I vescovi del Sudafrica sono preoccupati dal clima di scontro politico e sociale nel Paese, segnato in questi mesi da violente proteste, represse con la forza dalla polizia.
Evitare di fare precipitare il Paese in una guerra civile
In una nota diffusa il 25 aprile, il presidente della
Commissione episcopale della Giustizia e della Pace, mons. Abel Gabuza, ha ammonito
i partiti politici ad astenersi da azioni e dichiarazioni bellicose che potrebbero
istigare alla violenza nella campagna per le prossime elezioni locali del 3 agosto
e rischiano di fare precipitare il Paese in una guerra civile. La nota si riferisce
in particolare alle parole del leader del Partito di opposizione Freedom Fighters,
Juliuis Malema, che in questi giorni ha minacciato di cacciare il governo con le armi,
se andasse avanti con la violenta repressione delle proteste.
No all’uso eccessivo della forza per reprimere le proteste sociali
“Abbiamo visto le conseguenze nefaste della guerra
civile in altri Paesi africani, compresa la massiccia perdita di vite umane, le crisi
di rifugiati e i danni irreparabili all’economia. Non vogliamo che il nostro Paese
si incammini su questa strada”, si legge nella dichiarazione ripresa dall’agenzia
Cns. Mons. Gabuza chiama in causa anche l’uso eccessivo della forza da parte della
polizia che - afferma - non risolve il complesso problema delle proteste violente.
Il governo - prosegue - dovrebbe invece affrontare le cause del malcontento, “comprese
le crescenti disuguaglianze economiche, la disoccupazione giovanile, il clientelismo
e la corsa dissennata per conquistare posizioni politiche, soprattutto quando esse
sono considerate come un’opportunità di arricchimento personale”.
Il governo Zuma in difficoltà
Le proteste di questi mesi in Sudafrica sono legate
alla crisi economica e hanno coinvolto i quartieri più disagiati del Paese esclusi
dall’accesso a servizi essenziali, come l’acqua potabile e l’elettricità, ma anche
gli studenti universitari. La repressione violenta della polizia ha ulteriormente
indebolito la posizione del presidente Jacob Zuma, condannato di recente dalla Corte
Costituzionale per aver usato 246 milioni di rand (14 milioni di euro) di fondi pubblici
per ristrutturare la sua residenza di Nkandla. (L.Z.)
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