“Non capivamo perché ci fosse la necessità di fotocopiare interi documenti già acquisiti”. Così Stefano Fralleoni nella decima udienza del processo in Vaticano per appropriazione e divulgazione illecita di documenti riservati. Il testimone, all'epoca dei fatti ragioniere generale della Prefettura degli Affari economici, è stato chiamato come teste dall’ufficio del promotore di giustizia. Presenti tutti gli imputati, tranne il giornalista Emiliano Fittipaldi; l'altro cronista, Gianluigi Nuzzi, ha lasciato l’aula per "sopraggiunti motivi" poco prima della fine dell'udienza, che è stata aggiornata, come conferma anche la nota della Sala Stampa Vaticana, a giovedì alle 15.30. Massimiliano Menichetti:
Un’udienza pomeridiana tutta incentrata sull’interrogatorio di Stefano Fralleoni, che ha ricostruito il suo incarico presso la Prefettura degli Affari economici a partire dal novembre del 1996 in qualità di revisore contabile, fino ad arrivare alle mansioni dirigenziali, di ragioniere generale, svolte a partire dal 2009.
"Ero un nemico"
“Non avevo compiti decisionali”, ha precisato, spiegando che il lavoro in Prefettura,
prima della costituzione della Cosea, si svolgeva serenamente “con un flusso costante
di informazioni, in entrata ed in uscita”. Fatto, questo, che cambiò sempre più, fino
a generarsi una “frattura” tra le due strutture. Cosea indagava anche sulla Prefettura.
"Ero un nemico - dice - di mons. Vallejo e mons. Abbondi”; avevamo una “diversa visione
dei problemi”.
L’affiancamento di mons. Vallejo
Fralleoni ha spiegato che mons. Vallejo Balda ebbe
l’incarico in Prefettura Affari Economici dopo nove mesi di vacatio, seguiti all’uscita
dal ruolo di mons. Di Mauro. “Mons Vallejo non parlava italiano, non conosceva la
Santa Sede, né la Curia. All’inizio fu difficile” - ha detto - precisando di essere
stato un referente per il nuovo superiore insieme a mons. Alfredo Abbondi. Ha evidenziato
che Francesca Immacolata Chaouqui iniziò a frequentare “una o due volte la settimana”
gli uffici già dalla primavera del 2013, prima della costituzione di Cosea, incontrandosi
prevalentemente con i due prelati.
Il sodalizio a porte chiuse
Sollecitato dalle domande, Fralleoni ha precisato
che, man mano che Cosea diventava operativa, “si intensificarono” gli incontri “a
porte chiuse tra mons. Vallejo, Maio, Chaouqui e mons Abbondi”. E che questo “faceva
pensare ad un sodalizio”, “un modo comune di vedere le cose”. “Tutti i colleghi laici
- ha detto - avevano rilevato questa anomalia” una sorta di “irritualità”.
Pensavano di trasformare i Musei Vaticani
in Fondazione
Non circolavano notizie tra Cosea e la Prefettura.
Gli incontri della Commissione sostanzialmente si svolgevano “a porte chiuse” nell’ufficio
di mons. Vallejo e non nella sede Cosea di Santa Marta e al personale della Prefettura
venivano fatte richieste inerenti ad attività Cosea. Fralleoni ha raccontato che non
sapeva nulla delle riunioni Cosea, ma che mons. Vallejo lo informò che “si stava pensando
ad una separazione dei Musei Vaticani per trasformarli in una Fondazione”, idea questa
“avuta anni prima da mons. Abbondi”.
Rapporti deteriorati
Il teste ha presentato un graduale deterioramento
delle relazioni tra mons. Vallejo ed il personale della Prefettura. Ha parlato dapprima
di “apprezzamento” e “stima” da parte del segretario, poi di “un cambiamento”. “Tutti
i dipendenti - ha detto - erano diventati incapaci e fannulloni. C’era sempre un modo
per esprimere delle critiche per qualcosa che non andava”. Fralleoni ha parlato di
un “clima sgradevole, con manifestazioni di violenze fisiche” come degli “strattonamenti”
da parte di mons. Vallejo. Fatti questi segnalati alle competenti istituzioni. Per
il segretario - ha aggiunto - “tutto il personale della Santa Sede era di basso profilo”.
Mons. Vallejo e Chaouqui
Sollecitato sul rapporto tra il prelato e la Chaouqui
ha evidenziato che il monsignore la reputava “una persona di valore, di grande esperienza
nell’ambito della comunicazione”, importante per i “rapporti con i media” ed “insisteva
sulla necessità di inserirla”. Fralleoni aveva l’impressione che la donna “avesse
un grande ascendente su mons. Vallejo e che lui tenesse molto in considerazione i
suoi giudizi”.
Usb con il fascicolo Scarano
Il testimone ha parlato di un giorno, prima che si
avviasse il lavoro di Cosea, in cui mons. Vallejo dopo aver incontrato Chaouqui, gli mostrò una
chiavetta Usb con dentro “il fascicolo completo del caso Scarano”. “Materiale che
non poteva trovarsi in Prefettura e che era della Procura della Repubblica italiana”.
“Lo fece - ha risposto - per far vedere che poteva avere accesso a documenti riservati”.
Fralleoni ha confermato la deduzione “che il materiale gli fosse stato consegnato
dalla donna”.
Il via vai in Prefettura
Descrivendo “le molte persone che avevano accesso
in Prefettura”, il ragioniere generale ha precisato che Cosea aveva chiesto l’assistenza
di esperti delle società Kpmg e Mckinsey, i quali avevano le chiavi della struttura
e che come i membri della Commissione, “si trattenevano oltre l’orario di ufficio”.
I documenti fotocopiati
A questo punto ha spiegato quella che ha definito
“una grave anomalia”, motivo di contrasti con il personale della Prefettura, ovvero
la decisione di mons. Vallejo di incaricare un usciere e mons. Abbondi di fotocopiare
molti documenti come “gli estratti conto dello Ior relativi alla quasi totalità delle
giacenze degli enti della Santa Sede”, “consistenti documenti relativi alle Cause
dei Santi” e “un gruppo di fascicoli su bilanci e relazioni sulle Basiliche papali”.
Il monito
“Nel momento in cui si cercava di capire per aiutare
- ha proseguito - si riceveva una sorta di monito” e ci veniva detto: “chi è contrario
alla riforma è contrario al volere di Sua Santità”. Pur non comprendendo “perché ci
fosse la necessità di fotocopiare interi documenti già acquisiti sia da Cosea sia
dalla Prefettura”, Fralleoni però non ha potuto confermare, ma solo ipotizzare, “un
utilizzo extra-istituzionale” degli atti.
Il foglio delle firme
In Prefettura non esisteva un vero e proprio registro
delle “uscite per presa visione dei documenti”, ma un foglio di segnalazione e “mons.
Vallejo - ha spiegato ancora - nonostante i contrasti con la sig.ra Pellegrino, responsabile
dell’archivio ordinario”, si rifiutava di firmarlo. "Fatto questo comunque segnalato
al cardinale Giuseppe Versaldi, presidente della Prefettura degli Affari economici".
Il set di valigie
Il dirigente vaticano ha poi parlato del set di valigie
arrivato nel 2014 indirizzato “alla Cosea c/o Prefettura”. “Maio – secondo Fralleoni
- disse che erano faldoni per le attività" della Commissione, ma il dirigente lo vide
“andare via con una di queste valigie”. A questo punto Francesca Immacolata Chaouqui,
più volte ripresa durante l’udienza per i commenti a voce alta o i gesti in aula,
rivolgendosi al presidente del Tribunale ha detto che “erano solo valigie" e che era
"in grado di mostrarne una" perché in suo possesso.
Microspie
Fralleoni si è quindi riferito al libro “Via Crucis”
in cui è citato. “E’ come se qualcuno mi avesse filmato oltre che ascoltato” ha detto,
evidenziando che il testo di Nuzzi riporta “gesti e situazioni” in cui c’era il massimo
riserbo come la sua “partecipazione alla presentazione dei bilanci” con il “Consiglio
dei quindici Cardinali”; dei dialoghi avvenuti durante una “pausa caffè sempre in
quella sede” ed una conversazione avuta con un postulatore sulle cause di beatificazione.
“Mi è stato detto - ha aggiunto - che in Prefettura ci fossero microspie, ma non posso
confermare”.
La sospensione di Fralleoni
Sollecitato sulle sue attuali mansioni, Fralleoni
ha spiegato che in data 29 ottobre 2015 è stato sospeso dal servizio in Prefettura
per incompatibilità del suo ruolo con l’incarico di presidente della Fondazione Bambino
Gesù e presidente della Fondazione Padre Luigi Maria Monti. Ha comunque precisato
che “mons. Vallejo sapeva del lavoro svolto in Italia” e che “mai questi incarichi
istituzionali avevano costituito problema”. Il testimone ha anche confermato che la
firma della sospensione è stata quella di mons. Vallejo, ma di non poter "confermare
se la decisione sia venuta” effettivamente da lui.
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