2016-04-30 09:18:00

Gesuiti e Rotary: lavorare insieme per aiutare migliaia di rifugiati


Accoglienza, educazione scolastica e formazione lavorativa per aiutare i rifugiati a ricominciare. Se n’è discusso ieri pomeriggio all’Università Lumsa di Roma nel corso di una tavola rotonda del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (Jrs) e del Rotary International in occasione dell’inizio del Giubileo dei Rotariani. C’era per noi Elvira Ragosta:

Le stime dell’Onu parlano di oltre 60 milioni di persone in fuga da guerre o regimi persecutori. Ogni giorno in più di 40 mila scappano: rifugiati accolti per lo più nei Paesi vicini, in campi allestiti o nelle aree urbane. La necessità di aiutare queste persone non solo nell’accoglienza, ma anche nel dar loro la possibilità di ricostruirsi una vita è una priorità per il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati. Padre Thomas Smolich, direttore internazionale del Jrs:

“La situazione dei rifugiati adesso è una situazione globale: tutti abbiamo bisogno di lavorare insieme. E per noi l’educazione e la pianificazione del futuro dei rifugiati è la cosa più importante”.

La raccolta fondi con cui il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati intende realizzare nuovi progetti educativi si chiama “Mercy in Motion”. Ce la spiega Giulio D’Ercole, coordinatore della comunicazione per la campagna di raccolta:

“L’obiettivo, dal punto di vista del fund raising, è quello di riuscire a raccogliere 35 milioni di dollari entro la fine del 2016, in modo da poter implementare dei progetti che offrano dei servizi di educazione primaria, secondaria e terziaria e anche programmi di formazione professionale per i rifugiati, in modo tale da riuscire a servirne 100.000 in più entro il 2020 rispetto a quelli che già serviamo, che sono 120.000”.

“Bisogna guardare oltre l’asilo”, dice Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr per l’Europa meridionale, sottolineando l’importanza per i rifugiati di rientrare nei loro Paesi, e ricordando che in Europa i rifugiati sono solo 1 su 1000, in Libano 1 su 3, e che l’86% dei rifugiati siriani in Giordania vive sotto la soglia della povertà. Anche il Rotary si occupa delle esigenze dei rifugiati in tutto il mondo, fornendo cibo, alimenti e cure mediche. La tavola rotonda sull’argomento ospitata alla Lumsa ha segnato l’inizio del Giubileo dei rotariani di tutto il mondo. Giuseppe  Perrone, governatore del distretto Rotary 2080:

“L’importanza di questa iniziativa viene data dal tema che l’umanità deve affrontare. Da adesso e per i prossimi anni sappiamo che milioni di persone dovranno lasciare le loro case, le loro tradizioni, le loro abitudini per vari problemi: guerre, disperazione… E la società civile di cui Rotary è un rappresentante deve porsi il problema di essere disponibile all’accoglienza. L’accoglienza viene attraverso l’integrazione; l’integrazione passa attraverso la cultura e la conoscenza reciproca, che abbassa le difese e rende il ‘melting pot’ di cui poi Roma e l’Impero romano sono stati i fondatori, la casa migliore in cui  vivere”.

A portare la sua testimonianza un rifugiato siriano, Samaan, che negli anni Novanta ha studiato in Italia, in Siria era una guida turistica. E’ arrivato a Roma con un visto turistico insieme alla sua famiglia, moglie e due figli, e qui ha trovato ospitalità grazie all’aiuto del Centro Astalli:

“Non volevamo rischiare la nostra vita dentro un barcone di gomma e essere venduti dai commercianti di esseri umani. E allora siamo riusciti ad ottenere un visto e a venire in Italia. Siamo arrivati a Roma e tramite il Centro Astalli siamo riusciti a trovare una parrocchia che ci ha dato ospitalità; ho cominciato così ad inserirmi nella società italiana. Il popolo italiano è un popolo accogliente: ci ha trattato come esseri umani e non come ‘numeri’, come dice Papa Francesco. Noi non vediamo l’ora che finisca questa guerra assurda in Siria per poter tornare, perché lì abbiamo lasciato tutto. Essendo io un cristiano, cercherò di tonare appena possibile, perché non vogliamo svuotare il Medio Oriente dalla sua identità cristiana”.








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