“La disoccupazione giovanile continua a porre un pericolo alla sicurezza della nostra nazione e alla stabilità della vita della nostra famiglia. È una bomba a orologeria che presto esploderà tra noi” afferma mons. Abel Gabuza, vescovo di Kimberley e presidente della Commissione “Giustizia e Pace” della Southern African Catholic Bishops’ Conference (Sacbc), in una dichiarazione in occasione della festa del 1° maggio, ripresa dall'agenzia Fides.
Governo riveda la politica dei sussidi salariali per i giovani
Mons. Gabuza chiede al governo soluzioni “urgenti e concrete”, in particolare, rivedendo
la politica dei sussidi salariali per i giovani, che dovrebbero incentivare la loro
assunzione. “Le recenti statistiche sulla disoccupazione giovanile indicano che i
sussidi salariali per i giovani non sono stati capaci di sradicarla. Nonostante lo
schema dei sussidi, i giovani senza lavoro sono cresciuti da 3,14 milioni nel 2009
agli attuali 3,38 milioni” afferma il presidente della Commissione Giustizia e Pace. Il
programma di sussidi, avviato nel 2014 e che doveva concludersi entro dicembre 2016,
è stato prolungato di un altro anno. Secondo mons. Gabuza questo non è però sufficiente
a creare nuova occupazione, perché “entro la fine di dicembre di quest’anno, si suppone
che il programma crei 423.000 nuovi posti di lavoro. Anche se si riuscisse a raggiungere
l’obiettivo prefissato, questo sarebbe ancora molto al di sotto delle 3,2 milioni
di opportunità di lavoro giovanile di cui il Paese necessita”.
Nel mondo la dignità del lavoro è subordinata al potere del profitto
“Giustizia e Pace” ritiene inoltre che i sudafricani dovrebbero essere preoccupati
perché "la realtà della disoccupazione giovanile nel nostro Paese è un sintomo di
un problema più profondo di un capitalismo senza freni che ha creato una crisi economica
globale che i capitalisti stessi non sono in grado di risolvere”. Mons. Gabuza conclude
avvertendo che “in un mondo in cui la dignità del lavoro è subordinata al potere del
profitto, creiamo una società dello scarto nella quale si perde il profondo rispetto
della dignità del lavoro e dove la gioventù e gli anziani sono ridotti a costi di
produzione che possono essere facilmente eliminati quando è necessario”. (L.M.)
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