2016-04-23 14:11:00

Nuovo concerto del Gen Verde a Roma


Musica, video, coreografie, un mix eclettico di contributi multimediali per accompagnare 22 canzoni tutte nuove cantate in 5 lingue: è il concerto del Gen Verde, il 24 aprile, al Galoppatoio di Villa Borghese, a Roma, nell’ambito dell’iniziativa il “Villaggio della Terra”. Protagonista assoluta l’umanità che si racconta. “On the other side”, cioè “dall’altra parte”, il titolo. Il perché di questa scelta ce lo spiega Adriana Martins, componente brasiliana del Gruppo, intervistata da Adriana Masotti:

R. – Noi ci siamo chieste: “Cosa succederebbe se io, invece di guardare le cose soltanto dal mio punto di vista,  guardassi con gli occhi di chi sta dall’altra parte? Dunque, questo nostro concerto ci mette in questa prospettiva: quello che io voglio per me, quello che io desidero per me è quello che desidero anche per te.

D. – Tante le situazione dell’attualità cui voi fate riferimento attraverso le vostre canzoni…

R. – Sì! Abbiamo letto –ad esempio - sui giornali la notizia di una bambina che è stata trovata in una nave di profughi: è stata trovata morta, aveva le sue scarpette di vernice ed era vestita tutta per bene… E noi abbiamo scritto questa canzone, facendoci anche questa domanda: “Ma io dove stavo? Cosa stavo facendo? Io dov’ero quando è successo questo a quella bambina”? Ce ne è un’altra che racconta l’esperienza di una noi, che ha vissuto a Belfast nel momento più critico del troubles, del terrorismo, che a contatto con altre persone che hanno vissuto il Vangelo in modo radicale, ha capito che ogni cambiamento dipende prima di tutto da lei stessa. Un altro tema è quello della deforestazione dell’Amazzonia, perché alcune di noi sono brasiliane e quindi ci si incontra con questa grave situazione. Quindi anche noi dobbiamo alzare le nostre voci per dire la nostra opinione.

D. – E per affrontare questi temi, nel vostro spettacolo c’è l’utilizzo di sonorità, tecniche, strumenti molto vari…

R. – Sì. Abbiamo cercato di essere soprattutto attuali. E’ un concerto molto vario, arricchito soprattutto dalle nostre culture: abbiamo, infatti, cercato di utilizzare tutte le sonorità e tutti gli stili possibili, per dare anche una veste bella a questo concerto.

D. – Si diceva prima: la denuncia di tante situazioni dolorose ma, con i vostri brani, volete offrire anche una risposta. Che tipo di risposta?

R. – La risposta noi ce l’abbiamo nella relazione con l’altro, in questo andare incontro, in questo aprirsi all’altro. Magari pensiamo alla pace – sicuramente – ma pensiamo alla pace come ad una cosa molto molto ampia: però io nei miei rapporti personali – in famiglia, a scuola, all’università, al lavoro – è lì che io inizio a costruire la pace. La risposta è lì. La risposta è che io nelle piccole cose che faccio quotidianamente, nel mio rapporto quotidiano con gli altri, io sono costruttore di pace.

D. – Il vostro Gruppo artistico si esibisce in tutto il mondo da 50 anni. C’è un filo conduttore che accompagna tutta la vostra attività?

R. – Il messaggio è: insieme possiamo fare un mondo migliore. Solo insieme! C’è una canzone che dice: “Io credo nel noi”. E’ poi un’esperienza che viviamo tutti. Mi trovo sola, mi trovo con tanti problemi, mi sento soffocata dai miei problemi, ma se poi esco dal mio piccolo mondo e mi apro agli altri, capisco che non sono sola. Allora lì io posso iniziare. E’ un invito a condividere, a riconoscere nell’altro il mio fratello; un invito a costruire insieme la fraternità e la pace, che tutti vogliamo.








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