2016-04-23 10:30:00

Elezioni in Serbia: favorito premier Vučić, in crescita nazionalisti


La Serbia questa domenica al voto per le lezioni legislative anticipate. Una tornata che vede favorito il premier conservatore Aleksandar Vučić, anche se gli analisti prospettano un balzo in avanti dell’estrema destra nazionalista e antieuropeista. Eugenio Bonanata ne ha parlato con Luka Zanoni, direttore del sito web “Osservatorio Balcani-Caucaso”:

R. – Aleksandar Vučić, che è il premier in carica uscente, e che verrà sicuramente riconfermato perché i sondaggi lo danno ad oltre il 50 per cento, probabilmente ha deciso di ricompattare ulteriormente sia il partito all’interno, che cominciava a dare qualche segnale di scricchiolio, sia la scena politica; e quindi assicurarsi altri quattro anni e magari anche candidarsi alla carica di presidente della Repubblica.

D. – Quanto è probabile una espansione del nazionalismo in Serbia?

R. – C’è la possibilità. Il Partito Radicale è un partito ultranazionalista: sicuramente entrerà in Parlamento, con una quota vicina al 10 per cento, a meno di sorprese. E nella sua politica è affiancato, non come partito ma come ideologia, da un’altra formazione politica che forse potrebbe anche non entrare. C’è sicuramente un po’ di nazionalismo che emerge, ma il nazionalismo non estremo e non ultraradicale fa parte anche del partito di governo. Quindi la Serbia, da questo punto di vista, continua a rimanere un po’ un Paese nazionalista. Il partito di Aleksandar Vučić – come dicevo – ha sempre cercato di stare in equilibrio tra il nazionalismo, che è il suo background originale, e la spinta europeista.

D. – Possiamo dire che tutto ruota attorno all’entrata della Serbia in Europa?

R. – Come obiettivo rimane! Tant’è che, appunto, si parlava di apertura di ulteriori capitoli negoziali; poi c’è stato il blocco della Croazia, che penso che poi verrà risolto in qualche modo in base agli accordi bilaterali tra Serbia e Croazia… Però quello rimane, comunque, un punto fermo. Dall’altra parte la Serbia di Vučić non si è mai smarcata completamente da Mosca e quindi cerca di tenere sempre un po’ il piede in due scarpe, anche se l’orientamento è sicuramente quello europeo.

D. – Ma il tema dell’Europa ha influito, in qualche modo, sulla campagna elettorale?

R. – C’è stato uno sbilanciamento molto evidente di spazio mediatico e di presenza in campagna elettorale del partito del premier, soprattutto poi in una campagna elettorale non particolarmente brillante. L’opposizione ha cercato di andare contro Vučić e quindi di fare una sorta di protesta: invece che fare la parte propositiva, ha fatto la pars destruens. Però la questione europea direi che prescinde un po’.

D. – Cosa chiedono i serbi? Di cosa ha bisogno il Paese?

R. – Ci sono stati due interventi, nei giorni scorsi durante la campagna elettorale, in incontri pubblici del premier, che sono passati poi su media per le reazioni del pubblico: in un caso è stato un signore, nell’altro una signora, che hanno urlato: “Abbiamo fame!”. In base anche ad un recente sondaggio pubblicato nei giorni scorsi, è emerso che oltre il 40 per cento della popolazione serba dichiara di vivere peggio rispetto a 2-4 anni fa. E quindi chiede migliori standard di vita.








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