2016-04-30 10:18:00

Galantino: 8 per mille per essere più vicini alla gente, noi trasparenti


Questa domenica, in Italia, sarà la giornata di sensibilizzazione per il sostegno economico alla Chiesa Cattolica. Grazie alla destinazione dell'8 per mille, solo nel 2015, sono stati realizzati nel Terzo Mondo 748 progetti, per un importo totale di 94 milioni di euro. Diocesi e parrocchie sono in prima fila nell'aiuto a poveri, emerginati e rifugiati. Un impegno che si rafforza in questo Anno della Misericordia. Alessandro Guarasci ha sentito il segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino:

R. – Se è vero che la missione della Chiesa è quella di fare e far fare esperienza della vicinanza di Dio agli ultimi, il sostegno economico alla Chiesa, soprattutto in questo periodo, è un modo concreto per condividere tutto quello che laici, religiosi e preti – attraverso tante realtà – fanno, soprattutto nelle periferie. Forse dovremmo imparare a comunicare di più e meglio quello che si fa con la somma dell’8 per mille destinato alla Chiesa cattolica. E questo proprio per evitare che i pochi – e comunque sempre deprecabili esempi negativi – mettano in cattiva luce e gettino ombra sulle straordinarie opere rese possibili propri attraverso l’8 per mille.

D. – Che cosa è cambiato nella vita di tante persone grazie anche alle opere realizzate con il contributo della Chiesa? Pensiamo ai poveri, agli immigrati…

R. – La Chiesa cattolica non si interessa agli ultimi perché ci sono i soldi dell’8 per mille da spendere: lo ha sempre fatto! Oggi, grazie all’8 per mille, può fare di più. Oltre a spendere i proventi dell’8 per mille per i poveri, per gli immigrati, per la promozione umana e per quella culturale, ricordo che la Chiesa cattolica utilizza una parte dell’8 per mille anche per il sostentamento del clero, con cifre assolutamente lontane da quelle che, ancora qualche giorno fa, venivano rese pubbliche da un settimanale. Guardi, io sono vescovo da quattro anni e non ho mai percepito 3 mila euro mensili, come ho letto su quel settimanale qualche giorno fa… E non solo: lo stipendio di un sacerdote è intorno ai mille euro. Penso che non ci sia niente di scandaloso che un sacerdote prenda questo stipendio per il lavoro che fa, anche se fosse solo equiparato a quello di un assistente sociale, perché gran parte dei nostri parroci sta in paesini, sta in periferia… E poi attenti, perché lì sopra si parlava dei cardinali: i cardinali non toccano l’8 per mille, non c’entrano niente con l’8 per mille! Un'altra precisazione: dal 2009 non viene rivalutato lo stipendio né dei sacerdoti né tantomeno dei vescovi.

D. – E poi cosa vuole aggiungere?

R. – A chi cerca di presentare, come dato deprecabile, sul quale poi lucrare, il fatto che l’impiego dell’8 per mille venga utilizzato anche per il culto, vorrei ricordare che nelle spese di culto vanno contemplati i tanti cantieri di edilizia, di culto e di restauro dei beni culturali. Sa quanti sono i cantieri aperti oggi? 920! Migliaia di persone mantengono la loro famiglia, lavorando in questi 920 cantieri. Vengono conservati, custoditi e resi fruibili veri e propri tesori di arte e di cultura altrimenti destinati ad andare in malora. E poi – ripeto – vengono costruiti luoghi di aggregazione. Se si spiegasse bene che spese di culto sono anche queste, forse la gente capirebbe meglio quanto pretestuose siano certe prese di posizione di chi identifica il culto con l'incenso e le candele. Se si piegasse bene che anche questo fa parte delle spese di culto, capirebbero quanto pretestuose siano certe sdegnose prese di distanza dalla voce culto, molto articolata, che alcuni fanno.

D. – Secondo lei, ci sono anche altri pregiudizi da sfatare, perché a volte l’8 per mille è anche oggetto di scontro fra forze politiche dentro la nostra società…

R. – I settori che criticano l’8 per mille alla Chiesa cattolica, secondo me, sono almeno di due specie. Vi sono quelli che, per partito preso, sentono forte la missione di andare contro tutto ciò che fa o dice la Chiesa cattolica: e siamo di fronte ad atteggiamenti assolutamente e chiaramente ideologici. Questa prima categoria calunnia a prescindere. Io mi chiedo come si faccia a chiudere gli occhi di fronte ai 25 mila immigrati accolti oggi? Come si fa a chiudere gli occhi di fronte alle mense Caritas presenti nei piccoli e nei grandi centri? Come si fa a chiudere gli occhi di fronte ai progetti di promozione e di formazione che si realizzano nei Paesi in via di sviluppo?

D. – Ci dà qualche numero su questo?

R. – Nel 2015 sono stati realizzati nel Terzo Mondo 748 progetti, per un importo totale di 94 milioni; nel 2016 – fino ad oggi – sono stati già approvati 67 progetti, per un importo di 23 milioni e mezzo. Quello che gli Stati o lo Stato o il governo riescono a fatica a fare, la Chiesa lo fa da sempre! Vi è poi l’altra categoria di realtà e di persone che, approfittando di questo atteggiamento negativo ed ideologico, fa tutto ciò che è possibile per monetizzare a proprio vantaggio queste critiche.

D. – Ovvero?

R. – A proposito di pregiudizi, penso di averne citato già qualcuno finora… Ma aggiungo anche quello che nell’8 per mille vede una specie di appropriazione indebita da parte della Chiesa cattolica: voglio allora ricordare che non è solo la Chiesa cattolica che beneficia delle destinazione dell’8 per mille. Certo, la Chiesa cattolica ha un ritorno maggiore: mica dobbiamo chiedere scusa per il fatto che tanta gente ha fiducia nella Chiesa cattolica! Il modo di distribuire l'8 per mille è un esempio di partecipazione democratica, tanto che con un po' di ritardo lo hanno capito anche realtà inizialmente contrarie, in maniera sdegnosa e sdegnata, al sistema dell'8 per mille, e che oggi ne beneficiano o cercano, legittimamente, di pubblicizzarlo e di pubblicizzarsi. Un altro pregiudizio vede o afferma che non si sa come venga impiegato e speso l’8 per mille: ogni anno la Conferenza episcopale italiana consegna al governo la distribuzione dell’8 per mille, come viene speso l'8 per mille; i bilanci della Conferenza episcopale italiana, riguardanti l’8 per mille, sono bilanci pubblici; inoltre ogni diocesi pubblica ogni anno il suo bilancio, lo pubblica sul Bollettino diocesano, lo pubblica sul sito della diocesi. Quindi questo è il secondo pregiudizio che, secondo me, va sfatato! Mi sembra di aver dato un quadro chiaro e con un invito a guardare con un occhio meno ideologico a quello che si fa.








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