2016-04-21 13:18:00

Urbanczyk: garantire minoranze, no a indottrinamento scolastico


In un momento in cui forze negative minacciano la pacifica coesistenza in diverse regioni del mondo, si deve fare il possibile per educare le persone, soprattutto i giovani, ad essere promotori di tolleranza e di non discriminazione. Così mons. Janusz Urbanczyk, Osservatore permanente della Santa Sede all’Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) si è rivolto all’Assemblea in occasione del 20.mo anniversario delle raccomandazioni dell’Aja sul diritto all’istruzione delle minoranze nazionali. Francesca Sabatinelli:

E’ un richiamo all’importanza dell’identità religiosa delle minoranze nazionali quello della Santa Sede, e non per motivi “puramente partigiani” spiega mons. Urbanczyk, né tantomeno perché disinteressata ad altri aspetti, ma perché è la religione che, così come già fatto nel passato, continua a lasciare, un segno “nella storia, nell’identità, nella cultura e nella vita sociale delle società e comunità”. Nel suo intervento, l’Osservatore della Santa Sede sottolinea con vigore che l’istruzione, soprattutto quella scolastica, è fondamentale nella “promozione della tolleranza religiosa e della non discriminazione perché affronta le radici del fenomeno”. Sta alle scuole, quindi, facilitare il rapporto tra studenti di religioni diverse, ma soprattutto sta alle scuole spiegare le diverse religioni e permettere agli studenti di “manifestare ed esprimere chiaramente e apertamente” il loro credo. La conoscenza dell’altrui religione “può ridurre dannosi  incomprensioni e stereotipi”.

I programmi scolastici di ogni tipo di istruzione, da quella militare a quella pubblica, dovrebbero promuovere una maggiore conoscenza, nonché rispetto, per le diverse culture, etnie e religioni; educare al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, e basarsi su valori supremi quali la “dignità di ogni persona e la solidarietà tra persone”.

Urbanczyk sollecita tutti gli Stati membri dell’Osce a “rispettare il diritto dei genitori a garantire l’educazione religiosa e morale dei figli in conformità alle proprie convinzioni”, così come sancito sia dalla Convenzione internazionale sui diritti umani, che dagli impegni Osce. Tale diritto parentale, precisa poi l’Osservatore, oltre a prevedere “il diritto dei genitori a scegliere le scuole dei loro figli, diverse da quelle stabilite dalle autorità pubbliche”, implica anche l’impegno degli Stati a garantire che “l'istruzione nelle scuole pubbliche non persegua uno scopo di indottrinamento” e ad assicurare che gli studenti non siano costretti a frequentare lezioni “incompatibili con le convinzioni dei loro genitori”.

E’ questa la risposta agli Stati dell’Osce che forniscono, o intendono fornire, nelle scuole pubbliche “corsi obbligatori su temi etici o religiosi”. Per quanto ciò possa essere apprezzato – ritiene mons. Urbanczyk – si deve tenere presente che gli Stati “non possono perseguire un scopo di indottrinamento” – ripete - ma  devono garantire vie alternative che non siano punitive e discriminatorie.

Nella visione della Chiesa cattolica, le persone di qualsiasi razza, nazione, religione, sesso o età, in virtù della loro dignità di esseri umani, hanno il diritto inalienabile  a una istruzione adatta al loro destino, che dovrebbe tendere a favorire relazioni fraterne affinché si costruiscano stabili società multietniche e si promuovano vera unità e pace tra i Paesi della regione Osce.

I bambini ei giovani formati da una istruzione orientata al  rispetto delle minoranze nazionali e religiose di oggi, saranno i mattoni su cui costruire le società di domani. La Santa Sede quindi è fiduciosa che attraverso l’impegno dell’Osce e gli sforzi del suo Alto Commissario per le minoranze nazionali,  tutti gli Stati membri compiranno progressi nell’assicurarsi che le minoranze nazionali possano godere di una formazione di qualità, che sarà uno strumento utile nella prevenzione dei conflitti e nel preservare la pace e la sicurezza regionali.








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