2016-05-05 12:31:00

Crisi in Brasile. Il Papa è preoccupato e prega per il Paese


"Una vittima innocente". Si definisce così, in un'intervista alla Bbc, la presidente del Brasile, Dilma Rousseff, accusata di frode, falso e abuso di ufficio con l'obiettivo di nascondere il deficit di bilancio e per questo oggetto di un procedimento di impeachment. Il Senato si pronuncerà l'11 maggio: in caso affermativo, la presidente sarà sospesa per 180 giorni. Secondo la Roussef "il processo di impeachment in atto è illegittimo e illegale" perché "è basato su una menzogna”. La Chiesa in Brasile segue da vicino la vicenda. L’arcivescovo di Rio de Janeiro, il cardinale Orani João Tempesta, ne ha parlato ieri con il Papa al termine dell’udienza generale. Ascoltiamolo al microfono di Silvonei Protz:

R. – Io ho parlato con il Santo Padre e gli ho chiesto di pregare per il nostro Paese, il Brasile, in questo momento delicato della sua vita. E il Santo Padre ha detto che è preoccupato e che prega per il nostro Paese.

D. – Il Papa segue, dunque, la situazione in Brasile…

R. – Sì, ha detto che la segue e sa quello che succede.

D. – Qual è la situazione in Brasile e cosa sta facendo la Chiesa?

R. – È la seconda volta che in Brasile si verifica l’impeachment. La prima volta è stato con il presidente Collor de Mello, ma era un’altra epoca. Collor fu denunciato prima che la procedura di impeachment fosse portata a termine. Adesso siamo in un altro momento. La procedura di impeachment è cominciata nella Camera dei deputati, ora è passata al Senato federale e sembra che vada avanti. La Chiesa ripone fiducia nei poteri della Repubblica e confida nel fatto che le autorità svolgeranno il proprio lavoro in maniera responsabile; inoltre prega per il popolo, esortandolo a stare insieme, unito, in questo momento. Sappiamo che all’interno della Chiesa ci sono sia persone che sono sia a favore sia contro la presidente, così come persone a favore e contro l'ex presidente Lula. Ma la Chiesa deve rimanere unita e pregare perché possa arrivare un buon momento per il Brasile, perché ora ci troviamo in una situazione davvero brutta e difficile… E anche la denuncia di questi giorni contro Lula rappresenta per tutti noi un momento che ci spinge alla preghiera: vogliamo dire a Dio che desideriamo un Paese migliore, più tranquillo, dove ci siano possibilità di progresso. Credo che sia un momento difficile, ma che sia necessario mantenere la speranza.

D. – Lei è l’arcivescovo della città che sarà sede dei Giochi Olimpici: in questo momento la situazione politica, economica e sociale può anche intaccare in qualche modo questi Giochi?

R. – Sì, quello che succede nel Paese succede a Rio de Janeiro e anche nello Stato di Rio de Janeiro, che è uno Stato impoverito, con problemi che riguardano sia il petrolio ma che sono anche di natura finanziaria e hanno causato tanti imbrogli. Ma la preparazione delle Olimpiadi sta andando avanti. E credo che questo sia un momento importante per il Brasile e per la città di Rio de Janeiro che si sta preparando a ricevere tante persone. Speriamo che questo possa essere un bel momento, anche di unità: perché le Olimpiadi mostrano anche l’unità dei popoli, delle persone. Paesi che a volte sono avversari in politica, nei giochi invece si ritrovano insieme. Le Olimpiadi in questo momento possono quindi aiutare il Brasile. Secondo la tradizione dell’antica Grecia, durante le Olimpiadi non si poteva dichiarare guerra. E speriamo che in questo momento né a Rio né in Brasile avvengano "guerre", ma soltanto la pace.

D. – L’arcidiocesi di Rio è coinvolta anche per l'assistenza spirituale sia dei turisti ma anche degli atleti...

R. – Sì, abbiamo la responsabilità della cappella del villaggio olimpico: siamo responsabili di coordinare tutte le religioni nel villaggio olimpico. E seguiremo quanti vengono in Brasile per questa occasione e parlano in altre lingue.








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