2016-04-30 14:26:00

Il grazie dei militari al Papa: aiutare gli altri è messaggio di pace


I militari hanno invaso pacificamente San Pietro per ascoltare la voce di Papa Francesco in occasione dell'Anno Santo della Misericordia. Giovani e meno giovani, padri e madri di famiglia che svolgono il loro lavoro al servizio della pace. Hanno espresso la loro gratitudine al Pontefice per quanto sta facendo per la riconciliazione nel mondo. Ascoltiamo i commenti di alcuni militari raccolti in Piazza San Pietro da Daniele Gargagliano:

R. – Il messaggio del nostro Santo Padre rispecchia quello che dice Gesù nel Vangelo: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. Con questo principio, è chiaro, si creano ponti nella società e anche tra le forze armate, tutti quelli che si occupano di sicurezza …

D. – Giovanni Paolo II vi aveva definiti ministri della sicurezza e della libertà dei popoli. Cosa significa, oggi, portare avanti questo messaggio?

R. – Significa impegnarsi ancora, con coerenza e con serenità, facendo sempre il nostro servizio umile secondo le nostre caratteristiche sul campo.

R. – “Costruttori di ponti” significa che ogni militare deve sia interfacciarsi con le altre forze armate, sia rendersi utile per il proprio Paese. Questa esperienza oggi è stata veramente molto emozionante, proprio perché abbiamo avuto l’opportunità di confrontarci anche con le altre forze armate, di fronte al Papa con tutto quello che ha detto.

D. – Papa Francesco vi ha definito “costruttori di ponti” per portare pace e sicurezza, soprattutto in quegli scenari geopolitici – penso al Medio Oriente – più difficili …

R. – Sì, è un periodo molto difficile, soprattutto in questo momento storico, soprattutto per i Paesi europei che si interfacciano adesso anche con i Paesi orientali. Penso che il messaggio del Papa sia un messaggio funzionale anche ad avere un approccio diverso con questi Paesi in modo che si possano trovare nuovi metodi di risoluzione di determinati problemi.

D. – Ci parli del ruolo che portate avanti nelle missioni di pace come aviazione …

R. – Portiamo ricostruzione – quindi scuole, ospedali, strade … - e poi abbiamo dei ponti aerei per persone con malattie particolari e che quindi vengono curate in Italia; provvediamo all’immediato trasporto sia di personale sia di materiale …

D. – Il Papa ha parlato di “costruttori di pace”…

R. – Noi della Guardia Costiera lo interpretiamo nel porgere nel modo migliore possibile l’aiuto a chi ne ha bisogno in ambito mare. Mi viene in mente il discorso dei migranti, dove ovviamente siamo coinvolti in prima persona, e dove soccorrere le persone in difficoltà è un messaggio di pace.

D. – Quanto è difficile portare avanti le operazioni di soccorso in mare, per voi che siete la Guardia Costiera?

R. – E’ durissimo: turni estenuanti, continui impegni lavorativi, soste quasi nulle però con grandi soddisfazioni: riuscire a portare in salvo chi è più sfortunato di noi.

D. – Per l’Esercito italiano, qual è l’importanza di quanto ha detto il Papa che vi ha esortati ad essere “costruttori di pace”?

R. – Effettivamente, questo è un anno di riconciliazione per tutti. Bisogna cercare di impegnarsi, in tutto e per tutto. Si può fare. Ce la possiamo fare.








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