2016-04-27 13:52:00

Crisi in Venezuela: settimana lavorativa ridotta a due giorni


Il governo venezuelano ha imposto una settimana lavorativa di due giorni nel settore pubblico come misura temporanea per far fronte alla grave crisi energetica che attraversa il Paese: i dipendenti statali lavoreranno solo il lunedì e il martedì per risparmiare elettricità, fino a data da precisare. Intanto, il Consiglio Nazionale Elettorale del Venezuela consegnerà all'opposizione i formulari necessari per richiedere un referendum revocatorio del mandato del presidente Nicolas Maduro. Ad invocarlo da tempo il Tavolo di Unità Democratica, la coalizione antichavista. Il movimento dovrà ora raccogliere le firme di cittadini che rappresentino almeno l'1% degli iscritti nelle liste elettorali in tutto il Paese, come prossimo passo per la convocazione del referendum. Per un'analisi del Paese che fronteggia una pesante crisi economico-istituzionale, in un contesto di pesante criminalità, Massimiliano Menichetti ha intervistato Leonardo Morlino professore di Scienza della Politica all’Università Luiss di Roma:

R. – Chavez ha tentato di introdurre elementi di maggior eguaglianza, quindi di lotta alla diseguaglianza, in un Paese che effettivamente era caratterizzato da questo. In buona sostanza Chavez ha avuto successo, anche se ha pagato questo con una serie di aspetti, come l’aumento di corruzione, la limitazione di alcuni diritti civili e politici, la limitazione della stampa... A questo punto una volta scomparso Chavez e di fronte alla attivazione di forze che da sempre sono state contrarie e che nelle ultime elezioni si sono dimostrate di poco maggioritarie e soprattutto di fronte alla crisi economica dovuta alla diminuzione del costo del petrolio e quindi gli introiti che venivano dal petrolio, ci troviamo con un dato – fine anno scorso – in cui il 78 per cento della popolazione è sulla soglia della povertà. Un disastro assoluto, completo e senza rimedio per un Paese!

D. – Che dire di questa richiesta di referendum revocatorio del mandato del presidente Maduro?

R. – E’ l’unico modo per uscire da uno stallo, perché il potere del presidente Maduro è in contrapposizione con una maggioranza parlamentare, appunto contraria al presidente, quindi l’unico modo per uscire dallo stallo è ritornare ai cittadini.

D. – Tutto questo in un contesto dove il crimine organizzato sembra ormai essere, di fatto, la legge…

R. – E’ una situazione drammatica! In questo decennio c’è stata minore attenzione ai diritti civili, limitazione dei diritti politici, controllo della stampa. Però i militari hanno ancora un loro potere ed hanno ancora qualcosa da dire…. Alla fine Maduro cercherà di appoggiarsi a loro.

D. – Ma si rischia un collasso del Paese?

R – E' già al collasso il Paese! C’è povertà, difficoltà di approvvigionamento… Il vivere comune è saltato! E in questo – è chiaro – la criminalità organizzata ha uno spazio enorme…

D. – Come si cambia questa realtà?

R. – Sperando che ci sia il referendum il più rapidamente possibile, sperando in una grande responsabilità dei militari, che hanno avuto – in verità –  negli anni precedenti, e quindi si inizi un cambio, un cambio che sarà comunque dolorosissimo …








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