2016-04-24 10:30:00

Anniversario Sisma Nepal. Caritas: ricostruzione stenta a partire


A un anno dal terremoto in Nepal la Caritas italiana ha pubblicato un rapporto per fare il punto della situazione. Le condizioni di vita della popolazione rimangono di assoluta emergenza perché la ricostruzione non è ancora partita. I ritardi sono dovuti all’instabilità politica del Paese per via dei difficili rapporti con la vicina India. Una delegazione di Caritas Internationalis, intanto, sarà in questi giorni in Nepal per promuovere nuovi progetti di rilancio e di assistenza. Daniele Gargagliano ha chiesto di tracciare un bilancio sulle iniziative messe in campo dalla Caritas italiana a Fabrizio Cavalletti, responsabile dell'ufficio Asia dell’organismo caritativo della Cei:

R. – La strada per la ricostruzione è ancora abbastanza ardua, in quanto non è ancora iniziata e quindi fino a quando non si potrà realmente mettere la prima pietra, il primo mattone è bene essere molto cauti. Tutto ciò che doveva essere fatto per iniziare a ricostruire sembra essere stato fatto e sto parlando – evidentemente – di quei regolamenti che servivano e che il governo nepalese aveva annunciato da molto tempo, regolamenti che riguardano appunto le modalità con le quali ricostruire, sono stati resi pubblici e pertanto i progetti di ricostruzione che anche le varie organizzazioni avevano presentato, sono stati approvati: tutto è pronto e si può iniziare.

D. – La ricostruzione è stata bloccata da una situazione di stallo politico tra la promulgazione della nuova Costituzione e la crisi dei rapporti tra Nepal e la vicina India. Per sei mesi tutto è rimasto fermo. Quanto è costato alla popolazione questo ritardo?

R. – Il Paese con una percentuale di persone al di sotto della soglia di povertà assoluta è di oltre il 50%, quindi un Paese già molto povero che il sisma ha piegato e che ha veramente messo in ginocchio, perché le persone si sono trovate senza nulla: sono state oltre 600 mila le abitazioni crollate del tutto e altre 200 mila e oltre danneggiate … Scuole distrutte insieme ai sistemi idrici … insomma, è stato veramente devastante, soprattutto nei distretti centrali intorno a Kathmandu. La popolazione si è trovata veramente senza nulla, totalmente dipendente dall’assistenza delle organizzazioni umanitarie. E questa situazione che si sperava durasse non più di qualche mese, in realtà è durata un anno, con l’aggravante che stiamo parlando del Nepal, il tetto del mondo: con un inverno evidentemente rigidissimo. La gente ha dovuto passare l’inverno sotto questi rifugi temporanei …

D. – La Caritas sostiene ben 17 progetti per il Nepal, con l’aiuto anche di congregazioni religiose e altre organizzazioni. Ma cosa chiedete alla comunità internazionale per intensificare gli aiuti?

R. – Chiede soprattutto di continuare ad appoggiare in modo significativo la ricostruzione perché ovviamente la Caritas si inserisce in un piano di ricostruzione che è del governo nepalese. Sono previsti dei sussidi che il governo darà a tutte le persone colpite, che però non sono molto alti: quindi, difficilmente basteranno per ricostruire case sicure. E quindi poi tutte le organizzazioni, tra cui anche la Caritas, si inseriscono sussidiariamente, aggiungendo quello che serve invece per avere una casa sicura e più dignitosa. Alla comunità internazionale e in primis ai Paesi limitrofi, l’India in testa, si chiede di favorire tutto questo, cosa che non è successo finora, perché nel problema dello stallo politico che ha così tanto rallentato la ripresa, il problema principale è stato la crisi con l’India. Quindi serve un impegno in questo senso, cioè un impegno a fare in modo che questo processo di ricostruzione sia facilitato il più possibile, però tenendo gli occhi molto aperti perché – non dobbiamo nascondercelo – in Nepal c’è un altissimo tasso di corruzione. Far le cose in regola e onestamente, come si vuol fare, non è facile in Nepal, e quindi serve uno sforzo, un impegno in più anche in questo senso, anche a costo – ahimé! – di allungare ancora un po’ i tempi di intervento. Anche da questo punto di vista penso che la comunità internazionale possa fare le pressioni giuste.

D. – Qual è l’obiettivo della delegazione di Caritas Internationalis arrivata in Nepal?

R. – Fare il punto della situazione rispetto a quanto è stato fatto, cercando anche di apprendere un po’ le lezioni da quello che è successo finora e anche da altre esperienze. Lì si ritroveranno molte Caritas del mondo che sono intervenute anche in altre emergenze simili a questa, con l’obiettivo – appunto – di fare il punto, di imparare da altre esperienze e da quanto successo finora, e guardare in avanti.








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