2016-04-23 16:20:00

"Un uomo come voi": Vian propone testi scelti su Paolo VI


“Un uomo come voi": così si presentò Paolo VI nel suo discorso alle Nazioni Unite il 4 ottobre 1965. E questa espressione è ora il titolo del volume, edito da Marietti, che raccoglie testi di Montini tra il 1914 e il 1978. A curare il volume, il prof. Giovanni Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano. Nell’intervista di Fausta Speranza, Vian spiega innanzitutto il criterio con cui i testi sono stati scelti:

R. – Un criterio molto semplice: tutti i testi usciti sicuramente dalla penna di Montini non sono in alcun modo tagliati, cioè hanno una loro completezza, dalle lettere alle omelie, agli appunti … Ci sono molti testi, soprattutto del Pontificato, sicuramente scritti da Montini  e interamente da Montini. Il caso più clamoroso è l’Ecclesiam Suam, l’Enciclica programmatica del ’64, un testo bellissimo che però ho volutamente escluso proprio per non fare una scelta, perché è un testo molto lungo.

D. - Nella storia di Papa Paolo VI c’è il Concilio: c’è la ripresa del Concilio nel ’63 e questi anni ci sono presenti. “Mai è stata così pura la Chiesa – scriveva Paolo VI - mai così desiderosa di servire il Signore, mai così disinteressata, mai così staccata dagli interessi temporali”. Che dire?

R. - É la grande atmosfera, la  grande speranza di quegli anni. È stato un Papa aperto al suo tempo, aperto all’incontro, dando fiducia all’altro.

D. – Il tema centrale del Pontificato di Papa Francesco è la Misericordia. C’è un legame fortissimo con Paolo VI. Ricordiamo quando dice: “Fratelli lontani, perdonateci se non vi abbiamo compreso, se vi abbiamo troppo facilmente respinti, se non ci siamo curati di voi, se non siamo stati bravi maestri di spirito e medici delle anime. Perdonateci” …

R. - Questo è il messaggio dell’arcivescovo Montini con il quale nel novembre del ‘57 apre la missione di Milano rivolgendosi ai lontani. Lei ha fatto bene a ricordare questo tema centrale del Pontificato di Bergoglio che però è il tema che apre con Roncalli e chiude con Montini il Concilio. Roncalli apre dicendo: “Oggi la Chiesa preferisce la medicina della misericordia” e Montini chiude dicendo: “L’immagine che riassume il Concilio, il suo incontro con il mondo, è l’immagine del samaritano”, quindi un’immagine di misericordia.

D. – Quindi, c’è questa continuità molto grande …

R. - Sì, nella differenza fortissima di personalità, di carattere – questo è ovvio -, di origine, ma c’è questa forte continuità senza dubbio, anche se – e io questo l’ho scritto nelle brevi pagine introduttive – Montini è un po’ dimenticato: Papa Bergoglio lo sta facendo tornare nel cuore della Chiesa.

D. - Paolo VI, pensando anche al Concilio, parlava di una Chiesa che si mette in discussione e che riforma se stessa. Riflette sul rapporto tra dottrina e pratica: “La pratica, consenziente la dottrina – affermava - è suscettibile di mille applicazioni contingenti; la dottrina anche  per esigenze pratiche deve restare fedele a sé stessa”…

R. - Io credo che Papa Montini quando ha deciso di riconvocare il Concilio non ha avuto alcun dubbio, pur cosciente delle difficoltà che il Concilio rappresentava ed avrebbe portato come ogni Concilio nella storia. Io sono convinto che se Montini fosse stato eletto Papa nel ’58 avrebbe scelto un altro modo per rinnovare la Chiesa proprio perché vedeva tutte le complessità del Concilio. Tra l’altro, i Concili più importanti hanno avuto naturalmente, fisiologicamente bisogno di tempo per essere compresi, recepiti dagli ecclesiastici ma anche dai fedeli. Eppure lo ha assunto il Concilio intuito da Roncalli, da Giovanni XXIII, in questo modo straordinario, lo fa proprio, perché si era già schierato con la maggioranza riformista alla fine del ’62, e lo conduce con rispetto ma anche con la piena coscienza del ruolo papale.








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