2016-05-02 12:52:00

Pedofilia. Meter: omertà è cattiveria infame


 In Italia proseguono le indagini sull’omicidio della piccola Fortuna, la bimba di sei anni precipitata nel 2014  da un palazzo nel Parco Verde di Caivano. Il presunto assassino, accusato di aver abusato della bambina è stato aggredito nelle ultime ore dai suoi compagni di cella nel carcere di Poggioreale. Intanto i familiari di Fortuna chiedono di far luce sulla morte di un altro bambino,  precipitato 3 anni fa dallo stesso edificio. Si sospetta l’esistenza di una rete di pedofili. Di ieri le forti parole del Papa: “Dobbiamo difendere i minori e dobbiamo punire severamente gli abusatori”, ha detto Francesco rivolto all’Associazione "Meter". Al microfono di Paolo Ondarza ,il portavoce Antonino D’Anna:

R. – Noi abbiamo una forte gratitudine nei confronti del Papa per l’attenzione che ci rivolge ogni anno, così come ha fatto il Papa emerito Benedetto XVI che ha il merito di essere stato il primo ad intraprendere una forte lotta contro la pedofilia. Ci ha dato un’energia, una carica pazzesca ad andare avanti.

D. – “Difendere i minori e punire severamente i colpevoli”. Sono parole molto forti quelle del Papa…

R. - Più chiaro di così! Un Papa che ha avuto il coraggio di dire che chi compie atti di pedofilia sta facendo una messa nera … È un uomo che ha le idee molto chiare. Nel passato, nella chiesa cattolica  - questo purtroppo lo dobbiamo ammettere - c’è stato chi non ha saputo gestire l’emergenza pedofilia perché non sapeva davvero cosa fare. C’è stata proprio una mancanza di preparazione. Ma davanti alle parole chiare di Benedetto XVI, fino all’uscita di ieri di Papa Francesco, mi sembra che la Chiesa abbia assunto una posizione più che chiara di tutela e di protezione dell’infanzia.

D. - Le parole del Papa arrivano in un momento in cui in Italia si sta guardando all’orrore della storia della piccola Fortuna Loffredo; una storia caratterizzata dal silenzio, dall’omertà di tanti adulti …

R. - Intanto facciamo una precisazione doverosa, perché noi siamo comunque davanti a indagati ma anche presunti innocenti fino a sentenza definitiva. Certamente la vicenda della piccola Fortuna dovrebbe interpellarci tutti quanti, perché il problema non è la camorra; il problema non è che dove non c’è la criminalità organizzata lo sfruttamento pedopornografico o pedofilico non avvenga. La pedofilia è un fenomeno paradossalmente democratico perché attraversa tutti gli strati sociali, tutti i tipi di reddito, persino tutti i tipi di religione. Molto spesso queste cose avvengono in buone case borghesi e in luoghi dove gente dall’accento ben educato apparentemente sembra completamente irreprensibile. La cosa più orrenda che li accomuna però è l’omertà, perché Fortuna è stata ammazzata due volte: la prima volta da chi l’ha uccisa e la seconda volta da chi ha taciuto ed ha istigato i bambini a tacere! Questo è un atto di cattiveria infame; tappare la bocca ai bambini: ma che razza di società abbiamo costruito? Non bisogna pensare al fatto che poiché questo è accaduto a Caivano, questo ci tenga lontano dai mostri. I mostri possono essere anche a 50 centimetri di distanza. Personalmente ricordo che al tempo in cui ho scritto con don Fortunato Di Noto il nostro primo libro che si chiamava “Corpi da gioco” nel 2007, c’era un collega che si trovava ad un metro di distanza da me. Era una persona spensierata, molto allegra. Quando gli ho regalato questo libro un bel giorno è venuto da me dicendomi: “ Sai, quando ero bambino un amico di mio padre, che era un professore universitario, ha cercato di violentarmi”..

D. - Quanto racconta evidenzia la difficoltà che si ha ad uscire, a rompere il silenzio da parte delle vittime. Ecco perché diventa ancora più importante che coloro che si trovano intorno alla vittima parlino, denuncino …

R. - Esatto. Noi abbiamo bisogno di adulti che abbiano gli occhi aperti, che parlino con i loro figli, che siano responsabili ad educarli ad un uso responsabile delle nuove tecnologie.

D. - C’è bisogno di adulti di fronte ad una tragedia che – ha detto il Papa – va contrastata “punendo severamente i colpevoli”. Dunque c’è bisogno anche di uno Stato …

R. - Certo, c’è bisogno di uno Stato, però dobbiamo dire una cosa. In Italia, per fortuna, c’è una buona legislazione che punisce i colpevoli e addirittura li persegue se vanno a fare turismo sessuale all’estero. Il problema però non sono né i giudici né gli inquirenti che, anzi, fanno benissimo il loro lavoro. Il problema siamo noi, la società: abbiamo  un dovere di accoglienza e di aiuto a guarire dalla ferite dell’abuso, anche se non si diventa mai ex vittime di abuso sessuale. Abbiamo un dovere di accoglienza. Invece in passato è successo che ad esempio in alcuni Paesi, dopo la giusta e sacrosanta condanna di questo o di quel pedofilo, la famiglia di chi aveva denunciato gli abusi sia stata ostracizzata.








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