2016-04-27 16:23:00

Napoli, a chi importa del Sud? Parla 'Un Popolo in cammino'


"Vogliamo tenerci fuori da queste lotte elettorali perché si gioca sulla pelle della gente e sul sangue che è stato versato. Bisogna riappropriarsi della città. Così la camorra non può nulla". Il gesuita Vincenzo Sibilio, Rettore del Gesù Nuovo a Napoli, commenta il clima ad alta tensione che si respira nel capoluogo campano e in tutto il Sud, all'indomani della visita in Prefettura del Premier che ha auspicato scuole aperte nel pomeriggio nei quartieri del disagio. 

La Chiesa supplente

Padre Sibilio, 'napoletano di Napoli' come ama definirsi, conosce bene il tessuto della città e il mondo della scuola, essendo peraltro stato Rettore dell'ex Istituto Gonzaga a Palermo (C.E.I.). Anch'egli fa parte, come molti altri preti e rapprensentanti della società civile, di quel gruppo di persone che, quando è ripresa la strage camorristica, spontaneamente, si sono riunite sotto la sigla 'Popolo in cammino' per manifestare il dissenso a questo stato di degradazione. Ai nostri microfoni ricostruisce i passaggi del loro impegno: "Abbiamo presentato le nostre richieste - che non comprendevano solo la scuola, ma  il lavoro e l'attenzione ai giovani - in Prefettura. Nonostante il grande ascolto non sono state soddisfatte. L’appello è stato quindi rivolto a tutte le forze di Governo e poi c'è stata la visita di Renzi in Prefettura". Come giudica le polemiche seguite alle sue dichiarazioni e le critiche mosse a lui dal sindaco De Magistris? "Io dico che ora non è con l’esercito e la polizia che si può frenare questo problema angosciante ma neppure sfruttando queste situazioni per campagne elettorali. Ora è il momento in cui tutte le forze, superando divisioni e differenze, si mettano insieme per costruire qualcosa. Invece notiamo che c’è una costante lacerazione". Un autogol, allora, il vostro? "Probabilmente sì, purtroppo. Il fatto è che la nostra richiesta si rivolge anche alla società civile. Se non si risveglia con un sussulto di dignità è impossibile fare qualunque cosa". Lei è tornato a Napoli da un anno e mezzo: "Sì, e devo dire in coscienza che c’è una grande consapevolezza e voglia di coinvolgersi per poter dare a questa città la gioia di vivere serenamente. La recrudescenza della camorra dipende purtroppo anche dal fatto che mancano il lavoro, l’istruzione e l’educazione. Noi facciamo fronte costantemente con compiti di supplenza a situazioni dolorosissime di perdita di impiego, di sempre maggiore povertà. E quando non c’è il pane lo si cerca ovunque possibile". 

Sufficiente tenere le scuole aperte?

"Sicuramente sarebbe un grosso aiuto offerto alla cittadinanza. Ma non può bastare", riprende Sibilio. "L’altra possibilità è riguadagnarsi le piazze, non aver paura. Ogni tipo di mafia, camorra o 'ndrangheta vince contro il singolo ma non contro un popolo". Renzi insomma vi ha lasciato con uno slogan molto bello ma semplicistico? "Forse sì. Perché bisognerebbe incidere sulle cause e non c’è volontà. Basta vedere in quali condizioni viene lasciato il Sud. Napoli, ne è la sintesiNon si possono fare promesse e non mantenerle". E dello stesso avviso è il giovane Giorgio Catena, membro della CVX (Comunità di Vita Cristiana) a Sant’Arpino (CE), una realtà che tra le sue opere di apostolato ha anche un laboratorio di italiano per stranieri. Il suo impegno sociale è stato tradotto nella collaborazione a fondare una lista civica ‘Speranza e Futuro per Sant’Arpino’: "Ho sempre cercato con la mia esperienza ecclesiale di parlare di 'comunità educante'. Non serve una politica dei progetti ma credo che sia necessario tornare a una politica che progetta. Ascoltare il territorio e comprenderne le esigenze integrando tutte le agenzie formative. Bisogna tornare alla politica come servizio del bene comune attraverso testimoni credibili e operatori competenti".

I Maestri di strada

"Si fanno contrapposizioni su cose per le quali non ci dovrebbero essere", commenta Cesare Moreno, Presidente dei Maestri di Strada e dell'omonima associazione con la quale da oltre vent'anni sperimenta l'apertura pomeridiana delle scuole nei difficili quartieri di S. Giovanni, Ponticelli, Barra: "Le scuole al pomeriggio vanno benissimo ma bisogna poi vedere chi ci va, come ci va, quante ne sono", precisa. "Il premier fa delle promesse e fa bene, ma il problema è che chi si occupa di giovani non può andare a rimorchio di queste persone. I quartieri di Napoli sono 22 ma sono stati accorpati in 10 circoscrizioni. Come si agirà? Non è chiaro", lamenta ancora Moreno. E ancora: "Se la scuola è aperta di pomeriggio ci possono andare tutti quelli del quartiere, della medesima strada? Sulla base della mia esperienza dico che molti vengono esclusi. E’ una cosa indegna. Una istituzione non potrebbe mai e poi mai escludere". Che risultati avete ottenuto con la vostra esperienza di inclusione sociale? "I risultati sono ottimi se si stabiliscono buone relazioni coi ragazzi, pessimi dal punto di vista della capacità da parte della scuola di reggere una simile apertura sul territorio. Perché spesso quelli che vengono presentati sono progetti spot mordi e fuggi, che non hanno continuità, che servono a chi li propone per potersi vantare nel dire ‘ho fatto un bel progettino’. Io sono vent’anni che insisto sullo stesso quartiere e con le stesse scuole. Noi dobbiamo proibire l’invenzione di parole nuove sulla scuola, ma fare una sola cosa: educare i giovani con le materie: il bello, il buono e il giusto".

 








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