conflittualità. Si è trattato anche, soprattutto nel Mediterraneo, di una grande interazione culturale e sociale nella quale le influenze e le contaminazioni reciproche sono state tanto inevitabili quanto feconde. Ricordarlo e ripercorrere quegli intrecci complessi è tanto più importante in una fase storica — come quella attuale - in cui quelle stesse conflittualità risorgono, provocando nelle aree più fondamentaliste odio e intolleranza. "Storie intrecciate" è il titolo del volume curato da Serena Di Nepi. Abbiamo intervistato l’autrice e le abbiamo chiesto il perché della creazione di questo libro e la scelta del titolo:

R. - Il libro nasce all’interno di un progetto di ricerca che si proponeva di studiare le vie dell’intreccio, al di là della guerra santa e della crociata. Quindi, “Storie intrecciate”, perché descrive appunto storie che sono separate, che si svolgono all’interno di una contrapposizione militare, politica e religiosa, ma che nonostante questo si intrecciano e vivono in contemporanea e continuamente interagendo l’una con l’altra, come furono quelle delle relazioni tra cristiani, ebrei e musulmani in età moderna.

D. – Come possiamo, oggigiorno, imparare da queste contaminazioni culturali che però hanno aiutato, hanno creato un rapporto fecondo?

R. – Da studiosi possiamo augurarci che una fase difficilissima, come quella che stiamo vivendo, di ricostruzione, di contrapposizioni identitarie, sia come quella di epoche in cui sembrava che i muri fossero insuperabili e invece poi venivano superati.

Il presidente della Comunità ebraica, Ruth Dureghello, ci parla in primo luogo dell'importanza di questo libro nell’ambito della grande interazione culturale e sociale tra le tre religioni:

R. – E’ un testo importante, perché è un testo che va ad approfondire un percorso di dialogo che non nasce di recente, ma che ha delle profonde tradizioni storiche. In un’epoca in cui dilagava la guerra santa, c’era anche chi si sedeva intorno al tavolo, cercando di trovare soluzioni e strade comuni nell’ambito delle tre religioni monoteistiche. Un insegnamento particolare, un approfondimento storico culturale di particolare rilievo, ma soprattutto un messaggio, un segnale molto importante, e cioè che la volontà di fare la pace, di trovare messaggi e valori condivisi, può prevalere su chi invece vuole creare la guerra o situazioni di difficoltà. Su questo noi ovviamente insistiamo sempre.

D. – E oggi in che modo si fa fecondo questo rapporto con tutte le contaminazioni che possono esserci, per evitare l’odio, la violenza nelle aree fondamentali?

R. – Oggi, i percorsi sono tanti. Ci sono tavoli permanenti, di ragionamento e di dialogo, che con il mondo cristiano si sono consolidati ovviamente negli ultimi anni, dopo la Nostra Aetate. Cinquanta anni, ovviamente, di un percorso unico. Con il mondo musulmano è un pochino più complicato, perché le realtà musulmane sono ancora troppo frammentate per trovare una strada univoca. Come avete visto, però, oggi qua è rappresentato il mondo del Coreis, che riteniamo un punto di riferimento importante. Anche nel mondo musulmano si possono trovare nuovi e diversi interlocutori, per continuare a portare questo messaggio. Per quanto riguarda le situazioni di difficoltà del mondo che ci circonda, la consapevolezza che siamo tutti in pericolo – ebrei, cristiani, musulmani, indù, bantù o chicchessia – deve essere il punto di partenza, altrimenti sarà sempre un problema di qualcun altro.

Alla domanda sulle influenze e contaminazioni che ci sono state e ci sono oggi giorno nei rapporti tra le tre religioni, e come hanno creato un rapporto più fecondo, ci hanno risposto anche il Rabbino capo, Riccardo Di Segni, il segretario generale della Comunità religiosa islamica IlhamAllah, Chiara Ferrero, e il professore ordinario del dipartimento di filosofia, comunicazione e spettacolo Università di Roma Tre, Roberto Morozzo della Rocca:

R. – (Riccardo Di Segni) I mondi religiosi, che apparentemente sono stati in conflitto e in opposizione anche forte, in realtà hanno assimilato l’uno dall’altro e si sono copiati vicendevolmente, senza ammetterlo. Questo è successo in qualsiasi luogo dove c’è stata la convivenza. Quindi, ci sono questioni che sono passate da una parte all’altra, in una continua circolazione, dal punto di vista artistico – la musica – nelle forme liturgiche, nell’architettura. In tante cose c’è stato uno scambio. 

R. – (Chiara Ferrero) Sì, sicuramente tutta questa storia porta con sé un bagaglio di cultura che ogni tradizione, confessione religiosa deve riuscire a tenere vivo. Fa parte infatti del dna di ogni religione la vitalità culturale, spirituale e anche il dialogo, la convivenza con gli altri popoli. Forse, quindi, si è troppo cercato di creare dei mondi a sé stanti, quando invece i mondi sono sempre stati molto più uniti di quello che si pensava. Oggi, serve proprio ricordare, non soltanto la storia, ma fare in modo che lo stesso mondo islamico capisca e riconosca che ci sono sempre state minoranze sia ebraiche che cristiane nel mondo islamico e che erano tutelate. Questo va, comunque, portato avanti all’interno della dottrina islamica.

R. – (Roberto Morozzo della Rocca)  Noi parliamo di un’epoca in cui c’erano sulla riva nord una serie di Stati cristiani e sulla riva sud l’Impero Ottomano. Questo è l’oggetto del libro. Il libro dimostra che c’erano queste contaminazioni – scambi, mobilità di persone, oggetti che venivano venduti, comprati… – insieme alla paura, essendoci anche scontri militari. Oltre alle guerre, quindi, sante o meno sante, c’erano anche tanti contatti, tanti scambi culturali e materiali. Questo è significativo. Si poteva convivere, insomma.

D. – Può servire per il nostro oggi?

R. – Il nostro oggi è piuttosto diverso, perché è un oggi molto mescolato. E’ curioso, oggi i musulmani crescono di numero nella riva nord del Mediterraneo, mentre i cristiani stanno emigrando dai Paesi che una volta erano parte dell’Impero Ottomano. In entrambi i casi, però, in entrambe le sponde, c’è oggi una coabitazione da migliorare o da salvare, malgrado i fondamentalismi che ci possono essere da una parte e dall’altra.








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