2016-04-28 14:26:00

Grecia: torna lo spettro del default, slitta l'Eurogruppo


Si è aperto ieri ad Atene, in Grecia, il nuovo round di negoziati a livello tecnico, ma giovedì prossimo non ci sarà l’Eurogruppo che avrebbe dovuto chiudere la prima revisione delle trattative. Il premier ellenico Tsipras ha chiesto la convocazione urgente di un vertice straordinario dei leader dell’Eurozona ma sia Bruxelles che Berlino rispondono “no” perché i colloqui con la Grecia non hanno fatto abbastanza progressi. Si sta dunque riaprendo un “caso Grecia”? Roberta Barbi lo ha chiesto a Francesco Carlà, economista e presidente di "FinanzaWorld":

R. – Mi pare che stavolta ci sia soprattutto un tema politico - nel senso che nemmeno questo governo Tsipras sembra in grado di gestire politicamente i rapporti con il suo elettorato e, contemporaneamente, con le istituzioni che premono - però ci sono anche dei temi economici di fondo che sono l’oggetto reale della diatriba. In particolare ci sono le richieste del Fondo Monetario che in teoria dovevano portare un risparmio pari a circa un 2% del Pil, che però prevede una sforbiciata ulteriore alle pensioni che sono già state decurtate del 40%. In più, il governo greco si rifiuta di abbassare ulteriormente da 9.100 a 8.180 euro la fascia di reddito che non paga le imposte in Grecia.

D. - Atene accusa il Fondo Monetario Internazionale che vorrebbe nuovi tagli e tasse, di essere ossessionato dall’austerità e di rifiutare le proposte del governo greco. È davvero così?

R. - Anche qui c’è un po’ di maretta su questo tema, perché da una parte il Fondo Monetario potrebbe anche essere, paradossalmente, il migliore alleato del governo greco all’interno delle istituzioni che controllano lo sviluppo dei passi in avanti della Grecia. Infatti il Fondo Monetario chiede anche una ristrutturazione del debito, cioè prova a spingere sull’idea che il debito greco sia, sostanzialmente così com’è, non gestibile. Credono tra l’altro - Christine Lagarde e soci  -  che la Grecia non potrà mai raggiungere il 3.5% di avanzo primario nel 2018, che è uno dei target fondamentali. Questa posizione del Fondo Monetario Internazionale è, a quanto pare, condivisa da molti osservatori greci oltre che internazionali.

D. - Tra l’altro sembra che ciò che il Fmi chiede sia oltre i confini della Costituzione e del sistema legale greco. Quale via si potrebbe percorrere?

R. - È chiaro che da quando la crisi greca è esplosa, sono stati fatti errori continui da una parte e dall’altra. Adesso si sta per rifare un errore del passato, perché il target di bilancio del 2012 e del governo Samaras era addirittura l’avanzo primario al 4.5% del Pil! Come forse qualcuno ricorderà, fu mancato di oltre due miliardi. Quindi si sta chiedendo ai greci e si sta provando a rifare con i greci una cosa che non ha funzionato già quattro anni fa. A me sembra che la strategia più intelligente sia quella di un bailout a metà delle problematiche greche e in particolare quello che riguarda il debito che nel frattempo se ne è andato al 177% del Pil e che è sostanzialmente ormai fuori controllo. Perché questo non viene fatto e si continua, invece, a spingere sul tema dell’austerity? Probabilmente è una questione politica strategica complessiva, perché se si apre questa porta, poi, i debiti pubblici di Paesi come l’Italia in particolare che non sono al 177% del Pil, ma sono al 137%, potrebbero essere quelli che seguono immediatamente a chiedere un’ulteriore ristrutturazione.

D. - Si parla di Grecia verso una nuova crisi di liquidità e ovviamente gli occhi sono puntati sui tre miliardi e mezzo che a luglio Atene dovrà rimborsare alla Bce 

R. - Non è un caso se queste schermaglie si sono aperte alla fine di aprile, proprio perché a luglio scadono questi 3.5 miliardi e quindi c’è il tempo - maggio, giugno – per riunioni, incontri. Rivedremo lo scenario un po’ defaticante che abbiamo visto nel 2015. Che questo possa portare aD un’ulteriore crisi politica è, probabilmente, nell’ordine delle possibilità e contemporaneamente abbiamo l’Economist che ci dice che la Grecia ha ancora possibilità di Grexit al 60% da qui al 2020. Quello che è certo, è che queste riforme di austerity, ancora una volta, non stanno funzionando nel Paese.








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