2016-05-04 13:05:00

Siria-Unicef: salviamo i bambini di Aleppo


Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon lancia l’allarme per la Siria, dove stanno avvenendo crimini contro l’umanità. Il leader del Palazzo di Vetro si riferisce all’ultimo nuovo bombardamento di un ospedale di Aleppo, da parte dei ribelli, che ha provocato la morte di 20 persone, tra cui diversi bambini. E proprio dei bambini siriani parla l’Unicef. L’organismo dell’Onu esorta la comunità internazionale ad agire con urgenza per salvare almeno 1 milione e 200 mila minori che vivono in condizioni drammatiche nella regione di Aleppo. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia:

R. – E’ inutile, naturalmente, continuare a dire la cosa più retorica, quella di sperare in un accordo di pace. Nell’immediato bisogna fornire delle risposte, e la risposta più urgente è quella di riuscire a creare dei corridoi umanitari nelle 18 città sotto assedio, che ci consentano, ad Aleppo, ma anche in tutta la Siria, di arrivare dove purtroppo queste popolazioni, e questi bambini soprattutto, sono intrappolati. Il nostro personale sta fornendo aiuti di ogni tipo: kit igienico-sanitari e pasticche per la potabilizzazione dell’acqua, che purtroppo manca a giorni alterni. I bambini, quelli che purtroppo non sono riusciti a fuggire, naturalmente vivono in condizioni, anche psicologiche, difficili. In alcune situazioni abbiamo evidenze anche di mancanza totale di cibo. Quello che noi chiediamo, quindi, è un immediato intervento, almeno umanitario, nelle zone di maggior crisi, a partire da Aleppo.

D. – Per creare dei corridoi umanitari bisogna però portare del personale sul terreno: una delle questioni, questa, su cui la comunità internazionale non si trova proprio d’accordo…

R. – E’ chiaro che lo sforzo deve essere invece proprio questo: lasciare almeno che la Croce Rossa, le organizzazioni umanitarie delle Nazioni Unite, la Mezza Luna e tutte le altre riescano ad entrare.

D. – L’Onu si è pronunciato a favore della protezione degli ospedali, del personale medico e dei pazienti, quindi indirettamente anche dei minori. Come fare, però, per realizzare questo progetto?

R. – Bisogna, purtroppo, cercare di richiamare la comunità internazionale alle proprie responsabilità. Nell’’89 è stata firmata una Carta, che è la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che, proprio sulla protezione, sul superiore interesse del bambino, in particolar modo nelle situazioni di guerra, vincolava tutti gli Stati. E’ stata firmata da tutti. Noi ci domandiamo come mai proprio questa Carta oggi venga quotidianamente violata da tutti. Serve, quindi, un atto di volontà, non c’è dubbio. Non vedo altre soluzioni. Purtroppo le parti in causa sono molte. E’ diventato un coacervo di posizioni diverse: c’è al-Qaeda, al-Nusra, ci sono le grandi potenze internazionali che sono lì per procura, ci sono gruppi di Daesh. E’ chiaro, insomma, che la situazione è molto complessa. Rispetto a tutto questo, però, non si può perdere di vista la condizione dei bambini.








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