2016-04-22 11:53:00

Mons. Santoro: manca strategia per rilanciare il lavoro al Sud


Reazioni positive dei sindacati al messaggio della Conferenza episcopale italiana per il primo maggio. Per i vescovi, la scarsità di lavoro in Italia "porta sempre più persone, impaurite dalla prospettiva di perderlo o di non trovarlo, a condividere l'idea che nulla sia più come è stato finora: dignità, diritti, salute finiscono così in secondo piano”. Alessandro Guarasci ha sentito l’arcivescovo di Taranto e presidente della Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro mons. Filippo Santoro:

R. – Nella situazione del Sud certamente manca una strategia specifica per colmare la differenza che esiste tra Nord e Sud. In generale, si vede che c’è un impegno per uscire dalla crisi, e anche per superare la crisi lavorativa. Ma se io penso alla situazione della disoccupazione giovanile nel Sud, a Taranto, ma in altri luoghi più che da noi, siamo al 54%, se non di più, di disoccupazione giovanile, dai 15 al 25-29 anni. Nell’insieme, ci sono quegli indicatori di crescita, 0,8% - 0,9%, che però nel Sud sono 0,1%, e quindi la differenza cresce ed è destinata ad aumentare. Per questo ci vuole proprio una strategia specifica per il lavoro in genere, ma soprattutto una strategia rivolta al Sud.

D. – Voi, nel messaggio, mettete l’accento anche sui diritti delle persone, sui diritti dei lavoratori. C’è stato un calo su questo fronte, secondo lei, dovuto anche a nuove leggi introdotte o semplicemente alla necessità di arrivare a fine mese?

R. – Di fronte alla mancanza di lavoro, il tema più urgente e più immediato è proprio quello che diversi segmenti anagrafici rimangono fuori: i giovani, le donne, gli ultracinquantenni … E ancora, l’urgenza di non sottomettersi a quello che il Papa chiama “paradigma tecnocratico”. Si sente l’esigenza che questa dimensione del lavoro solo in vista della produzione sia superato. Il richiamo che facciamo è quello a riscoprire la dignità del lavoro, il valore del lavoro. E questo è un compito urgente e quindi è un compito educativo.

D. – Voi mettete anche l’accento sulla necessità di uno strumento di contrasto alla povertà. Ecco, in questa legge di stabilità si comincia a vedere qualcosa: bisogna fare altri passi in avanti?

R. – Qui c’è una responsabilità globale delle leggi del governo centrale. Senz’altro bisogna fare grossi passi avanti. Poi, c’è una responsabilità degli imprenditori, perché se vogliamo superare la mancanza di lavoro, se vogliamo superare la povertà, la povertà si risolve non con gli appelli, non con un moralismo generico; si risolve con un rilancio delle opportunità di lavoro, con un rilancio dell’impresa. E poi è necessaria questa educazione dei giovani, proprio perché siano orientati nella direzione di un lavoro più creativo, di un lavoro più attento alle innovazioni tecnologiche.

D. – Torniamo al Sud, dove c’è un’industria estrattiva abbastanza importante. Come va sfruttato il cosiddetto “oro nero”, anche alla luce di quanto emerso dal refedendum, secondo lei?

R. – Bisogna procedere gradualmente, passando dal carbone, dall’oro nero a nuove fonti, a nuove sorgenti energetiche alternative. Lo vedo qui, anche nella situazione del petrolio, dell’Eni, che abbiamo qui a Taranto, ma soprattutto dell’Ilva. E’ ben possibile, per questa grande industria siderurgica, una transizione dal ciclo completo del carbone a un ciclo che introduca il gas, a un ciclo che introduca elementi non inquinanti perché la produzione deve avere, come obiettivo, questa ecologia integrale, che come fine ultimo abbia non solo la produzione, il guadagno, ma la difesa della vita, la difesa del territorio, la difesa del cielo: un passaggio graduale ma oltremodo necessario.








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