2016-04-30 14:32:00

Omicidio Fortuna, Patriciello: su pedofilia muoversi per tempo


"Abbiamo tirato un respiro di sollievo, se veramente si è arrivati alla verità", Don Patriciello, parroco di Caivano commenta così l'ordinanza di custodia cautelare eseguita nei confronti di Raimondo Caputo, il 43.enne accusato dell'omicidio di Fortuna, la bambina di 6 anni precipitata da un palazzo il 24 giugno 2014 nel Parco Verde di Caivano. Sui crimini della pedofilia si è espresso il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, auspicando che vi sia un'inchiesta ''rapida, ampia e severa''. Valentina Onori ha raccolto la testimonianza di don Maurizio Patriciello, parroco della chiesa di San Paolo Apostolo del quartiere napoletano:

R. – Sono passati due anni di sofferenze inenarrabili per tutto il quartiere che è stato messo sotto osservazione, tutti hanno dubitato di tuttI. Io ho sempre detto, anche nel giorno stesso in cui abbiamo celebrato il funerale di Fortuna: “Chi sa, parli”. Ma ho anche aggiunto: “Chi non sa, taccia”, per non provocare altre inutili sofferenze ai poveri di quel quartiere che non potrebbero permettersi neanche un avvocato. Si è parlato di omertà: certamente qualcuno che sapeva e non ha parlato aveva i suoi interessi a non parlare. Però, c’è stato un errore per me gravissimo da parte di certa stampa e anche da parte di certe trasmissioni televisive, che hanno cominciato a parlare di “palazzo dell’orrore”. Questo ha dato una sofferenza immensa alle persone, ai bambini che abitano in quel palazzo, che magari sono del tutto innocenti e che non meritano di essere additati come tali. Ieri, abbiamo tirato un respiro di sollievo, se veramente si è arrivati alla verità.

D. – Bisognerebbe dichiarare lo stato di calamità criminale – si dice – nel quartiere…

R. – Però, bisogna fare attenzione, perché con troppa superficialità e irresponsabilità si è voluto fare un’equazione tra povertà, quartieri popolari e pedofilia. Questo sarebbe un regalo immenso fatto ai pedofili di tutto il mondo. I pedofili purtroppo li troviamo in tutte le fasce della popolazione, tra i ricchi e i poveri, tra i colti e gli ignoranti, tra i vecchi e i giovani... Ed è un problema molto grave che si arrivi sempre quando lo scempio già è avvenuto: per me, è una magra consolazione arrivare adesso a sapere “chi” ha fatto del male a Fortuna. Fortuna non c’è più, Fortuna è morta. Fortuna è stata scempiata, Fortuna è stata scaraventata giù! Bisogna arrivare prima, prima, prima, prima! Questo fatto è avvenuto nel Parco Verde in Caivano in provincia di Napoli. Poteva avvenire tranquillamente ai Parioli o a Posillipo o a Mergellina o al Vomero.

D. – In questo quartiere, in cui ci sono anche genitori che utilizzano i figli per spacciare droga, quali sono le difficoltà che incontra tutti i giorni?

R. –  Le difficoltà le ha dette ieri anche il procuratore di Napoli Nord, il dott. Greco, ha parlato di “un’infanzia abbandonata”. Io sono vent’anni che alzo la voce su questo! Questo problema c’è: sono quartieri difficili, sono quartieri nei quali c’è una disoccupazione altissima, dove ci sono persone che però cambierebbero vita se solamente fossero in grado di farlo, persone che scapperebbero da questi luoghi… Sono quartieri che sono stati abbandonati, innanzitutto dalle istituzioni: dovrebbe farsi un esame di coscienza lo Stato, in tutte le sue dimensioni, in tutte le sue sfaccettature. Se chiude la parrocchia, che pure dà un piccolo aiuto per pagare le bollette, per fare la spesa, per mandare i bambini a scuola, per comprare i quaderni, non c’è una mano! Anzi, le persone hanno il terrore di andare ai Servizi sociali, perché l’unica cosa che sanno fare – purtroppo – questi fratelli è far balenare loro la possibilità che gli saranno tolti i bambini.

D. – Quindi, mancano gli strumenti giusti?

R. – Mancano gli strumenti. Adesso, negli ultimi giorni, a Napoli ci sono stati tre omicidi: non si fa in tempo ad accompagnare al camposanto un morto ammazzato, che già te ne ammazzano un altro. Adesso, si parla di aprire le scuole anche di pomeriggio: è un bene? Certamente è un bene. Ma la mia domanda di persona che vive là, con i piedi per terra, è molto semplice: in questi quartieri c’è un’evasione scolastica molto alta, giusto? E se i bambini non vanno a scuola di mattina, ti pare che vanno a scuola di pomeriggio? Sono venuti i ministri. Però, tutto finisce là. E la gente è anche stanca delle cosiddette “passarelle”. Adesso, se mi permetto di far venire qualcuno in parrocchia penso che mi fischieranno! Le passarelle non sono mai servite a niente. Anzi, forse servono a spegnere la speranza. Detto questo, il passaggio successivo alla pedofilia, questo è tutto un altro discorso.

D. – Quali sono le azioni concrete per contrastarla?

R. – Beh, in questo caso di pedofilia c’è una persona che ha problemi. In questo momento, la Procura ci dice che si chiama Raimondo Caputo: è un signore che ha un nome, un cognome e un volto. C’è stato questo problema in questo palazzo in questo quartiere: lo affronterei da questo punto di vista. Per quanto riguarda il problema di Fortuna, io l’ho chiamata “piccola Fortuna sfortunata”, che è caduta nelle grinfie di questa persona, ma questa “persona” adesso mi sembra che abbia un nome e un cognome. Cioè, abbiamo un colpevole, come abbiamo un colpevole per altri omicidi, per altri fatti bruttissimi. Secondo me, per il “problema pedofilia” stiamo facendo troppo poco. Non ci vuole molto per capire che tutte le volte che interveniamo, interveniamo sempre quando lo scempio è già avvenuto, ma mai prima: non è mai preventivo il discorso. La gente si scandalizza: “Gettate via le chiavi!”, “Adesso la gogna!”. “Adesso la pena di morte”... E poi? Poi, i giorni passano e di questo problema non se ne parla più. Proprio questo succede. Un po’ come la camorra, no? Della camorra, a Napoli, si parla quando ci sono i morti. Ma quando i morti non ci sono, noi sappiamo troppo bene che la camorra a Napoli è viva e vegeta! Invece, il “problema pedofilia” dovrebbe essere affrontato in tutta la sua drammaticità. E’ qualcosa di incredibile, di inconcepibile! Pensare a un bambino nelle grinfie di un pedofilo è qualcosa che mi fa venire i brividi!

D. – Nelle sue omelie ha trattato l’argomento…

R. – Ne parliamo con i bambini a Messa. Guardi che i bambini di Parco Verde sono dei bambini intelligentissimi: alla Messa delle 10, l’omelia la fanno loro e trattano i problemi sociali. Loro sanno quello che è accaduto a Fortuna sanno, sanno bene. Logicamente, sono bambini sui 10 anni. Fortuna aveva 6 anni; il piccolo Antonio ne aveva 4, troppo piccolini. Ma questi bambini sono di un’intelligenza e di una prudenza superiore alla loro età: hanno imparato a vivere e anche a difendersi. E su questi quartieri tanta gente c’ha mangiato. Poi, le povertà sono state ammassate. Ammassare le povertà significa fare un gravissimo errore: significa farle moltiplicare a dismisura. E logicamente, in questi quartieri abbandonati dallo Stato, dove c’è tanta disoccupazione, la malavita organizzata trova il suo humus per potere andare avanti, per poter crescere, per affondare le radici.

D. – Lei conosceva Fortuna?

R. – Certo che l’ho conosciuta. Ricordo l’ultima volta che l’ho vista: era venuta con la sua mamma e con la sua nonna e io le avevo regalato delle caramelle che abbiamo sempre in sagrestia – ho sempre caramelle, cioccolatini per i bambini, la mia parrocchia è ricca di bambini. E lei con quel visino bellino, proprio così come lo vediamo sui giornali, aveva sorriso e aveva accettato queste caramelle, queste cioccolate, sorridendomi. E poi, non l’ho vista più.








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